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Egitto: nuovi scontri al Cairo

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Citizen Media, Politica, Protesta

Bloccare i processi militari per i civili, processare Mubarak e i rappresentanti del vecchio regime, accelerare le riforme, mettere fine al governo della giunta militare: queste alcune delle richieste dei manifestanti che sabato scorso 23 luglio si sono riuniti ancora una volta per marciare da Piazza Tahrir verso il Ministero della Difesa.

Vignetta di Carlos Latuff. [1]

Vignetta di Carlos Latuff – Il Consiglio Supremo delle Forze Armate usa i media per convincere gli egiziani che i rivoluzionari sono dei traditori

Rimane incerto il numero dei partecipanti alla protesta, ma c'è chi fa delle ipotesi. Secondo Ahmed Gharbeia [2] [ar, come tutti i link tranne ove diversamente indicato], uno dei manifestanti:

الأعداد كانت معقولة بالنظر إلى اليوم و الوقت و الحشد المضاد ال كان الجيش بيعمله قبلها بيومين. في أقصى حجم لها في الثلث الاوسط من شارع رمسيس المسيرة كانت حوالي 5000، لكني كنت باسمع من الناس حولي تقديرات من نوعية 10 آلاف و 30 ألف
Considerati il giorno e l'ora, oltre alla propaganda messa in piedi dall'esercito negli ultimi giorni, i numeri erano significativi. Il picco si è raggiunto in Via Ramses, dove c'erano circa 5000 persone. Ma ho sentito parlare anche di 10 mila, 30mila persone.

Il corteo ha proceduto in maniera pacifica fino alla moschea Al-Nour, nel quartiere di Abbasiya, dove l'esercito ha circondato i dimostranti bloccando la strada con blindati e camion. Improvvisamente, i manifestanti – apparentemente ridottisi nel numero rispetto all'inizio – sono stati assaliti da pietre e bombe molotov lanciate dai tetti e dalle strade vicine. L'identità dei responsabili delle violenze è tuttora incerta: si tratta forse di persone pagate per creare scompiglio, forse degli abitanti di Abbasiya caduti preda della propaganda anti-rivoluzionaria. Gigi Ibrahim, altra manifestante, scrive su Twitter:

@Gsquare86 [3]: Oggi ad Abbasiya c'erano sia gli scagnozzi della polizia che la gente del quartiere. Gli era stato detto che eravamo lì per distruggere i loro negozi e attaccarli.

@Gsquare86 [4]: I disordini della scorsa notte sono stati così inutili. Dall'altra parte non c'erano poliziotti o militari, ma persone a cui era stato fatto il lavaggio del cervello.

Quanto si è verificato era già stato previsto dalla blogger Zeinobia, che in un post [5] [en] ricorda come su Twitter avesse cercato di convincere gli altri a cancellare la manifestazione, non ritenendo il momento adatto:

Ho temuto disordini fin dal mattino. Sfortunatamente, quando ho manifestato la mie perplessità e chiesto di cancellare il corteo, sono stata attaccata con l'accusa di essere una codarda, una sostenitrice del regime di Mubarak e via dicendo. L'idea di marciare verso il Ministero della Difesa non mi piaceva in partenza: i militari non sono i poliziotti, e l'esercito, a differenza della polizia, ha il sostegno della maggior parte degli egiziani. Chi dice il contrario non conosce l'Egitto e vive di illusioni.
Dovremmo elaborare un'altra strategia, nuove tattiche. Una volta, uno dei generali di punta dello SCAF ha ammesso che l'esercito non entrerà in azione finché non si vedranno milioni di persone, in Piazza Tahrir così come in altre piazze. È a quello che dovremmo puntare, prima di tutto. Dobbiamo tornare ad essere uniti, mentre ora siamo divisi.

Venerdì notte, in seguito a una piccola protesta organizzata ad Abbasiya dopo gli scontri di Suez, Alessandria e Ismailia, il Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) aveva emesso due comunicati ufficiali. Nel primo [6] [en], il movimento del 6 aprile veniva incolpato di aver compromesso il rapporto tra la popolazione e l'esercito mettendo le due parti l'una contro l'altra. Nel secondo [7] [en], lo SCAF ringraziava i cittadini che, in occasione della prima manifestazione di Abbasiya, avevano formato un cordone tra polizia militare e manifestanti e accusava alcuni siti Internet di aver fomentato l'odio nei confronti dell'esercito.

La mattina di sabato, via Twitter [8], Esraa El-Taweel aveva messo in guardia i manifestanti comunicando loro che la gente di Abbasiya si stava preparando a difendere il quartiere dai presunti facinorosi di Tahrir. Quale il motivo di questo comportamento? Ecco il parere di Hossam El-Hamalawy [9] [en], anch'egli tra i dimostranti ad Abbasiya:

Per giorni, tramite la tv di stato, l'esercito ha fatto opera di diffamazione contro i dimostranti di Piazza Tahrir, definiti “agitatori, agenti stranieri” e quant'altro. Gli abitanti di Abbasiya con cui ho parlato mi hanno inoltre confermato che fin da venerdì notte l'esercito è andato di casa in casa per avvertire che il giorno successivo agenti stranieri pagati per creare scompiglio avrebbero assaltato la zona. Questi “agenti stranieri” eravamo noi.
Tra i responsabili dei disordini di ieri ci sono picchiatori del quartiere di Waily, ma anche abitanti di Abbasiya caduti vittima delle menzogne dell'esercito. I militari erano da tempo in posizione sui tetti, gli stessi tetti da cui sono piovuti i sassi e le bombe molotov.

