Africa: i successi della Comunità di Sant'Egidio contro l'AIDS

Spesso si menzionano le difficoltà di accesso alle cure per sieropositivi e malati di AIDS in Africa. Numerose iniziative mostrano che queste difficoltà non sono insormontabili. È il caso del programma Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrition, meglio noto con l'acronimo inglese DREAM.

Si tratta di un programma di lotta contro l'HIV/AIDS che prevede un approccio globale. È stato messo a punto nel febbraio 2002 dalla Comunità di Sant'Egidio, il Mozambico è il primo Paese in cui è stato applicato. Dalla sede della Comunità di Sant'Egidio a Roma Trastevere, Cristina Cannelli, responsabile del programma in Guinea, spiega il perché:

La Comunità di Sant'Egidio è profondamente legata all'Africa, anche perché la Comunità stessa è una realtà africana, essendo presente in 26 Paesi del continente con più di 20.000 membri africani. Esiste un legame particolare con il Mozambico, dove nel 1992 fu firmata la pace che pose termine a una terribile guerra civile grazie alla mediazione della Comunità: ciò condusse a scegliere il Mozambico quale primo Paese in cui lanciare il programma DREAM.

DREAM è oggi applicato in Malawi, Tanzania, Kenia, Guinea Conakry, Guinea Bissau, Nigeria, Angola, Repubblica Democratica del Congo e Camerun.

La filosofia su cui poggia il programma è che:

DREAM è concepito per l'eccellenza. Eccellenza delle cure, della diagnostica, dell'informatizzazione. DREAM propone anche in Africa gli standard occidentali, utilizzando di routine la valutazione della carica virale ed introducendo la Highly Active Anti-Retroviral Therapy (HAART)”

 

"Qui tutto è gratis". Centro per la prevenzione della trasmissione madre-bambino (Servizio foto di Sant'Egidio)

"Qui tutto è gratis". Centro per la prevenzione della trasmissione madre-bambino (Servizio foto di Sant'Egidio)

Le cifre che illustrano le attività di DREAM attraverso il continente sono impressionanti. 150.000 persone assistite, di cui 25.000 sotto i 15 anni e 65.000 in terapia antiretrovirale, di cui 6.000 bambini. DREAM è riuscito a spezzare il circolo vizioso della trasmissione verticale madre-bambino, facendo nascere 14.000 bambini sani da madri malate. Il programma riesce oggi a far nascere il 95% (o più, in alcuni Paesi) dei bambini di madri malate.

In questo momento, 1.300 gravidanze sono seguite in diversi Paesi. Dall'inizio del programma, più di un milione di persone hanno beneficiato del programma DREAM attraverso l'educazione sanitaria, la fornitura di filtri d'acqua, cibo, zanzariere, corsi di prevenzione sui luoghi di lavoro, alla radio, alla televisione, ecc. Nel complesso dei Paesi, i centri DREAM hanno effettuato 1.300.000 visite mediche, 276.000 valutazioni della carica virale, 540.000 analisi del CD4.

 

Festa per l'uscita dei bambini dal Centro per la Prevenzione della trasmissione madre-bambino

Festa per l'uscita dei bambini dal Centro per la prevenzione della trasmissione madre-bambino (Servizio foto della Comunità di Sant'Egidio))

Per portare avanti questo progetto nei dieci Paesi coinvolti, DREAM ha stabilito 33 centri e 20 laboratori di biologia molecolare. Naturalmente, per far funzionare quest'enorme macchina in Paesi così diversi tra loro, aventi differenti lingue locali ed ufficiali, serviva del personale qualificato in numerosi ambiti. Per questo Sant'Egidio ha organizzato 18 sessioni panafricane di formazione per 4.000 specialisti. Cliniche mobili sono state introdotte in alcuni Paesi per portare aiuto ai malati nei quartieri di più difficile accesso.

Con l'obiettivo di coinvolgere nel progetto le istituzioni locali, DREAM ha fatto sapere che:

Alcune di queste strutture sono attive grazie ad accordi di collaborazione con centri sanitari locali che hanno replicato il programma.

Ma anche pazienti e amici contribuiscono attivamente, partecipando volontariamente al “movimento degli attivisti” per lottare contro la pandemia:

In ogni centro DREAM, accanto al personale medico e paramedico, sono presenti e costituiscono una risorsa indispensabile per il successo del programma gruppi più o meno numerosi di uomini e di donne del luogo che hanno conosciuto il nostro lavoro e ne hanno avuta trasformata la vita, tanto da convincersi a impegnarla a vantaggio dei pazienti che si presentano nelle nostre strutture. Sono in gran parte dei malati, ma non tutti. Sono i nostri “attivisti”.

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