Africa: la tecnologia al servizio di rifugiati e sfollati

Nelle ultime settimane, Global Voices ha presentato ai lettori diversi esempi di come i media cittadini sono usati per dare voce a rifugiati e sfollati [it].
Ma se non ci sono dubbi che i blog e i siti di social networking abbiano un ruolo nel rafforzare i gruppi marginalizzati, altrettanto vale per le ITC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) [it] in generale.

Ad esempio, MobileActive [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato], una rete globale per l'uso della tecnologia per il cambiamento sociale, sostiene il potenziale della telefonia mobile nel permettere ai rifugiati non solo di rimanere in contatto con i propri cari, ma anche di localizzarli facilmente. In un articolo dedicato a questo tema, MobileActive si sofferma sull'uscita speciale della rivista Forced Migration Review, che approfondisce la questione dell'uso delle TIC da parte di rifugiati e sfollati.

Rifugiati in Uganda usano SMS e telefoni cellulari per riconnettersi con i propri cari. Foto via MobileActive

Rifugiati in Uganda usano SMS e telefoni cellulari per tornare in contatto con i propri cari. Foto via MobileActive

I rifugiati sono spesso vittime di un trauma complesso. Innanzitutto vi è la situazione che li ha costretti ad andarsene e il fatto che molte famiglie si smembrano durante la migrazione. Per la salute e il benessere dei rifugiati, e per la loro capacità a reinstallarsi, è di vitale importanza che sappiano dove si trovano i propri famigliari e che sono salvi, e che possano rimanere in contatto con loro. Oggi i cellulari sono la più importante tecnologia perché i rifugiati trovino i loro famigliari e restino in contatto.

L'uscita numero 38 di The Forced Migration Review, The Technology Issue, tratta nello specifico delle tecnologie per i rifugiati. Due capitoli sono dedicati all'uso dei cellulari tra i rifugiati, ai problemi che questi ultimi incontrano nell'usare questa tecnologia per trovare e contattare i membri della loro famiglia, e delle questioni di sicurezza e accessibilità.

Il vice commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, T Alexander Aleinikoff introduce questo numero speciale:

Superficialmente, i campi profughi di oggi non sembrano molto diversi da quelli di 30, 40 anni fa. La modernizzazione sembra averli dimenticati. Ma se si guarda più da vicino, risulta evidente che le cose stanno cambiando.

Al giorno d'oggi, rifugiati e sfollati dei paesi più poveri hanno spesso accesso a un cellulare e possono guardare la TV satellitare. In alcuni campi compaiono degli internet café, in cui il materiale è fornito da alcuni rifugiati imprenditori o donato da organizzazioni umanitarie come l'UNHCR. Le stesse agenzie umanitarie stanno facendo sempre più spesso uso di tecnologie avanzate: sistemi per l'informazione geografica, Skype, basi di dati biometriche e Google Earth, per non fare che alcuni esempi.

Uno degli articoli porta l'attenzione su un progetto di rintracciabilità realizzato dal Refugee Consortium of Kenya (RCK) in cooperazione con Refugees United (RU):

Nel 1991 Ahmed Hassan Osman è scappato dal conflitto in Somalia, lasciando la famiglia a Kismayu, ed è partito per il Kenya in cerca di asilo. Ahmed ha vissuto per un periodo nel campo profughi di Ifo, prima di essere reinstallato nel Colorado, USA, di cui ha ricevuto la cittadinanza.

Nel 1992, suo cugino Abdulahi Sheikh è arrivato in Kenya in cerca di aiuto. Dopo aver ottenuto lo status di rifugiato, Abdulahi si è ritrovato nel campo di Dagahaley a Dabaab. Credeva che Ahmed fosse a Dabaab oppure che vi fosse stato, ma i suoi sforzi per trovarlo si sono rivelati infruttuosi e presto ha perso la speranza di ritrovarlo. Di fatto, Abdulahi credeva che Ahmed fosse tornato in Somalia.

