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Uruguay: progetto per una miniera a cielo aperto divide il Paese

Categorie: America Latina, Uruguay, Ambiente, Citizen Media, Economia & Business, Protesta

Un progetto per l'estrazione di minerale di ferro da un giacimento situato a Cerro Chato [1] [en] – un paesino nella parte centrale dell'Uruguay che, secondo il censimento del 2000 [2] [es, come gli altri link tranne ove diversamente indicato] conta 3.144 abitanti – sta dividendo gli abitanti dello Stato sudamericano. Da un lato c'è chi vede nel progetto delle opportunità di occupazione e di crescita economica, dall'altro ci sono coloro che temono le conseguenze ambientali derivanti dall'attività estrattiva e si chiedono se i profitti della grande miniera a cielo aperto porteranno reali benefici al paese.

A inizio giugno, l’AFP [3] [en] riferiva che:

Il progetto minerario di Aratirì, di proprietà della Zamin Ferrous, compagnia estrattiva con sede a Londra, sarà il più grande mai sviluppato in America Latina: l'investimento previsto ammonterà a 2.5 miliardi di dollari (1.7 milioni di euro) pari a più del 6% del PIL uruguaiano.

Negli ultimi due anni la compagnia ha ricevuto permessi per effettuare prospezioni minerarie alla ricerca di ferro su un'estensione di 120.000 ettari (circa 1.200 km2) nei pressi del paesino di Cerro Chato nella parte centro-orientale del Paese.

Nel rapporto viene inoltre spiegato che:

In Uruguay, paese in cui il sottosuolo è di proprietà dello Stato, è stato chiesto agli agricoltori di consentire alla compagnia l'accesso alle loro terre per le ricerche del minerale grezzo di ferro.

Per un compenso relativamente esiguo, Claudia Perugorria ha permesso agli scavatori della compagnia estrattiva di entrare nella sua proprietà di 47 ettari (0,47 km2) in cui alleva una trentina di bovini e di ovini. I suoi pascoli sono stati deturpati dai segni dei pneumatici, dalle perforazioni e dai buchi fatti durante le prospezioni e in cui ora gli animali rischiano di cadere e ferirsi.

Marcia di protesta contro il progetto Aratirì, utente Gonzak da Flickr [4]

15 maggio 2011: Marcia di protesta contro il progetto Aratirì. Foto di Gonzalo Useta (Gonzak) ripresa da Flickr con licenza Creative Commons BY-NC-ND 2.0

Nel blog El Pueblo Frente a la Minera Aratirì [5] (Il popolo contro la miniera di Aratirì), in cui vengono pubblicati post, reportage e altri materiali informativi apertamente contrari al progetto, si legge:

 

Como uruguayos preocupados en el desarrollo verdadero, la salud ambiental y humana y el derecho de la población a opinar y participar de los procesos de decisión que afectarán directamente sus vidas y medio de supervivencia, nos preguntamos: ¿cómo se conjuga el Uruguay Natural al que apuesta el gobierno con un emprendimiento minero de tal envergadura?, ¿cuán grande será el beneficio en términos económicos para nuestro país si se tienen en cuenta el daño social y ambiental irreversibles?, ¿qué pasará con esas tierras una vez que la empresa se retire?, ¿esto está incluido en los cálculos?

Come cittadini uruguaiani preoccupati per il vero sviluppo, lo stato di salute dell'ambiente e degli esseri umani e il diritto della popolazione a esprimere la propria opinione e a partecipare nei processi decisionali che avranno un effetto diretto sulle nostre vite e sui nostri mezzi di sostentamento, ci chiediamo: come si concilia l'”Uruguay Naturale” che il Governo sta promuovendo con un progetto minerario di tali dimensioni? Di che entità sarà il reale beneficio economico per il nostro Paese considerando i danni sociali e ambientali irreversibili che il progetto causerà? Che succederà a queste terre quando l'impresa mineraria si sarà ritirata? Tutto questo è stato calcolato?

