Dopo circa quattro secoli di colonizzazione portoghese [1] [it], il 28 novembre 1975 Timor Est [2] [it] dichiarò in maniera unilaterale la sua indipendenza. Tuttavia, dopo pochi giorni l'Indonesia invase il Paese e proibì l'uso del portoghese – la lingua in cui era stata redatta la Dichiarazione d'Indipendenza – durante i ventiquattro anni, dal 1975 al 1999, di occupazione [3] del Paese [en, come gli altri link tranne ove diversamente specificato].
Quando nel 2002 Timor Est è diventato un Paese indipendente [4] [it], sia il portoghese che il tetum [5] [it] sono state dichiarate lingue ufficiali del nuovo Stato, ma si contano più di 16 lingue nazionali [6]e decine di altri dialetti vengono utilizzati quotidianamente in tutto il Paese.
Lingue e identità
In pratica il tetum [5] [it] , che è la lingua franca di Timor Est, è di fatto quella più diffusa, mentre il portoghese “non è la lingua dell'unità (nazionale), ma la lingua dell'identità” come sostiene Mari Alkatiri [8], il leader del Fretilin (il partito di opposizione), in un articolo [9] [pt] del giornalista portoghese Paulo Moura uscito nel 2007 – e ripubblicato sul blog Ciberdúvidas da Língua Portuguesa (Cyberdubbiosi dela lingua portoghese) – dove l'autore spiega perché dopo l'Indipendenza una larga maggioranza della popolazione non parla portoghese:
Aprendeu bahasa Indonésia e inglês como segunda língua e fala tétum em casa, além de alguma outra língua timorense, como o fataluco ou o baiqueno. É a chamada geração “Tim-Tim”, do nome Timor-Timur, que os indonésios davam à sua 27.ª província. Muitos estudaram na Indonésia ou na Austrália, e é difícil explicar-lhes, hoje, a importância do português. Pior ainda, como vêem que as elites políticas, privilegiadas, falam português, e como lhes é vedado o acesso aos empregos na administração pública, por não falarem a língua agora oficial, estes jovens criaram alguma hostilidade em relação a Portugal e à língua portuguesa.
Il Rapporto 2011 della Banca Mondiale sui progressi del Paese nel corso degli ultimi dieci anni mostra [10] che “il portoghese è parlato solo dal 5% della popolazione” e aggiunge [11] che “dal 2009 oltre il 70% degli studenti che sono stati esaminati alla fine delle scuole di primo grado non sono in grado di leggere neanche una parola di un semplice testo in portoghese. Questo è un dato molto negativo dopo dieci anni di sforzi e iniziative (…). Un'ampia parte della popolazione potrebbe risultare analfabeta.
Documentarsi sulle lingue nazionali in Rete
Secondo l’Atlante delle lingue in pericolo nel mondo [12]redatto dall'Unesco, a Timor Est ci sono sei lingue che rischiano di estinguersi.
Stando alla scala adottata nello studio, l’ adabe [14] (dell'isola di Atauro), l'habu (parlato nella regione di Manatuto), il kairiu-midiki e il naueti (della regione del Viqueque) sono considerate lingue vulnerabili, in quanto molti bambini residenti in queste aree parlano quelle lingue ma solo in certi contesti, come l'ambiente domestico o la vita di tutti i giorni.
Il waima'a [15] è considerato seriamente in pericolo poichè “i bambini non lo imparano come lingua madre nelle loro case”. Nella punta nordest dell'isola, anche la lingua maku'a [16], che secondo l'Atlante nel 1981 era parlata da appena 50 persone, è stata definita in serio pericolo e prossima all'estinzione: di fatto, un solo opuscolo [17] è stato pubblicato in questa lingua.
Alcune delle lingue dell'isola [6] hanno trovato nuova vita sui nuovi media e sulle piattaforme online: importanti strumenti che aiutano a garantire continuità nel tempo. E’ proprio questo il caso del Fataluku [18], una lingua papuana parlata da 35.000 persone nella regione più orientale dell'isola, ben documentato su due siti, rispettivamente Fataluku Language Project [19] e Fataluku Community [20]. Un gruppo di giovani artisti originari della regione di Lospalos ha deciso di utilizzare proprio questa lingua nelle loro performance musicali:
Un progetto di ricerca dell'Università delle Hawai sulla documentazione delle lingue, con l'aiuto degli studenti impegnati in scambi culturali, ha promosso molte lingue dell'isola come i dialetti osoroa [21] e il fatumaka [22] della lingua makasae [23] – che è la lingua maggiormente diffusa nell'est del Paese -così come il waima'a [24], il fataluku [25], il mambae [26] e il tokodede [27]. Quest'ultimo viene utilizzato occasionalmente da João Paulo Esperança, linguista e traduttore portoghese, sul suo blog Hanoin Oin-oin [28] (pensieri diversi) [pt].
Un altro blogger che si esprime in una lingua sotto-rappresentata è Abe Barreto Soares, che è stato intervistato [30] da Global Voices inel 2009: oltre a scrivere in inglese [31], tetum [32], e bahasa indonesiano [33], ha mantenuto un blog di poesia in lingua galole [34] che si parla nel distretto di Manatuto, chiamato anche limusan [35].
Un po’ più a sud, la lingua Idaté compare sul blog di Ildefonso Pereira [36]. Anche Facebook è stato utilizzato per la comunicazione nelle lingue dell'Isola di Timor Est, come ad esempio accade nel gruppo che si esprime in naueti. [37]
Lo scorso anno è stata avanzata una proposta [38] per l'utilizzo delle lingue madri nei programmi di educazione nazionale, come mette in evidenza questo breve filmato dal titolo Lian Inan (Lingua madre) [tet], sottolineando “l'importanza per un bambino di utilizzare la sua prima lingua al fine di imparare a leggere e a scrivere, di rispettare la cultura dei suoi genitori e della sua comunità ed essere più sciolto prima di tutto nelle lingue ufficiali di Timor Est”: