Ecco una sintesi d'aggiornamento sulla situazione della centrale idroelettrica di Belo Monte e le relative dighe. Il progetto prevede che nel cuore dell'Amazzonia, precisamente nello Stato brasiliano del Pará, venga costruita la terza centrale al mondo per capacità energetica. Il 1° giugno scorso l'attuale presidente dell’Ibama (Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis), l'avvocato Curt Trennepohl, ha fatto ciò a cui il suo predecessore si era opposto finora, autorizzando la costruzione della centrale di Belo Monte [pt, come per tutti gli altri link eccetto ove diversamete indicato].
In modo più deciso dal 2008, quando il precedente Ministro per lo sviluppo Marina Silva ha dato le dimissioni, gli istituti federali che si occupano di sviluppo, si erano opposti alla decisione di permettere integralmente la costruzione della diga. Al progetto si sono opposte anche popolazioni indigene e organizzazioni ambientaliste sparse nel Paese. Questi movimenti però non hanno avuto la forza sufficente per convincere il governo brasiliano a cambiare opinione. I lavori per la costruzione di Belo Monte dovrebbe concludersi nel 2015, raggiungendo una capacità energetica di 11,000 MW che soddisferà le esigenze energetiche di 26 milioni di cittadini.
Il Pubblico ministero federale del Pará si è dichiarato contrario al progetto. In seguito alle dimissioni del precedente presidente dell’ Ibama, si è ufficialmente diretto al suo successore chiedendogli di non concedere il permesso per la costruzione della diga.
Neppure il richiamo fatto a inizio aprile dalla Interamerican Commission of Human Rights (IACHR) della Organization of American States (OAS) è stata in grado di ottenere alcun risultato. Il richiamo costitutiva il tentativo della OAS di offrire una misura precauzionale alle comunità locali in seguito alle denuncie dei gruppi indigeni e delle associazioni ambientaliste. Il governo ha risposto con un comunicato stampa che definiva le richieste della IACHR “precipitose e ingiustificate”. Il senato brasiliano non ha tenuto conto della decisione dell'organizzazione e ha approvato l'11 di giugno un voto di censura contro l’ OAS.
Il giornalista e blogger Leonardo Sakamoto ha definito la risposta del governo, rilasciata a fine maggio, “infantile”. Di seguito la sua ironica analisi:
Mesmo que ele não quisesse mudar uma pedrinha no planejamento da hidrelétrica, poderia ter respondido de forma amena, enrolando a história, passando a imagem de democrata preocupado com as minorias e de respeitoso às demandas de organismos internacionais, enquanto faria o seu trabalho de rolo-compressor nos bastidores.
Fermiamo Belo Monte: messaggi in rete e manifestazioni per le strade
All'inizio di giugno su Facebook si è diffuso uno strano movimento. Molti utenti hanno modificato la loro immagine cambiandola con quella di rappresentanti di popolazioni indigene dell'Amazzonia. Anche se è difficile specificare in quanti si sono uniti a questo movimento, il numero cresce giorno per giorno e ricorre a questo messaggio:
Troque a foto do seu perfil pela foto de um índio do Xingu.
E vamos parar Belo Monte. Compartilhe.
Essa é a nossa tribo. Somos todos índios!
Fermiamo Belo Monte. Condividi questo messaggio.
Questa è la nostra tribù. Siamo tutti indigeni!
Il 20 maggio nel pomeriggio, a San Paolo di fronte al Museu de arte de São Paulo (MASP) membri delle comunità indigene del bacino del fiume Xingu, si sono riuniti per manifestare contro Belo Monte .
Il 26 maggio su internet è stata diffusa un immagine del capo kayapó Raoni in lacrime. Secondo la nota della foto, il capo era scoppiato in lacrime perchè la presidente Dilma [it] aveva approvato la concessione per la diga di Belo Monte. Molti netizen hanno condiviso questa notizia che più tardi si è rivelata falsa. Il blogger Robson de Souza sul suo blog due giorni dopo ha corretto la notizia (anche perchè l'autorizzazione l'avrebbe dovuta dare l'Ibama e non il presidente), aggiungendo che la foto risaliva al 2002 ed era stata scattata in occasione dei funerali di Orlando Villas-Bôas amico indigeno di Raoni, e ha poi aggiunto:
Não sou defensor de Belo Monte, muito pelo contrário. Sou totalmente contra a construção daquela usina, que poderá inundar mais de 500km² de floresta e, de quebra, prejudicar muitos indígenas. Mas também sou contra a divulgação de boatos. Se é para impedir Belo Monte de ser construída, que seja com a verdade, não com mentiras.
I cittadini hanno saputo dell'autorizzazione il 1° di giugno. Due giorni dopo, il 3 di giugno, alcuni cittadini hanno manifestato contro la diga a Salvador [de Bahia], denunciando l'impatto ambientale che la diga avrebbe sulle popolazioni che vivono in quelle zone:
PROTEST AGAINST BELO MONTE by Lucas Tanajura on Vimeo.
Sono state organizzate proteste per il 5 e il 19 di giugno nelle città di Salvador, Rio de Janeiro, Campo Grande e São Paulo, come raccontato dal sito web Xingu Vivo. Tra i temi in discussione, oltre al rifiuto della centrale idroelettrica di Belo Monte , c'era anche la critica a un altro tema rilevante : l'approvazione del nuovo e controverso codice forestale [en] nella camera dei deputati. Con i visi truccati in modo da ricordare la popolazione indigena Xingu, i manifestanti hanno suonato strumenti a percussione lungo tutto il percorso, hanno gridato slogan e mostrato striscioni.
La fotografia che segue si trova sull'account Flickr di Guima San:
Coloro che sono contrari al progetto promettono ulteriori manifestazioni. Il 16 giugno, alcuni gruppi che lavorano con le comunità che vivono nel bacino del fiume Xingu, nello stato del Pará che in parte si trova nella foresta amazzonica, si sono nuovamente appellati agli organismi internazionali. Hanno completato una petizione protestando contro la violazione dei diritti umani da parte del governo brasiliano, dal momento che quest'ultimo non ha fatto ricorso a una consultazione con le popolazioni locali e ha ignorato le misure preventive che l'OAS aveva raccomandato in aprile. Il Brasile potrebbe essere chiamato a rispondere davanti alla InterAmerican Court of Human Rights per queste violazioni.
Nel frattempo alcune famiglie nelle zone più povere di Altamira, che probabilmente verrà allagata nel momento in cui Belo Monte entri in funzionamento hanno iniziato a cercare proprietà abbandonate da occupare nelle vicinanze della città, e sono già state diffuse notizie di episodi di violenza da parte della polizia contraria alle occupazioni.
Un gruppo di brasiliani ha prodotto un breve documentario sull'impatto ambientale della diga, intitolato Belo Monte: Sirene di una guerra. Si tratta di una produzione indipendente, diffusa in rete dal mese scorso, e i creatori stanno cercando aiuto per proseguire il progetto attraverso il crowdfunding:
BELO MONTE, SIRENE DI UNA GUERRA di André Vilela D'Elia su Vimeo.
“La lotta per un luogo si trasforma nella lotta per noi stessi”, ricorda Lou Gold sul suo blog descrivendo “Belo Monte, come una lotta emblematica fra scelte che hanno conseguenze globali e che segnano il nostro futuro.”