All'inizio del 2011, il Refugees Consortium of Kenya ha assunto Abdulahi come assistente al progetto di Refugees United nel campo profughi di Dagahaley. Abdulahi si è registrato nel programma di rintracciabilità. e ha iniziato a cercare i propri cari. Notando casualmente un nome che gli suonava famigliare, ha contattato questa persona per mezzo del sistema di messaggeria di RU. Nel ricevere una risposta, si è reso conto di aver ritrovato, dopo vent'anni di separazione e ricerche, l'amato cugino. Si sono scambiati i numeri di telefono, e Ahmed lo ha chiamato, rompendo 20 anni di silenzio. Continuano a sentirsi regolarmente, e sia Ahmed che Abdulahi continuano a cercare altri amici o membri della famiglia.

Certo, come lo ricorda MobileActive, alcuni problemi con le infrastrutture locali rimangono un ostacolo all'adozione di questo tipo di sistemi:

In alcune aree dell'Africa non c'è copertura per le telecomunicazioni. I partecipanti ai seminari hanno commentato che anche dove esiste, la connessione telefonica salta regolarmente, e alcuni hanno sperimentato delle interferenze nelle comunicazioni. La potenza del segnale è debole, e la mancanza di una fonte affidabile o regolare di elettricità nel paese di ricezione può essere un problema maggiore, nonostante ciò vari in base alla regione. La crescita della popolazione in alcune aree indebolisce la potenza del segnale, a causa dei cali di corrente. Le persone potrebbero anche avere delle difficoltà a ricaricare i loro telefoni.

[…]

Trovare la migliore tecnologia da usare per ogni membro della famiglia può essere difficile, in modo particolare se sono loro stessi sfollati, a causa di diversi fattori quali la varietà dei servizi disponibili, le possibilità delle famiglie di permetterseli, e la loro capacità di farne uso. Un partecipante ha osservato che la maggior parte dei membri della sua famiglia all'estero doveva accedere alla tecnologia per comunicare attraverso altre persone. Un'altra partecipante ha descritto le difficoltà che ha dovuto affrontare nel contattare il marito in un campo. Gli ha mandato dei soldi perché comprasse un telefono, che poi anche le altre persone nel campo volevano usare, lasciandola così spesso ad aspettare ore prima di riuscire a contattarlo.

Delle opzioni più economiche come le email, VoIP o le chat non sono accessibili, poiché l'accesso a Internet in Africa è veramente costoso. Inoltre, i membri della famiglia rifugiati in un altro paese potrebbero non sapere come usare questi strumenti.

Carta della Somalia sul progetto Somalia speaks di Al Jazeera

Questo numero di Forced Migration Review fornisce un'ampia panoramica di come vengono attualmente usate le TIC: dal fornire ai rifugiati l'accesso alle informazioni sulla salute e sulle opportunità educative all'usare Facebook, Gmail Chat e Skype per restare in contatto con i membri della famiglia e gli amici nonostante la separazione geografica.

Anche Ushahidi [it] viene menzionato in relazione al terremoto del 2010 ad Haiti ed anche perché, in generale, si occupa di conflitti, disastri e rifugiati.

In effetti, il progetto Idea Lab di PBS [it] parla della collaborazione tra Al Jazeera e Ushahidi per connettere e rafforzare i somali separati dal conflitto e dalla carestia:

Somalia Speaks è una collaborazione tra Souktel (un'organizzazione basata in Palestina che fornisce servizi di messaggeria via SMS), Ushahidi, Al Jazeera, Crowdflower, e l'Istituto della Diaspora Africana. “Volevamo scoprire la prospettiva dei normali cittadini somali, affinché ci dicessero in che modo la crisi ha colpito loro e la diaspora somala”, ha detto Soud Hyder di Al Jazeera in un'intervista.

[…]

Lo scopo di Somalia Speaks è di aggregare le voci dei somali che si trovano all'interno e all'esterno del paese, chiedendo per messaggio: In che modo il conflitto somalo ha influenzato la tua vita? Le risposte sono tradotte in inglese, e riportate su una mappa. Da quando è stato lanciato, Al Jazeera ha ricevuto circa 3.000 SMS.

[…]

Per Al Jazeera, Somalia Speaks è anche un modo per testare un approccio innovativo ai media cittadini e alla raccolta di notizie.

In Ottobre 2010, anche MobileActive ha ideato un progetto basato sulla telefonia mobile, e Refugees United l'ha messo in pratica con il supporto di Ericsson, UNHCR e Omidyar Network, notando che un blog l'aveva denominato “il social network che è più importante di Facebook”.

Il numero dedicato alla tecnologia da Forced Migration Reviex può essere letto online a questo indirizzo.

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