Trattandosi di una regione con radici religiose così profonde, è difficile che un intervento divino rappresenti un favore per il tormentato Medio Oriente.
Il leader di Hezbollah [en, come tutti i link successivi], Hassan Nasrallah, ha esclamato che Dio ha dato al Libano un'opportunità di sbarazzarsi di un debito rovinoso, e di diventare un “Paese ricco” donandogli remunerativi giacimenti offshore di petrolio e gas. Tuttavia, c'è un problema rilevante che impedisce al Libano di sfruttare questa risorsa: potenzialmente, i giacimenti si trovano in una zona di frontiera marittima contesa con Israele.
Se c'è mai stata un area problematica del mondo quando si tratta della scoperta di nuovi giacimenti di petrolio e gas, è questa. Sfortunatamente, accade anche che sia una delle zone di conflitto più instabili del mondo. Invece di essere una fonte di sviluppo economico, i bacini offshore del Mediterraneo orientale rischiano di diventare un ulteriore punto del conflitto israelo-libanese, visto che entrambe le parti insistono risolutamente nella contesa sui confini marittimi.
I due Stati, tecnicamente, sono ancora in guerra, l'ultima è stata combattuta nel 2006. Solo un contingente ONU mantiene una fragile pace lungo la frontiera, ma è una forza che lascerebbe rapidamente il campo se Israele ed Hezbollah dovessero decidere di entrare in un'altra fase di spargimento di sangue.
La disputa marittima ha fatto in effetti crescere le prospettive di un rinnovato conflitto quando Nasrallah ha dichiarato che Hezbollah era “più forte e più in salute” che mai, minacciando di attaccare le infrastrutture petrolifere israeliane se lo Stato ebraico avesse attaccato il Libano sulla base della disputa in corso.
Il punto di rottura
I due Stati sono in disaccordo sul loro effettivo confine marittimo, che determina la Zona Economica Esclusiva [EEZ – Economic Exclusive Zone] di ciascun Paese.
Poiché Israele e il Libano non hanno relazioni diplomatiche, hanno entrambi chiesto l'intervento dell'ONU per mediare nella disputa.
Una frontiera, creata da un negoziato del 2010, tra Cipro e Israele ha irritato il Libano, poiché Beirut sostiene che Israele abbia collocato i suoi confini troppo a Nord, violando la sovranità libanese.
Il Libano ha presentato suoi documenti all'ONU, contestando le richieste di Israele sui confini, e insistendo sul fatto che la sua EEZ si estende per diversi chilometri più a sud.
Il blogger politico Elias Muhanna, si è occupato della notizia su Qifa Nabki, mettendo anche a disposizione una mappa di Google che indica i punti oggetto del contenzioso (vedi sopra):
- Nel 2010, Cipro ha firmato un accordo con Israele che stabiliva le loro frontiere marittime, usando lo stesso punto 1 come termine di riferimento.
- Da allora, il Libano ha determinato che il punto 1 era, in effetti, troppo spostato a nord, e che il vero punto di intersezione dei confini dei tre Paesi era diversi chilometri più a sud: si sarebbe trattato del punto 23. Il Libano ha presentato all'ONU carte in tal senso nel luglio 2010.
Una mappa alternativa pubblicata nella sezione dedicata ai commenti dei post di Qifa Nabki‘mostra, tuttavia, che le operazioni esplorative condotte da Israele sui giacimenti costieri di petrolio e gas ricadrebbero ampiamente nella EEZ israeliana.
Ghassan Karam, sempre sul sito di Qifa Nabki‘ ridimensiona l'importanza della contesa:
Ci sono varie frontiere marittime contestate, in tutto il mondo. Adesso ne aggiungiamo un'altra, non è una questione grave.
Ciò che conta nel caso di Israele, Cipro e Libano non è la EEZ di 200 miglia nautiche, visto che la distanza che separa il Libano da Cipro è inferiore alle 150 miglia nautiche. L'unico problema potenziale è trovare un accordo sul punto in cui la frontiera marittima inizia; quale punto sulla costa, e l'angolo secondo cui è disegnata la linea, in modo da rendere equidistanti i punti sulla costa da entrambni i lati. Ma neanche questo va necessariamente risolto, dato che nessun Paese ha l'obbligo di sottomettersi ad un arbitrato.
