Tunisia: una decisione cruciale per la Rete

Da ieri 4 luglio è sotto l'esame della Corte d'appello di Tunisi la richiesta del blocco dei siti a carattere pornografico presentata dal Tribunale di primo grado di Tunisi all’Agence Tunisienne d’Internet (ATI), fornitore dell'accesso a Internet del Paese. L'iniziativa, lanciata lo scorso maggio da tre avvocati (secondo i quali i siti porno rappresenterebbero un pericolo per i minori e non sarebbero conformi ai valori religiosi tunisini), aveva già incontrato l'opposizione dell'ATI, ma senza alcun successo.
Secondo quanto espresso in un comunicato [fr] apparso sul sito dell'organizzazione Reporter Senza Frontiere (RSF), “come molti netizen tunisini, RSF è preoccupata per il ritorno a pratiche dell'era Ben Ali e teme che il blocco, del quale tuttora manca una definizione, non sia che il preludio della censura di altri tipi di contenuti”.
E mentre la lista dei siti che verrebbero sottoposti a oscuramento rimane sconosciuta, l'ATI ha comunicato che il provvedimento di filtraggio potrebbe portare a un peggioramento della qualità del servizio e comporterebbe ulteriori costi. L'agenzia si è inoltre detta scettica circa una reale efficacia del blocco, suggerendo al Tribunale di prendere in considerazione l'adozione di misure alternative.
RSF, da parte sua, ricorda infine come il filtraggio generalizzato dei contenuti online sia in contraddizione con la neutralità della Rete e con la libertà di espressione sostenuta dalla Commissione per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione e della transizione democratica tunisina.

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