Gli abitanti della regione di Puno [it] sono nuovamente scesi in strada per far sentire la loro voce: il motivo della protesta – nel frattempo rientrata [it] – era l'inquinamento causato dalla concessioni minerarie. Per manifestare il loro dissenso questa volta i dimostranti sono andati oltre gli scioperi, le marce e i blocchi stradali [es, come gli altri link tranne ove diversamente indicato] e hanno tentato di occupare l'aeroporto Inca Manco Cápac di Juliaca [it] (la stessa sorte è toccata a una stazione di polizia ad Azángaro [it]): l'iniziativa è sfociata in violenti scontri con le forze dell'ordine che hanno prodotto sei vittime tra i manifestanti e un disperso tra i poliziotti.
Le recenti concessioni avanzate dal Governo centrale con la revoca dei permessi temporanei per la realizzazione del progetto idroelettrico di Inambari, il pacchetto di risoluzioni della Corte Suprema e i decreti d'urgenza emanati frettolosamente e firmati in extremis con l'intento di pacificare gli animi esacerbati degli abitanti di Puno, non sono bastate a mettere la parola fine alle proteste nella regione ma solo a sospenderle temporaneamente.
C'è da dire che nella regione di Puno, da tempo, esistono numerosi conflitti sociali irrisolti che oppongono la popolazione al governo, ma anche conflitti d'interesse tra le diverse comunità. Tali contrapposizioni traggono origine da un'insieme di problematiche molto eterogeneo che include le attività estrattive su grande scala condotta da aziende multinazionali e promossa dal Governo centrale; l'attività mineraria artigianale condotta su piccola scala, che dà lavoro a migliaia di persone nella regione ma che nel corso del tempo ha fatto scempio dell'ambiente, e le rivendicazioni delle comunità contadine che rifiutano ogni tipo di attività estrattiva o mineraria temendo che il conseguente inquinamento metta fine al loro stile di vita basato sull'agricoltura.
La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che le autorità locali, salvo eccezioni, appoggiano le proposte del Governo centrale e non sono in sintonia con le proteste delle comunità.
Il 24 giugno (data in cui in Perù si celebra il Día del Campesino, il giorno dei contadini), si è assistito a una recrudescenza delle proteste quando gli abitanti delle comunità agricole di Azángaro hanno indetto una manifestazione a Juliaca chiedendo azioni concrete per il recupero dell'ecosistema del Rio Ramis che risulta gravemente compromesso dall'attività mineraria informale.
Javier Torres Seoane prova a fare una sintesi delle motivazioni dietro i recenti tumulti, differenziandoli dalle proteste di cui sono stati protagonisti gli Aymara [it] qualche settimana fa:
La protesta en Juliaca era contra la contaminación del Rio Ramis, producto de la minería informal. No tenía nada que ver con la agenda de los pobladores aymaras, ni de otras provincias de Puno contra las concesiones mineras. En el 2007 se creo una comisión multisectorial para atender el tema y como de costumbre no se hizo absolutamente nada…
Su Facebook, Yasmin Urrego commenta:
Increible :”El 70% del territorio de Puno está concesionado. Todas estas concesiones han sido autorizadas de forma inconsulta”. Provincia de Melgar, existen 423 concesiones; Melgar es la capital ganadera del Perú y capital mundial de la alpaca. En Melgar se realizan 2 ferias nacionales, 6 ferias regionales y 80 ferias locales. Eso ha hecho que la población reaccione y proteste.
Luis Zambrano, parroco di Juliaca e attivista dei diritti umani, ha dichiarato in un'intervista per il blog Debatik:
Todos los puneños no están en contra de la minería. De hecho hay la formal y la informal. Los de la minería informal, que son varios miles, procedentes sobre todo de Juliaca, como, por ejemplo, en la Rinconada, buscan el oro incansablemente y contaminan terriblemente los ríos y, al final, el lago Titicaca . Los de la formal, aunque tienen el permiso del gobierno central, también contaminan los ríos. Quienes se oponen a la minería no lo hacen por capricho, sino por defender su vida (nuestra vida) y la de la “Pachamama”.
Nel frattempo il governo della regione di Puno ha ufficialmente dichiarato tre giorni di lutto a partire dal 25 giugno.
L'argomento è stato oggetto di molti commenti sulle reti sociali in Perù. I messaggi riportati qui di seguito sono solo un esempio delle centinaia che hanno invaso Twitter.
Aldo Santos (@santosaldo) fornisce un chiarimento:
Las protestas por la contaminación de minería ilegal al #RioRamis tienen + d 12 años ¿cuántos gobiernos pasaron y qué hicieron? #Juliaca
Rolando Alles (@allesnew) osserva:
Ayer RMP [Rosa María Palacios, periodista de TV] leía carta d puneños indignados c/la protesta. Este video muestra lo contrario, mayoría sintoniza c/la protesta ow.ly/5q4VG
Carlos Andrade (@AndradePareja) commenta:
En el día del campesino nace el Juliacazo con 6 muertos a la fecha, Region Puno de luto por sus caidos
Carlos Huamán Tola (@Mancoinca) chiede le dimissioni anticipate del presidente:
En mi opinión, creo que no hay que esperar al 28 de julio para pedirle a Alan García que entregue el mando.
Altri, come ad esempio la giornalista Milagros Leiva (@MilagrosLeivaG), fanno riferimento all'influenza che il neoeletto presidente Ollanta Humala potrebbe esercitare per pacificare la regione :
@elestigmadecain De acuerdo contigo, pero también existe un líder natural en esa zona y se llama Ollanta Humala. No lo olvides…
Prima di queste proposte, ci sono stati altri commenti dello stesso genere come ad esempio quello dell'utente @chilkano:
Gente q exige q Humala vaya a Puno y no dice nada de Alan y Cipriani.
Ricardo Marapi (@ricardomarapi) esprime la sua indignazione:
Una masacre como la ocurrida en Juliaca, en otro país causaría miles protestando en las calles y la salida de un presidente. Acá #aguatibia
Altri, come Jesus CubaValladares, esprimono opinioni nettamente opposte e insinuano che il governo dovrebbe usare il pugno di ferro:
Lamentablemente no puedo ser ajeno a lo que esta pasando en Puno. A ver analizando friamente: cuando carajo la gente de las provincias mas necesitadas del Perú van a dejar de joder y que entiendan de una vez que sin inversión privada no van a progresar. IGNORANTES!!!!
Benché il Governo uscente stia cercando di trovare delle soluzioni a questi conflitti, è certo che il neoeletto presidente Ollanta Humala si troverà di fronte a grandi sfide sociali e politiche proprio in questa regione, nella quale ha ottenuto la più alta percentuale di voti. Per citare le parole di Raúl Wiener, giornalista investigativo:
El nuevo presidente debiera leer muy claramente el mensaje. Las provincias que también han ganado las elecciones y que han puesto a quien consideran su presidente en Palacio de Gobierno en Lima, ya no se van a quedar en sus lugares esperando la llegada de las comisiones llamadas de “alto nivel” para que vengan a discutir sobre sus problemas…