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Kuwait: studente egiziano espulso per aver posto una domanda sulla rivoluzione

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Kuwait, Citizen Media, Diritti umani, Giovani, Istruzione, Libertà d'espressione

“Perché non fate una rivoluzione?”: questa la semplice domanda all'origine del provvedimento di espulsione da ogni scuola del Kuwait di Bassim Mohammed Fathi, studente egiziano di 10 anni. La notizia risale allo scorso venerdì, quando – ed è questa la parte sconcertante della vicenda – l'insegnante ha segnalato Bassim al ministero dell'Istruzione, che ha deciso di espellerlo. Dopo un reclamo presentato dal padre, tuttavia, il ministero ha fatto un passo indietro e ha riammesso il bambino a scuola, soltanto 24 ore dopo che la notizia era balzata alle cronache tra lo shock dei lettori kuwaitiani.

Gli utenti Twitter del Kuwait hanno mostrato la propria contrarietà al provvedimento rivolgendosi direttamente al ministro dell'Istruzione Ahmad Al-Mulaifi affinché intervenisse per far tornare Bassim a scuola. Così hanno fatti diversi membri del parlamento, mentre il Ministro ha replicato che il bambino aveva offeso il Paese. Fawaz Al-Farhan (@FawazFarhan [1]) [ar, come tutti i link del post] è stato uno dei primi a condannare la decisione del ministero:

على الوزير المليفي أن يرد اعتبار الطفل المصري عن طريق استقباله وإجابته بنفسه عن تساؤل الطفل ، يجب أن ننتزع من قلوب أطفالنا الخوف من السؤال

@FawazFarhan [2]: Il ministro Al-Mulaifi deve ridare onore al bambino accogliendolo e rispondendo di persona a ciò che ha chiesto. Dobbiamo scacciare dal cuore dei nostri bambini la paura di fare domande.

L'utente Twitter Zeus (@Zeus_K [3]) sostiene che il caso di questo studente egiziano dovrebbe essere preso sul serio e portato all'attenzione del pubblico:

اذا لم يرجع الطفل المصري المفصول الى مقاعد الدراسة ومحاسبة كل من ساهم باعتماد فصله ، وجب علينا الاعتصام أمام مبنى وزارة التربية

@Zeus_K [4]: Se lo studente egiziano che è stato espulso non torna al suo banco di scuola, e se tutti i responsabili del provvedimento non saranno chiamati a rendere conto, dovremo manifestare davanti al ministero.

@Om9edda [5], una nota blogger e utente Twitter kuwaitiana che scrive sotto lo pseudonimo nEo, mette in guardia il Ministro contro la sua dichiarazione:

الى الوزير المليفي: تصريحك اليوم بالجرايد حول الطفل المصري المفصول قد يكلفك سياسيا الكثير لانه دليل على عدم علمك بما يجري في وزارتك

@Om9edda [6]: Al ministro Al-Mulaifi: la dichiarazione sul bambino egiziano che hai rilasciato oggi alla stampa ti costerà molto a livello politico, poichè dimostra che non sei al corrente di cosa succede nel tuo Ministero.

Anche Mohammed Alqattan (@MJQ_KWT [7]) è critico nei confronti del provvedimento:

قصة الطفل المصري المفصول يجب أن تنحل بطرق تربوية راقية وفاعلة تتمثل في تقييم الفكر ومعالجته. فلا يجب التعسّف مع قاصر ألقى كلمات بريئة.

@MJQ_KWT [8]: La vicenda dello studente egiziano espulso da scuola deve essere affrontata con provvedimenti educativi avanzati ed effettivi, fatti di valutazione e soluzione del problema. Non si dovrebbe reagire così prepotentemente alle parole innocenti di un bambino.

L'avvocato kuwaitiano Nasser Najaf (@NasserNajaf [9]) spiega come questa vicenda dia un'idea del livello dell'educazione in Kuwait al giorno d'oggi, ricordando l'episodio della docente universitaria che aveva denunciato i suoi studenti dopo che questi l'avevano criticata su Internet:

دور المُعلم بدأ يأخذ منعطف خطير، فبالأمس دكتورة تحيل طالباتها للتحقيق، واليوم يتم فصل طالب في مرحلة الابتدائية لتوجيهه سؤال إلى معلمته.

@NasserNajaf [10]: Il ruolo dell'insegnante sta prendendo una brutta piega: ieri, una professoressa ha fatto aprire un'indagine sui suoi studenti; oggi, un bambino delle elementari è stato espulso per aver rivolto alla maestra una domanda.

L'attivista kuwaitiana per i diritti delle donne Nabila Alanjari (@Nalanjari [11]), infine, commenta il modo ridicolo in cui il ministro ha reagito all'accaduto:

قضية الطفل المصري هل تستحق كل ذلك اشخلينا للأنظمة العربية المتسلطة

@Nalanjari [12]: La questione del bambino egiziano merita veramente tutto questo? Cosa lasciamo ai regimi autoritari arabi allora?