Il resoconto prosegue:

L'esercito è rimasto ad osservare la battaglia in silenzio, sperando che fossimo noi ad avere la peggio, mentre la polizia ha accolto gli scontri con continui lanci di lacrimogeni. Più tardi quella notte abbiamo cercato di tornare a Tahrir in piccoli gruppi, passando attraverso un ospedale poco lontano.

Dalia ritiene quanto accaduto [10] una trappola architettata dallo SCAF. Diverso è il punto di vista di Ahmed Gharbeia [2]: secondo lui, è evidente che ad attaccare il corteo siano stati gli abitanti di Abbasiya, convinti di difendere il loro quartiere. Proprio per questo motivo, spiega, i manifestanti avrebbero dovuto evitare di contrattaccare e optare per un'altra strategia.

هل حدث أن ناس اندفعوا في البداية المبكرة المناوشات من الشارع الجانبي الملاصق للجيش بسلاح أبيضو هددوا المتظاهرين و استفزوهم و ألقوا عليهم زجاجات بلاستيك: أيوة حصل.
لكن الحل في رأيي كان أن المتظاهرين يمتصوا الاستفزاز، و يعلنوا أنهم مش جايين يتخانقوا مع أهالي المنطقة و يصروا على سلميتهم تجاههم، و يبدأوا مفاوضات معهم. لكن القلة سريعة الاستفزاز هي ال سيطرت
È vero che all'inizio la gente è sbucata dalle strade vicine armata di coltelli, minacciando i manifestanti e provocandoli col lancio di bottiglie di plastica? Sì, è vero.
Secondo me, tuttavia, i dimostranti avrebbero dovuto ignorare le provocazioni e spiegare che non erano lì per scontrarsi con gli abitanti del quartiere. Avrebbero dovuto insistere sulla pacificità delle loro intenzioni e iniziare a negoziare con chi li aveva attaccati. Ma una minoranza, colta la provocazione, ha assunto il controllo sul resto della folla.

Per il blogger egiziano El-Azul [11] [en] è una questione di rispetto: gli attivisti devono imparare a tollerare le persone che la pensano diversamente (che si tratti di violenti o meno) e pensare piuttosto a come fargli cambiare opinione. Come scrive Zeinobia [5] [en]:

Stiamo inesorabilmente perdendo la strada. A chiunque dica che non ne abbiamo bisogno, ricordate che la vera rivoluzione, in quei 18 giorni, non sarebbe stata possibile senza. Come il romanticismo rivoluzionario, anche l'arroganza rivoluzionaria è un peccato mortale.

Un altro blogger, Sharif Abdel-Aziz [12], rivendica il diritto della gente di Abbasiya di difendere il proprio quartiere e lo SCAF da tutti quei disordini che stanno rovinando la loro stessa vita:

سكان العباسية ليسوا بلطجية بل مصريين سئموا من البلطجة باسم الثورة …وسئموا ” العيشة واللي عايشينها ” وعلي النخبة ان تفهم ان الجيش هو اكبر خط احمر ..وان المجلس العسكري وطني يحمي مصر من الانهيار …حان الوقت لطي صفحة البلطجة باسم الثورة والتمحك في دم الشهداء .
Quelli di Abbasiya non sono mercenari, ma egiziani stanchi di chi crea disordine in nome della rivoluzione. Stanchi della loro vita e di ciò che l'hanno fatta diventare. Le élite devono capire che l'esercito è una zona rossa, e che la giunta militare sta proteggendo il Paese dal collasso. È l'ora di chiudere questo capitolo e di smettere di contendersi il sangue dei martiri.

Persino tra i presenti agli scontri di Abbasiya ci sono divergenze. Come scrive Salma Said [13]:

اوحش حاجة في احداث زي امبارح ان كل حد عنده نظرية لتفسير اليوم يتعامل مع الباقي كاغبياء, كلنا كنا هناك والامر كان مربك. بطلوا خناق مع بعض بقى
Il lato più brutto della faccenda è che ognuno ha un suo punto di vista sull'accaduto e considera idiota chi non lo condivide. Eravamo tutti lì, e la situazione è confusa, perciò smettiamola di darci addosso.

Al-Masry Al-Youm, infine, ha condiviso su YouTube un video degli incidenti [14], mentre She2i2 [15] [en] fornisce un resoconto del numero dei feriti e riporta la notizia del rapimento del fratello di Ahmed Gharbeya, Amr Gharbeia, poi rilasciato:

Circa 200 attivisti e dozzine di residenti di Abbasiya/picchiatori sono rimasti feriti negli scontri. Tra gli arrestati ci sono diversi manifestanti, mentre si registra il rapimento dell'attivista blogger Amr Gharbeia, che risulta ora scomparso.