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Stati Uniti: un blog e progetto culturale per ripensare l'universo ispanico

Categorie: Nord America, U.S.A., Arte & Cultura, Citizen Media, Letteratura, Migrazioni

Dice bene Claudio Iván Remeseira [1] [en, come tutti i link tranne ove diversamente segnalato] quando afferma che New York, in cui è palpabile il dinamismo artistico e culturale ispanico, è “la più latinoamericana fra tutte le città delle Americhe” [2] [es]. Global Voices ha discusso con questo noto giornalista e critico culturale del blog Hispanic New York Project [3] e di altre iniziative a latere — un prisma che riflette l'attuale panorama, fonte di arricchimento per New York e per l'intero Paese.

Claudio Remeseira, direttore di Hispanic New York Project. Foto di Marcia V. Zorrilla [4]

Claudio Remeseira, direttore del blog Hispanic New York Project. Foto di Marcia V. Zorrilla

Global Voices (GV): Appena un decennio dopo la comparsa dei blog, possiamo vedere come essi godano di una sempre maggiore approvazione. Stando alla tua esperienza di scrittore e giornalista, come ne spieghi l'ascesa?

Claudio Iván Remeseira (CR): I blog rappresentano una forma di comunicazione diretta al passo con i nostri tempi. Cent'anni fa gli scrittori, i giornalisti e i politici pubblicavano una sorta di giornali o volantini, a volte di una o due pagine, mediante i quali esercitavano un'influenza sull'opinione pubblica. Si trattava di un espediente molto comune; i blog equivalgono a questo tipo di mezzo, e si basano sul tipico bisogno di volersi esprimere.

[5]

Copertina della antologia Hispanic New York: A Sourcebook

GV: Curiosando nel blog, si percepisce il fermento artistico e culturale generato dai latinoamericani, uomini e donne, nella città di New York. Quali le linee guida per  perseguire una tale diversità?

CR: Il criterio editoriale è la chiave di ogni pubblicazione. Abbiamo fatto qualcosa di abbastanza originale, tentando di ripensare la visione dominante degli ispanici a New York, e di incorporare le voci di Spagna, Messico e Portogallo all'universo ispanico.

Io utilizzo la definizione di “ispanico” impiegata dall'accademico dominicano Pedro Henríquez Ureña [6][es] il quale, invitato ad occupare la cattedra Charles Eliot Norton dell'Università di Harvard, [7] vi tenne le conferenze “Correnti letterarie nell'America ispanica” dal 1940 al 1941. Secondo Henríquez Ureña, il termine “ispanico” si riferisce a tutto ciò che è scaturito dalla cultura dei popoli che abitarono la penisola iberica (l'Hispania dei Romani) per poi mescolarsi, in seguito alla conquista e alla colonizzazione, con i popoli indigeni (erroneamente detti “originari” pur essendo alla fine anch'essi immigrati, provenienti perlopiù dall'Asia e in misura minore dall'Oceania) di quella che oggi chiamiamo America Latina.

Il difficile è non pubblicare ulteriori informazioni pertinenti. Non pretendo di competere con grandi compagnie del calibro di Univision o Fox News, ma tento di includere quotidianamente 6 o 7 notizie di rilievo, i cui temi gravitano intorno alla comunità latina negli Stati Uniti, e alla politica internazionale esaminata da opinionisti ispanici radicati a New York o negli Stati Uniti. Viene anche pubblicata una lista di eventi d'arte, cinema, letteratura e teatro, per esempio il Teatro Stage Festival [8], co-sponsorizzato dall'Hispanic New York Project.

GV: Puoi dirci qualcosa sulla relazione tra il mondo accademico, nello specifico la Columbia University, e il blog Hispanic New York Project [3]?

CR: Questo blog è un'iniziativa personale. Sono l'editore ed unico responsabile dei contenuti. L'Hispanic New York Project, d'altra parte, è un'iniziativa accademico-culturale sostenuta dal Centro di Studi Americani [9] [es] della Columbia University, e si compone di tre elementi fondamentali: la formazione (tramite un seminario annuale per laureati sulla storia latina della città) e la ricerca; la programmazione di attività dirette alla comunità, e riguardanti la letteratura e il cinema; infine, la produzione di libri ed altre pubblicazioni. Il primo risultato di questo sforzo editoriale si intitola “Hispanic New York: A Sourcebook” (Columbia University Press, 2011), di cui sono editore. Forniamo anche consulenza gratuita a scrittori, giornalisti e ricercatori accademici.

GV: Quale è stato – se c'è stato – l'impatto del progetto virtuale nella realizzazione di questa antologia?

CR: Non esiste una relazione diretta tra il blog e l'antologia, si tratta di due progetti indipendenti. L'antologia è nata dalla necessità di avere un libro di testo per le lezioni da me tenute nel Centro di Studi Americani dal 2006. Data la scarsa quantità di libri che trattassero il tema del corso (ad eccezione di testi quali “Latinos en Nueva York: Communities in Transition”, edito da Gabriel Haslip-Viera e Sherrie L. Baver, e “Mambo Montage: the Latinization of New York”, di Agustín Laó-Montes e Arlene M. Dávila), abbiamo deciso di elaborare questo “reader” che include informazioni aggiornate sul tema. Ci auguriamo che la nostra pubblicazione vada ad integrare tali testi.

Il video che segue riguarda la presentazione pubblica dell'antologia “Hispanic New York: A Sourcebook”: