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Malesia: campi correttivi per “aiutare” ragazzi con tendenze omosessuali

Categorie: Asia orientale, Malesia, Citizen Media, Diritti gay (LGBT), Diritti umani, Donne & Genere, Giovani, Istruzione

A causa delle loro tendenze omosessuali, 66 alunni dello Stato di Terengganu in Malesia sono stati recentemente mandati in un campo di correzione (boot camp [1]) [en, come tutti gli altri link tranne ove diversamente segnalato] al fine di “aiutarli a comportarsi in modo adeguato”.

Il New Straits Times [2] scrive:

Il campeggio di quattro giorni a Besut, il primo a svolgersi qui, è cominciato ieri. Lo scopo è quello di aiutare ad affrontare il problema che affligge gli studenti della scuola secondaria.

“Gli studenti sono stati segnalati dalle loro scuole, alle quali è stato chiesto l’anno scorso di identificare ragazzi che manifestassero comportamenti femminili”, ha dichiarato il direttore del dipartimento Razali Daud.

Ha inoltre affermato che i tentativi di riabilitazione sono stati indotti dal numero sempre maggiore di alunni effeminati presenti nello Stato.

“La gravità dei sintomi varia, ma i 66 alunni avevano un comportamento che normalmente non appartiene ai ragazzini della loro età”.

In un altro articolo pubblicato da The Star [3], Sharizat Abdul Jalil, Ministro dello sviluppo delle Donne, Famiglia e Comunità, sostiene che il campeggio correttivo debba essere abolito:

“É una chiara violazione dei diritti del bambino (Child Act)” afferma, aggiungendo che secondo la legge, ogni bambino ha diritto alla protezione e assistenza in tutte le circostanze, senza tenere conto di fattori come razza, lingua e handicap fisico, mentale o emotivo.

La blogosfera in Malesia è divisa sull’argomento. Whimsical Lair [4] riporta:

Credo davvero che dovrebbe esserci una chiara divisione tra moralità, legalità, politica e religione. Anche se i governi si incaricano di mantenere l’ordine (da qui la difficoltà nella distinzione tra legge e politica), davvero hanno il diritto di dettare norme sociali e morali? La libertà d’espressione (sia essa verbale o dei fatti) sebbene non sempre sia sinonimo di pace, è il male necessario; ma davvero il governo pensa di avere il diritto di intromettersi su come scelgo di camminare, mangiare, pensare, piacere ecc?

In Malesia esiste ancora l’omofobia. Ugly Malaysiana [5] spiega:

Beh, in realtà non mi interessa se qualcuno diventa gay o no, non è un problema, davvero, più ragazze per me credo, nonostante ciò mi preoccupo: proviamo a immaginare se tutti gli esseri umani diventassero gay. Cosa accadrebbe al mondo? Come ci riprodurremmo? Bambini in provetta? Uuuuuh…sì sono omofobico, loro non credono in Dio, ecco cosa, i gay sono disgustosi, punto.

Su Twitter, @motivationMY [6] ha chiesto ai suoi follower cosa ne pensano del campeggio, ecco alcune risposte:

@niennessa: invece di essere accettati sarebbero ancora più emarginati. Credetemi non è un bene per nessuno, è un’idea così stupida.

@weejunt [7]: isolarli in questo modo li rende ancora più confusi e ribelli verso le autorità.

@fabiannarcis [8]: hanno bisogno di amici e di persone che li capiscano, non di aiuto, amico.

@sherylhosulynn [7]: credo sia ridicolo e una forma di oppressione dell’espressione individuale!

Dopo numerose critiche da parte di molti mezzi di comunicazione Razali Daud, direttore del programma del campeggio, ha dichiarato [9]:

[…] il programma era inteso a far crescere l’autostima degli studenti che non partecipano ad attività sportive extra-curriculari, ma è stato erroneamente inteso come un campeggio correttivo per ragazzini effeminati”.