Sabato scorso, 28 maggio, ha avuto luogo una nuova protesta di massa contro il progetto idroelettrico HidroAysén. (Qui in dettaglio le prime reazioni dopo la delibera del progetto [it] e le testimonianze sulle prime proteste [es, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato). È stato il terzo evento convocato da Acción Ecológica e la quarta manifestazione di massa svoltasi a Santiago da quando, lo scorso 9 maggio, il progetto è stato approvato. A differenza delle manifestazioni precedenti, questa si è chiusa senza grossi incidenti. La testata online El Dinamo ha addirittura parlato dell’atmosfera festaiola e familiare. Tuttavia è rimasto il dubbio: quanta gente c'era a manifestare? Le cifre variano talmente a seconda della fonte che il tema è stato oggetto di discussione sui social network.
Su Twitter, Ivan Rebolledo (@OscuroSer), tecnico di reti informatiche, commenta:
Marcha contra HidroAysén: Organizadores aseguran que fueron 100 mil personas http://bit.ly/iAZ1gW [FOTOS] #Hidroaysén #NoaHidroaysén #ERNC !
D'altra parte, Roberto (@fuznet) segnala le differenze nelle stime dei conteggi:
Las cifras según… Terra: 5 mil participantes, La Tercera :20 Mil, Cooperativa: 80 mil, Emol: 0 detenidos. Juzgue ud. #Noahidroaysen.
Quanto ai mass media, anche la pagina web di Radio Bio-Bio ha registrato questa variabilità, con stime fra le 18.000 e le 90.000 presenze.
A parte lo scarto fra le cifre ufficiali e quelle riferite dai partecipanti e dagli organizzatori, è interessante analizzare cosa spinga tanta gente a scendere in piazza per così tanti giorni, e il perché di tanto subbuglio intorno alla vicenda dell'HidroAysén (dopo quella di Barrancones, en Punta de Choros, nel 2010) in tutti gli ambiti, compresi i social network. Al riguardo, circolano online punti di vista contrastanti.
Il professor Marcelo Mena spiega alcune delle ragioni in un articolo dal titolo, “La natura al servizio dell'uomo”, pubblicato dal quotidiano online El Dinamo:
El rechazo a Hidroaysén es solo la manifestación de la desconfianza que tenemos frente a grandes proyectos pintados de verde. Subestimamos a la gente al pensar que rechazan el proyecto porque Patagonia Sin Represas mostraba las Torres del Paine con cables. […] Viene porque la mayoría de la población ha sentido problemas de contaminación en su vida (de acuerdo a una encuesta que hicimos el 2010 junto con Opina). Viene de que encuentran irracional destruir algo único como la Patagonia para satisfacer demandas energéticas teóricas (proyectadas linealmente) que ni siquiera aseguran una baja de tarifa. De hecho, de acuerdo a encuestra Opina, 70% de los chilenos está dispuesto a más por energías limpias.
Sul fronte opposto, Victor Hugo Barrientos, nell'editoriale “Ambiente e sviluppo sostenibile, ciò che è in sospeso” su El Quinto Poder, argomenta:
Hemos visto en los últimos meses una tremenda rebelión social y mediática por el poderoso rechazo que provocan la ejecución de proyectos energéticos en nuestro territorio. Primero fue “Punta de Choros” y la historia de la planta termo-eléctrica y ahora Hidroaysén, las que han excitado el fervor popular, llevándolo a máximos históricos, que incluso han comprometido la seguridad nacional. […] Esa misma muchedumbre inquieta no tiene una conducta “ambientalmente coherente”, no propone soluciones reales, ni tampoco define responsabilidades al fenómeno en discusión. La historia de “Dr Jekyll y Mr Hyde” (novela de Robert Stevenson, 1886) aplicaría para definirnos; por el día consumimos energía por toneladas y por la noche protestamos para impedir proyectos energéticos.
Ma non ci sono solo critiche, visto che online non manca chi propone soluzioni concrete. Un esempio è quello che Ricardo Torres, esperto di emissioni di Co2, propone nell'editoriale “Energie rinnovabili non convenzionali, un'alternativa reale”:
[…] Estas oportunidades se podrían materializar al incluir estos desarrollos de generación eléctrica bajo el Mecanismo de Desarrollo Limpio (MDL), dependiente de la ONU, el cual permite crear proyectos de reducción de emisiones de Gases de Efecto Invernadero en países en vías de desarrollo. Al certificar estas reducciones se obtienen bonos de carbono que pueden ser vendidos a empresas de países industrializados. Los recursos generados por la venta de los bonos permiten financiar una parte importante de los proyectos.
I manifestanti, d'altro canto, parlano della differenza di opinioni e delle ragioni alla base delle manifestazioni che sono state riprodotte negli slogan e sugli striscioni, e che vanno dalle critiche al sistema capitalista all'appoggio alle ERNC (Energie Rinnovabili Non Convenzionali).
Ecco alcune impressioni della scrittrice e blogger Andrea Elgueta tratte da un pezzo pubblicato su El Quinto Poder, dal titolo “Cos'è che porta la gente a mobilitarsi contro Hidroaysén?:

Manifestazione contro il progetto Hidroaysén. Foto di Luis Fernando Arellano, ripresa da Flickr (CC BY-NC-SA 2.0)
Salí de casa con una cámara de fotos y me dispuse a intentar develar si este movimiento tiene ideas y tiene una visión propia. De más está decir que desde el inicio de nuestra imperfecta y discutible democracia que no teníamos 40.000 o 100.000 personas en las calles manifestándose. ¿Se manifestarán por moda? ¿Será realmente entretenido asistir sólo para “pelearse con los pacos”? ¿O es una masa inconsciente que se vuelcan a las calles porque sí? […] Al llegar al lugar de reunión de los manifestantes, me sorprendió la cantidad de gente: niños, abuelos, jóvenes, adultos, mujeres y manifestaciones artísticas variopintas. […] Claro, pensé, no se trata de “bandos”, como se empecina en creer el gobierno, sino que se acercan más a una manifestación genuina de ciudadanos con opinión que esta vez buscan ser escuchados sin mediadores.
“Le Ragioni di HidroAysén”, un cortometraggio realizzato da Amparo Baeza, Antonio Fernández e Claudio Rivera, e ampiamente diffuso su internet, racconta in 15 minuti e con uno sguardo “da dentro” la diversità degli attori sociali, della reazione della polizia, dei diversi appelli a manifestare e delle principali ragioni che hanno spinto la gente a scendere in piazza.
Forse, come sottolinea Patricio Herman, presidente della fondazione Defendamos La Ciudad in un’intervista al quotidiano online El Mostrador, uno dei principali risultati delle proteste è stato il fatto che “Tutti i cileni ora parlano di energie rinnovabili e non convenzionali e di molte altre questioni di cui ben poco si sapeva, prima che [la Commissione per la valutazione dell'impatto ambientale] approvasse il progetto delle cinque dighe di HidroAysén in Patagonia”.