Pakistan: reazioni al raid Nato in cui sono morti 24 militari

Il 26 novembre scorso, 24 soldati pachistani sono rimasti vittime di un violento attacco da parte di elicotteri e aerei da caccia della NATO [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] ai danni di un checkpoint dell'esercito pachistano nel distretto di Mohmand, una delle FATA, le Aree Tribali di Amministrazione Federale [it] del Pakistan. Ammonta ad almeno 13 il numero dei soldati feriti durante la missione.

Forti le proteste da parte del Pakistan, che intende vagliare ogni possibile opzione di ritorsione. A tutt'oggi l'attacco è stato condannato da politici, giornalisti, organizzazioni religiose e membri della società civile.

Come prima reazione, il Pakistan ha ordinato agli Stati Uniti di evacuare la base aerea di Shamsi e ha bloccato le vie di rifornimento di carburante che attraversano le province del Belucistan [it] e del Khyber Pakhtunkhwa (ex Provincia della Frontiera del Nord Ovest) [it]. Nel blog Pakistan Defence, Awais Raza segnala:

Il Pakistan ha concesso agli Stati Uniti quindici giorni per evacuare la base aerea di Shamsi. Ha inoltre annunciato che le vie di rifornimento per le truppe NATO in Afghanistan verranno chiuse. La decisione giunge in risposta all'uccisione di almeno 26 soldati pachistani avvenuta durante due raid aerei della NATO. La base aerea di Shamsi viene usata dalla CIA per condurre operazioni segrete nel deserto pachistano[..]

Fonti ufficiali confermano l'interruzione dei rifornimenti e aggiungono che tutti i container sono stati fermati al posto di controllo di Takhta Baig, nel tehsil [it] di Jamrud, distretto del Khyber.

Sostenitori del partito Jamat-e-Islami manifestano con cartelli e urlano slogan antiamericani durante una dimostrazione contro la NATO. Immagine di Bilawal Arbab. Copyright Demotix (2 dicembre 2011)

Sostenitori del partito Jamat-e-Islami manifestano con cartelli e urlano slogan antiamericani durante una dimostrazione contro la NATO. Immagine di Bilawal Arbab. Copyright Demotix (2 dicembre 2011)

Sfogando la rabbia per l'accaduto, Haris Hashmi scrive sul blog Pakistani Spectator:

A pensarci bene non è una novità. È già successo e probabilmente non sarà l'ultima volta. Poco più di un anno fa è avvenuto un incidente simile, anche se con meno morti, gli elicotteri statunitensi hanno ucciso accidentalmente due soldati pachistani nei pressi del confine con l'Afghanistan, scambiandoli per ribelli. Il Pakistan ha bloccato i rifornimenti destinati alla NATO, permettendo il loro passaggio solo dopo le scuse ufficiali degli Stati Uniti. Probabilmente è quello che accadrà anche questa volta.

D'altra parte gli hacker pachistani hanno trovato un modo per protestare e sfogare la propria rabbia colpendo famosi siti web americani, come racconta il blog Voice of Greyhat:

Più di 50 siti web attaccati e danneggiati dal gruppo che si firma Pak Cyber Combat Squad. Tutti questi siti appartengono alla NATO.

Il blog riporta anche un violento e rabbioso messaggio anti-democratico degli hacker:

Sappiamo che state cercando di liberarci dal regime tirannico dei dittatori, in cui noi siamo liberi, sostituendolo con la cosiddetta democrazia, in cui i partiti politici non sono altro che delle bande di strada legalizzate. Voi avete ucciso i nostri bambini in nome della rivoluzione, avete bombardato e distrutto le nostre case in nome dei danni collaterali, lasciando una scia di disabili.

Manifestazione per la difesa del Pakistan contro l&#39attacco della NATO, organizzata dal partito Pasban a Karachi, Pakistan. Copyright Demotix. 3 dicembre 2011

Manifestazione per la difesa del Pakistan contro l&#39attacco della NATO, organizzata dal partito Pasban a Karachi, Pakistan. Copyright Demotix. 3 dicembre 2011

In risposta all'accaduto, il Pakistan ha boicottato la Conferenza di pace a Bonn.

Paul Pillar del blog National Interest fa un proprio resoconto degli atti della conferenza:

La Conferenza sull'Afghanistan appena conclusasi a Bonn ha prodotto, come previsto, dei risultati deludenti. I pachistani si sono assentati, gli iraniani erano presenti ma piuttosto sarcastici, i donatori internazionali si guardavano l'un l'altro aspettando che qualcuno facesse la prima mossa e il presidente afghano Hamid Karzai ha dipinto un quadro scoraggiante di ciò che appare come una dipendenza infinita del suo Paese dalla generosità della comunità internazionale. Il comunicato ufficiale della conferenza non lascia aperta quasi nessuna nuova via da percorrere.

Ishaan Tharoor fa un'analisi della Conferenza di Bonn sul blog del Time:

Tanta e tale retorica potrebbe portare a un'impasse, tuttavia è difficile immaginare quanto ancora possano deteriorarsi i legami tra Stati Uniti e Pakistan dopo un anno di rancore e acredine. Gli Stati Uniti e i funzionari occidentali presenti a Bonn stanno cercando di minimizzare le implicazioni del boicottaggio del Pakistan. Purtroppo per tutti coloro che sono coinvolti, sembra che il successo della guerra in Afghanistan continuerà ad essere misurato con il sangue versato sul campo di battaglia e non con il numero di carte mescolate nelle esclusive sale conferenze di Bonn.

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