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Mali/Niger: Tuareg chiedono (discretamente) l'autonomia dell'Azawad

Categorie: Africa sub-sahariana, Mali, Niger, Citizen Media, Cyber-attivismo, Etnia, Politica, Relazioni internazionali, Sviluppo

Dopo le recenti vicende in Libia, gli esperti di politica internazionale preannunciano una nuova rivolta: quella dei tuareg in Mali e in Niger. Minaccia fantasma o realtà pericolosa? Per il momento, il solo modo per scoprire le intenzioni dei tuareg è  grazie a Internet.

Tutto è iniziato dal rientro in patria dei reduci dalla guerra di Libia, che ha creato un'inquietudine generale nei Paesi vicini. In passato, infatti, Gheddafi avrebbe reclutato numerosi tuareg [1] [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] sia come truppe di sicurezza nel sud della Libia che come mano d'opera straniera, più economica di quella locale. Dopo la morte del “re dei re africani” [2], migliaia di tuareg [3] sono quindi tornati in Mali e in Niger.

Questo ritorno di combattenti e di civili ha alimentato tutta una serie di voci di corridoio, come quella, poi rivelatasi falsa, che il figlio di Gheddafi Seif Al Islam si nascondesse proprio tra i tuareg. All'inizio di novembre, la supposta alleanza tra questi ultimi e l'ex regime di Gheddafi ha anche portato all'uccisione di 14 combattenti di ritorno dalla Libia [4], durante uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza nigeriane al confine tra il Niger e la Libia.

I media locali e internazionali, intanto, insistono sulla minaccia di una ribellione nelle zone del nord, fomentando così l'inquietudine delle autorità. Alcuni governi, infatti, hanno deciso di rafforzare le misure di sicurezza [5] per assicurare l'ordine [6] nelle regioni in cui vivono i tuareg. Le voci si intensificano, ma quelle dei tuareg rimangono in sottofondo.

Tuareg in marcia a Kidal per rivendicare la autonomia della regione Azawad [7]

Tuareg in marcia a Kidal per rivendicare la autonomia della regione Azawad

Isolati e senza voce

Le terre abitate dai tuareg sono lontane migliaia di kilometri dalla capitale del Mali, Bamako. Inoltre, il sequestro di diversi stranieri da parte del gruppo Al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM) [8] [fr, come i link successivi] ha scoraggiato i visitatori ad avventurarsi in questa regione sahariana. L'isolamento dei locali è sia fisico che psicologico, cosicché risulta particolarmente difficile sapere cosa sta succedendo n quelle zone.

Al di là di qualche comunicato, è soprattutto grazie a YouTube che il mondo ha potuto scoprire che il primo novembre scorso, a Kidal, un numero imprecisato di tuareg ha marciato per rivendicare l'autonomia della regione Azawad. Il video che segue è stato caricato il 2 novembre da amassakoulable [9].

Altri cittadini hanno seguito l'appello lanciato dal Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad (MNLA), dando vita a manifestazioni nelle città di Ménaka, Gao e Timbuctu.

Il MNLA si è organizzato sul web [10], pubblicando un proprio manifesto operativo:

[Il MNLA] ha l'obiettivo di rinforzare le relazioni umane e sociali tra le comunità locali e il resto del paese seguendo un processo democratico. Adotta un'azione politica globale in uno spirito democratico e condanna ogni forma di violenza.

Il blogger Kal-Azawad [11] sottolinea le intenzioni pacifiche del MNLA. Parla di un movimento sociale, non ribelle, e critica le voci false messe in circolazione dai media:

Che l'opinione pubblica nazionale e internazionale sappia che i combattenti rientrati dalla Libia non hanno alcuna intenzione di giocare al gioco dell'AQMI, né si lasceranno travolgere da chissà quale tentazione. Al contrario, i nostri compatrioti sono rientrati in patria con molti progetti: per esempio, promuovere lo sviluppo sostenibile nel loro territorio, creare più sicurezza per tutti i popoli dell'Azawad (Songhai, Tuareg, Arabi, Fulani) e per i loro beni, lottare contro il caso isolato del banditismo e il furto di veicoli ad opera di piccoli gruppi armati e senza controllo, mettere in piedi una grande campagna di sensibilizzazione per lottare conto qualsiasi indottrinamento da parte dell'AQMI e ricostruire il tessuto sociale locale al fine di realizzare l’Unità del Popolo Azawad !

Proprio come spiega un giornalista di France 24 [12], i tuareg parlano di una battaglia politica per l'autodeterminazione: non della vendetta per la morte di Gheddafi o di un allineamento con l'AQMI.

Rispetto alle voci che circolano su una nuova rivoluzione, la voce dei tuareg è discreta. Quel che resta da scoprire è come queste voci sommesse risponderanno al panico post-Gheddafi.