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Egitto: usare Twitter per migliorare la vita in una baraccopoli del Cairo

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Citizen Media, Cyber-attivismo, Interventi umanitari, Sviluppo, Tecnologia, 7 Billion Actions

Consapevole del ruolo fondamentale giocato dai social media durante la rivoluzione in Egitto, il blogger Mahmoud Salem [1] [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato], attivo anche su Twitter (@SandMonkey [2]), ha deciso di collaborare con un'organizzazione non-profit locale, sfruttando le potenzialità di Twitter per una raccolta fondi destinata a fornire i servizi di base in uno dei quartieri poveri del Cairo.

Ezbet Khairallah [3], dove vivono quasi 650.000 persone, è una delle più grandi baraccopoli egiziane. La zona si è estesa senza pianificazione in un'area di circa 12 kilometri quadrati, su un altopiano montuoso situato a sud del Cairo. Nonostante Ezbet Khairallah si trovi all'interno dei confini municipali della capitale, mancano i più essenziali servizi. Non solo manca la rete fognaria e non viene raccolta l'immondizia; l'educazione è inadeguata e i servizi sanitari e sociali scarseggiano. Non c'è quindi da stupirsi se questo quartiere densamente popolato sia considerato terreno fertile per delinquenza e problemi sociali.

Visita in una scuola materna a Ezbet Khairallah, al Cairo. Foto fatta da @pakinamamer il 30 luglio 2011. [4]

Visita in una scuola materna a Ezbet Khairallah, al Cairo. Foto di @pakinamamer (30/07/2011)

Foto di una strada di Ezbet Khairallah. [5]

Foto di una strada di Ezbet Khairallah, di @pakinamamer su Yfrog

Per aiutare a migliorare la qualità della vita a Ezbet Khairallah, l'organizzazione Khair Wa Baraka (Peace and Plenty [6]), fondata nel 2004, ha iniziato a lavorare su dei programmi educativi, sanitari e ambientali dopo che una ricerca condotta dall'organizzazione stessa aveva dimostrato che il più grande problema degli abitanti era lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi, in particolar modo le acque di scarico. L'organizzazione mette a disposizione anche delle cliniche mobili e dei centri scolastici pilota.

Grazie al sostegno della comunità di Twitter, Peace and Plenty e Mahmoud Salem [7] hanno raccolto 2 milioni di lire egiziane (più di 330.000 dollari USA), facendo inoltre conoscere agli egiziani la situazione di questa comunità. Salem ha chiamato la sua iniziativa “tweetback” (@tweetbackevent [8]), e si è fatto sostenere dal capitale sociale di 20 utenti Twitter di particolare successo, che messi assieme contano circa 250.000 abbonati. In cambio delle donazioni, faranno pubblicità in favore dei donatori tra i propri abbonati. Hanno anche sparso la voce sull'iniziativa e spiegato alla gente come poter dare una mano [9].

Twittando dalla serata Tweetback. [10]

Twittando dalla serata Tweetback. Foto di Rania Helmy, co-organizzatrice.

Il 16 luglio 2011, Peace and Plenty ha poi organizzato una raccolta fondi all'Hotel Marriot del Cairo, dov'è stata annunciata [11] la raccolta di 1.349.000 lire egiziane (226.600 dollari USA).

Gli utenti Twitter che partecipavano alla serata hanno tenuto aggiornata in tempo reale la relativa pagina dell'evento, rendendo pubblici i donatori e l'ammontare delle donazioni; tra questi, un'azienda di distribuzione di bibite, un operatore telefonico [12] e quanti hanno preferito mantenere l'anonimato [13]. Inoltre, è strato messo a disposizione un numero telefonico speciale per donare 3 lire egiziane (0,50 dollari USA), e Twitter è servito per diffondere anche questa informazione [14].

Gli organizzatori di Tweetback ritengono che si tratti solo del primo passo e, come ha scritto Salem sul suo blog [7]: “Altre iniziative di questo tipo avranno luogo se sostenete questa, che è la prima, e che, per momento in cui arriva e per il suo carattere innovativo, ha disperatamente bisogno del vostro sostegno.” Peace and Plenty ha definito Ezbet Khairallah [15] il prototipo della “comunità non pianificata che necessita di svilupparsi”. Forse vedremo presto nuove iniziative analoghe per contribuire al miglioramento della vita in altre baraccopoli.