Per i sostenitori del progetto, lo sviluppo economico conseguente all'apertura del giacimento è uno dei suoi punti di forza. In Equinox Fin de Semana [6], il blogger Felix Obes Fleurquin afferma:

Estoy a favor de este proyecto, y de todo proyecto que nos saque o nos ayude a salir de la pobreza […]

Hay riesgos con la mineria y hay muchos riesgos con la mineria a cielo abierto, eso no cabe duda, como los habia con las papeleras, pero esos riesgos hay que afrontarlos […]

Sono favorevole a questo progetto e a ogni progetto che contribuisca a farci uscire dalla povertà […]

Non c'è alcun dubbio: l'attività estrattiva comporta dei rischi, che diventano anche maggiori nel caso delle miniere a cielo aperto. Con le cartiere era la stessa cosa, ma questi sono rischi che bisogna correre […]

Domenica 26 giugno, gli agricoltori e gli abitanti di Cerro Chato hanno organizzato una marcia di protesta contro il progetto. Nel blog Observatorio Minero del Uruguay [7] si legge che molti dei manifestanti:

vive y trabaja en algunas de las 120.000 hectáreas pedidas por la empresa para prospección y en las que, por tanto, enfrentan dificultades para planificar su actividad agropecuaria a futuro

vivono e lavorano su appezzamenti inclusi nei 120.000 ettari su cui la compagnia è stata autorizzata a effettuare le prospezioni e per i quali, di conseguenza, la pianificazione delle attività agricole future presenta grandi difficoltà.

Il giorno precedente, sabato 25 giugno, i dipendenti della compagnia estrattiva e altri sostenitori di Aratirí hanno marciato lungo lo stesso percorso in una manifestazione organizzata a favore del progetto e il blog Aire Libre [8] ha rilanciato estratti audio e fotografie dei due eventi.

La maggioranza dei commenti pubblicati su Twitter sembrano essere contro il progetto, benché esistano alcune eccezioni come l'utente @Uruguay_Mejor [9], che si esprime a favore:

En principio, estoy a favor del puente #LagunaGarzon [10], de #Aratirí [11] y del desarrollo del #Uruguay [12]. También quiero mayor control de DINAMA…[Dirección Nacional del Medio Ambiente]

In linea di principio sono a favore del ponte #LagunaGarzon [10], della miniera di #Aratirí [11] e dello sviluppo dell’#Uruguay [12]. Però allo stesso tempo desidero che ci siano maggiori controlli da parte della DINAMA [Direzione Nazionale dell'Ambiente uruguayana]
"Non venderò il ricco patrimonio degli orientali", José Artigas. [13]

"Non venderò il ricco patrimonio degli 'orientali'", José Artigas.

Graziano Pascale (@grazianopascale [14]), giornalista avvocato e scrittore, si fa portavoce di una preoccupazione condivisa:

@MBBATLLISTA [15] // los extranjeros cada vez msas ricos con el hierro uruguayo

@MBBATLLISTA [15] // gli stranieri si arricchiscono sempre di più con il ferro uruguayano

Pubblica in seguito un messaggio su Twitter [16]:

Quien controla el hierro controla el Uruguay..Al manejar 3.000 millns de dls anuales Aratiri será un estado dentro del estado.

Chiunque controlli il ferro, controlla l'Uruguay… Con un giro d'affari annuo di 3.000 milioni di dollari, Aratirí sarà uno Stato nello Stato

Ricardo Berois (@rberois [17]) fa riferimento all'annuncio del Presidente uruguayano José Mujica [18] [it] sulla presenza di una seconda compagnia estrattiva, l'australiana Gladiator Resources [19] (che opera in Uruguay attraverso Ferro Minas S.A.) interessata allo sfruttamento di un giacimento di minerale di ferro grezzo a Rivera [20] [en]:

Mujica dice que hay otra empresa a parte de Aratirí ! Entonces a nacionalizar el hierro si quiere más guita como dijo

Mujica dice che c'è un'altra compagnia oltre ad Aratirí! E quindi nazionalizziamo il ferro se vuole più soldi come ha detto.

Secondo Marcelo Bacigalupi (@Cr_Bacigalupi [21]):

EL DEBATE DE ARATIRI ES ESTERIL. HAY QUE PROHIBIR LA MINERIA A CIELO ABIERTO. HAY QUE CUIDAR EL 1/2 AMBIENTE. EL CAPITAL ESTA EN LA CABEZA.

IL DIBATTITO DI ARATIRI È STERILE. LE MINIERE A CIELO APERTO DEVONO ESSERE VIETATE. L'AMBIENTE DEV'ESSERE PROTETTO. IL CAPITALE ESISTE SOLO NELLE NOSTRE TESTE.

L'utente noalamegamineriaUR [22] (no alla mega-miniera in Uruguay) rilancia un video su YouTube in cui mette in guardia sulle conseguenze di un progetto come Aratirí, mostrando alcuni spezzoni delle marce di protesta organizzate contro la miniera:

 

 

Il quotidiano uruguaiano El Observador [23] riferisce che occorreranno 18 mesi per ottenere la valutazione di impatto ambientale del progetto Aratirí. Fino ad allora è lecito aspettarsi che il dibattito prosegua sia nelle strade e nelle piazze e che sulle reti sociali.