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Bielorussia: dubbi, controversie e solidarietà dopo l'esplosione

Categorie: Europa centrale & orientale, Bielorussia, Citizen Media, Disastri, Legge, Politica, RuNet Echo

L'esplosione di lunedì avvenuta in una stazione della metropolitana nella capitale della Bielorussia, Minsk [1] [it] è senza dubbio il più grande atto di violenza nel Paese dalla fine della seconda guerra mondiale, una tragedia che ha causato decine morti e un centinaio di feriti. Comprensibilmente, la gente di questo Paese solitamente tranquillo, ha reagito con ripugnanza e dolore, forse presagendo la distruzione del tessuto sociale. Ma nelle reazioni della blogosfera la prime domanda che ci si pone è di chi sia la colpa.

Anche se le voci dell'opposizione si alternano nell'addossare la colpa a Lukashenko e al suo regime, l'impressione complessiva è che questo sia proprio il risultato di un sistema repressivo, prodotto attraverso i meccanismi di una defunta interazione sociale. L'utente di LiveJournal svobodoff, per esempio, pensa che [2] [ru, come tutti gli altri link, eccetto ove segnalato] “l'esplosione ha ricoperto di sangue il regime”:

Такого кошмара люди в относительно спокойной когда-то Белоруссии от режима Лукашенко ещё не ожидали. Последние несколько лет существования диктатуры преподносили много неприятных “сюрпризов” для миролюбивых белорусов, но никто не думал, что это может зайти так далеко.

Un tale incubo, il popolo della Bielorussia, Paese relativamente pacifico, non se lo aspettava da parte del regime di Lukashenko. Negli ultimi anni la dittatura spesso ha riservato spiacevoli “sorprese” ai bielorussi amanti della pace, ma nessuno pensava che si sarebbe spinta fin qui.
Una donna accende una candela in memoria delle vittime della bomba in Bielorussia. Immagine di Ivan Uralsky, copyright Demotix (12/04/2011). [3]

Una donna accende una candela in memoria delle vittime della bomba in Bielorussia. Immagine di Ivan Uralsky, copyright Demotix (12/04/2011).

I blogger fedeli al regime hanno reagito con veemenza contro ogni tentativo di attribuire la colpa al governo di Lukashenko, per esempio l'utente di Live Journal, lyavon [4] ha affermato:

Не успел рассеяться дым от взрыва, как в интернете словно по команде появились сотни постов с обвинениями в адрес властей… авторам уже все ясно – виноват опять президент. Злобная Петра на минскбае, засучив рукава, банит всех, кто пытается высказать мнение, отличающееся от утвержденного из Вашингтона. Просто п[—]ц, у этих свиней нет никакой совести… Люди! Одумайтесь!!! Нельзя так бесстыдно использовать чужие страдания!!!

зы: судя по всему, это попытка разыграть египетский сценарий… сейчас будут призывать идти на плошчу и тд и тп…

Il fumo delle esplosioni non si era ancora dissolto che già comparivano, come a comando, centinaia di post contenenti accuse contro il governo… Per gli autori, tutto era già chiaro – ancora una volta la colpa era del Presidente. Come un crudele Peter su Minskby [web community di Minsk], con le maniche rimboccate, che censura tutti coloro che cercano di esprimere un parere che non sia quello previsto da Washington. E’ chiaro che questi maiali non hanno coscienza… Gente! Riprendetevi! Non si dovrebbe così spudoratamente sfruttare la miseria altrui!!!

p.s: quasi sicuramente si tratta del tentativo di ricreare uno scenario egiziano… Ora ci esorteranno a scendere in piazza e così via…

Ma ci sono anche reazioni contrarie a questa polarizzazione delle interpretazioni. Così scrive [5] l'utente di LiveJournal khatskevich:

Вчера произошло два ужасных события. Теракт и реакция на него. Страшно подумать – буквально не успели кровь смыть, как в блогах и твиттере прогрессивная общественность уже стала делать выводы и бросать обвинения. Оппозиция винила власть и белорусские спецслужбы, лоялисты винили оппозицию и зарубежные спецслужбы. Смешалось в кучу всё – доллары, сахар, Ливия – всё, что могло послужить хоть каким-то обоснованием пропаганды. […] Лично мне кажется, что все эти домыслы и взаимные обвинения похожи на то, как если бы блогеры сбегали на Октябрьскую, перемазались в крови жертв, и стали бы кричать всякие лозунги, типа «это кровь жертв режима!»или «эту кровь пролили отморозки из пятой колонны» […]. Люди, вам не стыдно? Да, мы по разные стороны политических баррикад. Но разве это повод уподобляться всякой нелюди и устраивать пиар своих идей на крови жертв теракта? Мы что, не в состоянии отбросить идеологические противоречия в эти страшные дни и просто побыть людьми?

Ieri, sono accadute due cose terribili. L'attentato e la reazione che ha suscitato. E’ terribile se ci si pensa: non si è fatto in tempo a lavar via il sangue che già il pubblico progressista iniziava a trarre conclusioni e a formulare accuse. L'opposizione ha accusato il governo bielorusso e i servizi speciali, mentre i fedeli al regime hanno accusato l'opposizione e i servizi speciali stranieri. Ci si è messo dentro un pò di tutto – dollari, zucchero, la Libia – tutto l'occorrente per farci sopra della propaganda. […] Personalmente, credo che tutte queste speculazioni e accuse reciproche, siano l'equivalente del vedere i blogger correre giù per Oktyabrskaya, imbrattati dal sangue delle vittime, e mettersi a urlare slogan del tipo “questo è il sangue delle vittime del regime!” o “questo sangue è stato versato dai delinquenti della quinta colonna”[…] Gente, ma non vi vergognate di voi stessi? Sì, probabilmente ci troviamo su due lati opposti della barricata politica. Ma è davvero un buon motivo per etichettare tutti come disumani e fare pubbliche relazioni per le proprie idee sfruttando il sangue di un atto terroristico? In queste giornate terribili non siamo in grado di mettere da parte le contraddizioni ideologiche ed essere semplicemente un popolo?

Alla fine, saranno probabilmente queste impressioni a risultare più vicine alla verità. La gente forse è solo stufa del classico dualismo “Che fare? – Di chi è la colpa” quando le cose vanno male. Cosa questo significhi per la Bielorussia, solo il futuro potrà dirlo, ma forse è già un segno di stanchezza per certe divisioni polarizzazioni fra repressione e resistenza nel Paese.