Egitto: detenzione preventiva per il blogger Alaa Abdel Fattah

Alaa Abdel FattahIl noto blogger Alaa Abdel Fattah (@alaa) è stato arrestato il 30 ottobre, e rimarrà in carcere per 15 giorni, per aver rifiutato di essere interrogato da un investigatore militare, insistendo sul suo diritto ad essere processato davanti a un tribunale civile.

Alaa è stato convocato per un'indagine la scorsa settimana, a seguito degli eventi di Maspero al Cairo, in cui 27 persone hanno perso la vita e molte altre sono state ferite a causa della repressione dell'esercito durante una manifestazione copta. Alaa si è impegnato molto in seguito a questi tragici eventi. Assieme ad altri attivisti ha trascorso due giorni all'obitorio, per dimostrare la propria solidarietà alle famiglie delle vittime, cercando di convincerle ad accettare che venissero fatte delle autopsie. Inoltre, si è dato da fare per accertarsi della correttezza dei referti. Alaa ha anche scritto un toccante articolo su quell'esperienza nel giornale Al Shorouk (di cui si può trovare una traduzione in inglese [en] qui) in cui ricordava a tutti che la solidarietà è l'unica via d'uscita per i problemi egiziani.

Alaa era a San Francisco quando è stato convocato per un'indagine la scorsa settimana. Suo padre, l'avvocato di lunga data per i diritti umani Ahmed Seif El Islam Abdel Fattah, è comparso davanti al tribunale chiedendo che il caso venisse posticipato. Alaa è tornato al Cairo sabato pomeriggio e si è presentato in tribunale domenica mattina. Il procuratore militare ha presentato cinque capi d'accusa contro Alaa: manifestazione, incitazione alla manifestazione, aggressione a pubblico ufficiale, distruzione di beni pubblici, e furto di armi militari. Alaa, la cui sorella Mona Seif (@monasosh) è tra i fondatori del gruppo No ai processi militari per i civili, ha insistito per essere interrogato da giudice civile, in primo luogo poiché l'esercito si presenta come difensore in una causa in cui è egli stesso l'accusato, creando un chiaro conflitto di interessi. Per questo motivo è stato messo in detenzione provvisoria dalla procura militare, in attesa di ulteriori investigazioni.

L'attivismo di Alaa sulla blogosfera egiziana risale al 2004, anno a cui risale la creazione, con la moglie Manal Hassan (@manal), del premiato blog e aggregatore “Manal and Alaa's Bit Bucket”. Entrambi attivisti (cyber e non), hanno lottato contro l'ex-regime egiziano, cercando di attirare l'attenzione dei media tradizionali sugli episodi di corruzione e violenza poliziesca. Alaa è già stato detenuto nel 2006 per 45 giorni.

Molti ritengono che l'arresto di Alaa sia un monito agli altri blogger e attivisti politici, un caso in più nella lunga serie di violazioni della libertà di espressione commesse dallo SCAF (Consiglio supremo delle forze armate). Numerosi blogger sono stati interrogati e/o detenuti, compresi Asmaa Mahfouz, Hossam El Hamalawy [en], Loai Nagati, e Maikel Nabil, che è in sciopero della fame dal 22 agosto.

Il gruppo No ai processi militari per i civili ha pubblicato un comunicato stampa condannando l'arresto di Alaa nel modo più categorico e chiedendo il rilascio immediato suo e di altre 12000 vittime dei processi militari in Egitto, che dovrebbero perlomeno essere riprocessati davanti a un tribunale civile. Il gruppo ha fatto appello agli egiziani affinché rifiutino di cooperare in occasione degli interrogatori militari, e affinché supportino la causa del No ai processi militari per i civili.

Nell'attesa che venga processato, un altro articolo scritto in carcere da Alaa Abdel Fattah è comparso oggi (2 novembre) su Al Shorouk [ar]. Da questo pezzo, prontamente tradotto in inglese [en], traspaiono l'amarezza del blogger di ritrovarsi, dopo sei anni e una rivoluzione, nella stessa prigione del regime di Mubarak, con dei simili capi d'accusa, e la consapevolezza che la rivoluzione non ha portato ai risultati sperati. Non ancora, almeno.

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