Ma cosa succede nel caso che il gas o il petrolio scoperti si trovino in un giacimento che attraversi entrambi i lati del confine? Il principio più plausibile è che le risorse vadano allo Stato che le estrae per primo.
Rani Hazbani, sul blog di Qifa Nabki ne deduce che il Libano dovrebbe smettere di protestare per il fatto che Israele ha iniziato dei sondaggi esplorativi sulle sue riserve potenziali di petrolio petrolio e di gas e iniziare le trivellazioni nelle sue acque territoriali:
Sembra che anche in queto caso, come in altre occasioni, il governo libanese sia più portato a parlare, lamentarsi e creare guai a Israele piuttosto che a compiere azioni positive per il Libano. Per il loro bene i libanesi dovrebbero smettere di protestare, e iniziare a trivellare il più presto possibile. La grande finanza internazionale non sarà gentile con qualsiasi nazione che usi la forza in situazioni simili, sono più forti di Israele & Libano. Il Libano dovrebbe proclamare valida la linea migliore per il Paese e cominciare intensivamente i sondaggi esplorativi nel mare a NORD della linea israeliana, senza badare a qualsiasi cosa Israele dica o faccia. È quello che fa la maggior parte delle nazioni. Il Libano dovrebbe richiedere che i suoi tecnici partecipino a tutte le fasi esplorative. Ci sono emigrati libanesi che fanno ogni genere di lavoro in quel settore nei Paesi del Golfo, dovrebbero essere riportati in Libano. Per come stanno oggi le cose in Libano, è possibile che, se il Libano non agirà in maniera intellligente e veloce, vedrete, al largo delle sue coste, ogni tipo di strane imprese: iraniano-norvegesi, norvegesi-statunitensi-sauditi e persino cinesi ecc. E il Libano sarà lasciato di nuovo da parte.
La scoperta nel mediterraneo orientale è un'importante vittoria per gli Stati Uniti, secondo quanto scrive Lebanon Spring. Uno stato d'Israele con sostanziose riserve di petrolio e gas ribadirebbe l'importanza dell'alleanza israelo-statunitense, rendendo gli USA potenzialmente meno dipendenti dal petrolio arabo:
Il petrolio e il gas scoperti di recente nella parte orientale del Mediterraneo non cambieranno solo i bilanci dei Paesi coinvolti, ma anche la bilancia dei poteri in favore degli Stati Uniti, attraverso Israele.
Noi, in Libano, dobbiamo ancora confermare la cornice legale nazionale che regola l'intero processo, e avremo con ogni probabilità un'area contesa con Israele. La parte turca di Cipro ha minacciato oggi la repubblica greco-cipriota dichiarando di avere il diritto di bloccare ogni accordo marittimo con le nazioni vicine (anche se questa era la posizione della Turchia nel 2008, stando a Wikileaks).
Ma allo stesso tempo, secondo il World Energy Council, il bacino israeliano di Shfela (a sud di Gerusalemme) ha una capacità di 250 miliardi di barili di petrolio di scisto [che può cioè essere estratto da alcune rocce per distillazione] da sfruttare. questo metterebbe Israele al terzo posto quanto a riserve di questo tipo, dopo USA e Cina. Consiglio di leggere per intero per intero l'articolo richiamato nel (The Globe and Mail – grazie a Kamal per il link), che dà una stima approssimativa di come gli Stati Uniti potrebbero colmare il divario nel loro fabbisogno energetico, e Israele giocare un ruolo in questo.
Probabilmente è qualcosa di cui i decisori politici regionali, i dittatori e gli sceicchi arabi dovrebbero prendere nota…
Mentre i due Stati rivali litigano sulle loro frontiere marittime, non c'è ancora nessuna prova che qualche giacimento offshore attraversi la contestata regione di frontiera.
Israele ha cominciato le trivellazioni in giacimenti all'interno della sua EEZ ed è così in vantaggio rispetto al Libano nel beneficiare di una risorsa che potrebbe fare decisamente del bene a entrambi gli Stati.
Forse è ora che il Libano smetta di parlare di grandeur e cominci delle perforazioni in proprio, per essere sicuro di ricevere una fetta di questa torta remunerativa.