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Guatemala: lavoro minorile nei campi di canna da zucchero

Categorie: America Latina, Guatemala, Citizen Media, Diritti umani, Economia & Business, Giovani, Lavoro, Media & Giornalismi, Sviluppo

Una recente inchiesta portata avanti da giornalisti del blog Plaza Publica [1] [es, come i link successivi] in Guatemala, ha messo in evidenza come siano proprio le autorità governative, preposte alla vigilanza per la prevenzione del lavoro minorile, a permettere che ragazzi al di sotto dei 14 anni lavorino nei campi di canna da zucchero, svolgendo un'attività usurante e pericolosa.

Porzioni di canna da zucchero [2]
Porzioni di canna da zucchero [2] di Chris McBrien [3] CCBy [4]

Nell'articolo intitolato Sfruttamento del lavoro minorile nella produzione guatemalteca di zucchero [5] Alberto Arce e Martín Rodríguez Pellecer illustrano le condizioni dei bambini che lavorano nei campi di canna da zucchero dove i tagliatori vengono pagati alla tonnellata. Gran parte dei braccianti adulti riesce a recidere tra le due e le tre tonnellate di canna, il che non consente loro di ottenere neanche il minimo salariale, il cui importo giornaliero si aggira attorno ai 7.5 USD. Una delle famiglie intervistate in cui a lavorare sono il padre e i due figli, uno di 12 e l'altro di 13 anni, non riesce a raggiungere, sommando i guadagni di tutti e tre, l'importo di una paga base.

Para llegar al salario mínimo, con un salario de Q20 por tonelada es necesario superar las tres toneladas diarias. Para el finquero, la media normal que un cortador puede extraer es de seis toneladas. Los cortadores dicen que a partir de dos o tres es inhumano.

Per raggiungere la retribuzione minima, con un salario di 20 Q per tonnellata, è necessario tagliare più di tre tonnellate di canna al giorno. Secondo il proprietario della piantagione, il quantitativo medio che ogni bracciante è in grado di cogliere è pari a 6 tonnellate. I tagliatori sostengono che superare le due o tre tonnellate è un'impresa disumana.
Tagliatori di canna da zucchero [5]

Al Flamenco, immagine di Alberto Arce, CC BY

A seguire,  il breve video [6] girato dai giornalisti durante la loro visita alla piantagione di canna da zucchero per scattare immagini con un'antica macchina fotografica. Intanto, ecco la citazione dall'articolo:

Plaza Pública ingresó sin pedir permiso a la propiedad privada de Kuhsiek para hacer unas fotografías artísticas sobre trabajadores de la caña. En ese momento, no se sabía quién era el dueño de la finca. Ya dentro se descubrió el trabajo infantil. Allí, en una conversación informal entre el empresario agrícola, uno de los reporteros que escriben esta nota y el fotógrafo Rodrigo Abd, se acordó una entrevista formal en su oficina de la capital.

Plaza Pública è entrata nella proprietà privata di Kuhsiek per scattare delle fotografie artistiche dei lavoratori della canna da zucchero senza chiedere il permesso. Ancora non si sapeva chi fosse il proprietario della piantagione. Una volta al suo interno, è stato scoperto il lavoro minorile. Lì, in occasione di un colloquio informale con l'imprenditore agricolo, uno dei reporter che ha scritto questo articolo e il fotografo Rodrigo Abd hanno concordato un'intervista nell'ufficio che questi possiede nella capitale.

Ironia della sorte ha voluto che il proprietario della piantagione Flamenco non fosse altri che Otto Kuhsiek, il presidente della Camera dell'Agricoltura del Guatemala. Nell'intervista il possidente non ha negato che i bambini potessero accedere ai campi ma ha lasciato intendere che di fatto non vi lavorassero:

El presidente de la Cámara del Agro se define como una persona que trata de cumplir con la Ley: “No conozco las edades de los niños que se encontraban en mi finca, que estaban, en todo caso, en su período vacacional. Usted vio que había una escuela en frente de donde estaban. Y esos niños no son trabajadores, sino que vienen acompañando a sus padres. Son sus ayudantes (…) .

Il Presidente della Camera dell'Agricoltura si autodefinisce quale persona rispettosa della legge: “Non sono a conoscenza dell'età dei bambini trovati nella mia tenuta i quali, comunque, in quel periodo erano in vacanza dagli obblighi scolastici. Non so se avete fatto caso, ma c'è una scuola di fronte a dove si trovavano. E quei bambini non sono lì come lavoratori; accompagnano i loro genitori. Sono i loro aiutanti.”.

Ha proseguito spiegandoci che i lavoratori non vengono sfruttati giacché sono liberi di andar via se stanchi. Ciononostante, i giornalisti hanno replicato facendo presente che alle cinque del pomeriggio si possono ancora vedere i braccanti al lavoro nei campi. Visto che vengono pagati per quello che riescono a tagliare, potrebbero ritrovarsi comunque costretti a scegliere fra nutrire le proprie famiglie o riposarsi.

Su Twitter, la giornalista guatemalteca Alejandra Gutierrez [7] tenta di convertire il biasimo nei confronti del lavoro minorile in attenzione verso le condizioni di vita dei bambini:

¿Los cañeros? ¿los azucareros? ¿los compradores? ¿los padres? ¿el Estado? La tragedia es que esos niños tengan que trabajar. #11deazucar

I tagliatori di canna da zucchero? I lavoratori delle piantagioni? I compratori? I genitori? Lo Stato? La tragedia sta nel fatto che questi bambini debbano lavorare.#11deazucar

Il lavoro minorile nelle piantagioni di canna da zucchero non è una novità: già nel 2007 su YouTube era stato caricato questo video [8] contenente immagini di lavoratori delle piantagioni di canna da zucchero in Guatemala, e fra di essi vi erano bambini.

Sebbene l'industria dello zucchero in Guatemala sia una delle più floride e proficue, l'incremento di profitto e il benessere che ne derivano non raggiungono gli individui alla base della catena produttiva. Difatti, l'associazione dei produttori di zucchero denominata Asazgua, che riunisce i 13 maggiori stabilimenti di trasformazione, garantisce il minimo salariale solo agli impiegati della fase di trasformazione dello zucchero, non ai tagliatori. Questa, inoltre, sostiene che i  problemi dei lavoratori della canna da zucchero non sono rappresentati dal lavoro minorile e tantomeno il problema riguarda l'associazione, poiché pertiene ai tagliatori e non agli impiegati nell'industria della trasformazione: i tagliatori sono fornitori di manodopera che non aderiscono ad Asazgua; non è quindi compito dell'associazione far sì che tutto questo cessi.

[5]

Al Flamenco, di Alberto Arce, CC BY

Nell'articolo di Plaza Publica, Arce e Rodriguez raccontano come i proprietari della piantagione e l'associazione Asazgua si siano calati nella parte di vittime, insinuando che quella di far lavorare i bambini nei campi è una scelta del coloni e il non permettere ai bambini di lavorare nei campi potrebbe portare gli stessi e i loro figli ad appiccare il fuoco al raccolto e sabotare la produzione.

L'articolo e l'inchiesta hanno sortito effetto ma, ahimé, non quello sperato. Il giornalista Alberto Arce informa su [9] Twitter [10] che, sebbene la tenuta Finca Flamenco abbia cessato l'attività produttiva a seguito di quanto denunciato dall'articolo di @PlazaPublicaGT, nel dipartimento di Retalhuleu molti lavoratori di canna da zucchero hanno perso il lavoro.