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Timor Est: investire in creatività e cultura

Categorie: Asia orientale, East Timor, Arte & Cultura, Citizen Media, Cyber-attivismo, Economia & Business, Idee, Istruzione, Musica, Storia, Sviluppo, 7 Billion Actions

Timor Est è nota per l'artigianato, la cultura musicale e la danza. Proprio sulla celebrazione della sua “cultura” ha condotto la strenua resistenza all'occupazione indonesiana durata dal 1975 al 1999, e dopo l'indipendenza Timor Est ha visto realizzarsi tutta una serie di progetti culturali innovativi. Eppure non si darà mai abbastanza risalto alla grande cultura artigianale timorese che utilizza solo materie prime locali.

Un nuovo progetto è stato denominato “Tatoli ba Kultura [1]” [en, come i link successivi eccetto ove diversamente specificato], che significa “Trasmettere la Cultura”. L'obiettivo del progetto, una volta terminata la preparazione ed effettuate approfondite ricerche, sarà di sostenere lo sviluppo di una scuola della creatività:

Il progetto punta a creare un'istituzione che sostenga e tuteli la cultura autoctona e porti la creatività a livello dell'istruzione allo scopo di creare innovazione.

Il coordinatore del progetto, David Palazón [2], artista originario di Barcellona, Spagna, spiega:

Passing on culture

Trasmettere la cultura

Sono arrivato qui per caso perché volevo prendermi una pausa dal lavoro, fare del volontariato nel mio settore, e poi da una cosa ne è nata un'altra.

Palazón ha attraversato il paese in lungo e in largo insieme al suo team per fare ricerche sulle materie prime timoresi e sulla cultura delle prestazioni artistiche, e grazie a ciò ha potuto raccogliere e pubblicare video molto interessanti, immagini e clip audio sul sito Tatoli ba Kultura “media map” [3], che diventa sempre più un vero e proprio punto di riferimento.

[3]

Alcuni dei video più accattivanti sono quelli in cui compaiono strumenti musicali tipici della zona, come il seguente centrato su uno strumento musicale chiamato Rama, dall'isola di Ataúro:

 

 

L'ambiente timorese è particolare, argomenta Palazón:

Kultura non concepisce il modo di fare cultura alla maniera occidentale. Per i timoresi, cultura è tutto ciò che ereditiamo dal passato, che è il loro punto di riferimento per comprendere da dove essi provengono. Una domanda che mi pongo di continuo quando lavoro nei campi è: Perché seguite proprio queste procedure? E la risposta è sempre la stessa: ‘Perché i nostri antenati facevano così, ed ci è stato tramandato così di generazione in generazione.’ Ovviamente essi ricevono molte influenze dall'Indonesia, dalla China, dal Portogallo, ecc … paesi che hanno forti radici nella cultura indigena locale e, in pratica, fanno parte di essa.

A proposito dell'innovazione, egli sostiene:

Sempre a proposito di tradizioni, Timor è ancora un paese che dipende molto dall'agricoltura di sussistenza, l'economia al di fuori della capitale dipende molto dalla famiglia, dalle merci, ciò che possono usare com merce di scambio, i membri della famiglia e le loro entrate, e come esse vengono distribuite tra le persone che essi scelgono in base alle tradizioni e al credo. Perciò in un certo senso è molto conservatrice – non in politica – ma perché cambiare le cose implica un serio rischio che molta gente non si può permettere […] Tuttavia all'interno del sistema tradizionale c'è chi è più progressista.

Infine, Palazón si augura che una scuola delle industrie creative possa tra le altre cose, generare occupazione attraverso l'ascesa di una “classe di creativi”, accrescere lo sviluppo della piccola impresa e potenziare il turismo.

Tatoli ba Kultura conta sul supporto della Griffiths University del Queensland, in Australia, e su un numero di donazioni istituzionali. Palazón parafrasa il Professor Tony Fry di Griffith, che dice, “Timor ha due risorse nazionali: il petrolio e la cultura. Il petrolio non durerà per sempre, al contrario, la cultura durerà all'infinito.”