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Cuba: i blogger rilanciano su SOPA, cultura e conoscenza condivisa

Categorie: America Latina, Cuba, Arte & Cultura, Citizen Media, Istruzione, Libertà d'espressione, Politica, Tecnologia

Da metà gennaio le proposte di legge USA “anti-pirateria” SOPA e PIPA [1] [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] hanno scatenato reazioni politiche e culturali in tutto il mondo.

I collaboratori di Global Voices Online hanno fornito una panoramica delle reazioni dei sostenitori della libertà d'espressione online sparsi in Europa, Asia e nelle America (qui [2], qui [3] e qui [4] [it]). Il tutto ha portato a una grande vittoria, dato che il Parlamento USA ha deciso di ritirare le proposte di legge.

Teatro Karl Marx, foto di Edgar Rubio. CC: BY-NC-ND.

Teatro Karl Marx, foto di Edgar Rubio. CC: BY-NC-ND.

A Cuba, un Paese in cui i cittadini che usano Internet sono molto pochi e dove siti come Wikipedia [5] e BitTorrent [6] [it] sono sconosciuti alla maggior parte della gente, i blogger contribuiscono al dibattito con una prospettiva insolita. Diversamente dalle critiche su SOPA e PIPA provenienti dagli Usa e dal resto del mondo, i blogger cubani non si sono concentrati sulle implicazioni tecniche delle proposte di legge. Bensì, sia gli indipendenti che coloro più vicini allo stato hanno preferito considerare i due provvedimenti non solo come misure legali che avrebbero soffocato l'innovazione e la democratizzazione della rete, ma anche come una forte presa di posizione sulle posizioni dei legislatori (e delle industrie musicali e cinematografiche) rispetto allla cultura e alla creatività in generale.

Karel Pérez Alejo, in due articoli su Cubadebate [7] [es] e Trabajadores [8] [es], divide polemicamente la “società” o “il 99%” dai sostenitori più convinti delle leggi:

Si bien algunos han analizado el fenómeno como la confrontación entre Hollywood y Silicon Valley, los millones de reclamos de los usuarios hablan de una guerra más profunda, entre una sociedad que busca manejar una información sin restricciones y un grupo de intereses que intentan seguir un obsoleto modelo de propiedad.

Mentre alcuni hanno considerato il fenomeno come un confronto tra Hollywood e Silicon Valley, milioni di utenti online parlano di una guerra più profonda, tra una società che cerca di diffondere le informazioni senza restrizioni e un gruppo di pochi interessati a perseguire un modello obsoleto di proprietà.

Su Voces Cubanas [9] [es], la blogger Regina Coyula [10] lega l'idea di SOPA e PIPA all'oscuramento di MegaUpload da parte dell'FBI. Coyula sostiene che la chiusura del sito, che non sarebbe stata l'unica se i disegni di legge fossero stati approvati, limita l'accesso alla conoscenza e alla cultura a quelle persone che normalmente non possono permetterselo:

[le autorità statunitensi], con l'accusa di pirateria, usurpano il diritto affermato di milioni di cittadini del villaggio globale di scaricare contenuti online per i quali, altrimenti, non potrebbero pagare.

Sul blog La Pupila Insome [11] [es], Iroel Sánchez compara il paradigma del diritto alla proprietà intellettuale negli Usa al modello cubano, evidenziando i modi in cui i sistemi culturali ed educativi cubani hanno tentato di democratizzare la conoscenza, rendendola facilmente accessibile a tutti:

Cuba, con una formación masiva de profesionales universitarios….no hubiera podido desarrollar [su] capital humano sin una concepción democratizadora y no lucrativa del conocimiento…

Cuba, con la sua numerosa popolazione di accademici… non avrebbe potuto formare il suo capitale umano senza una concettualizzazione democratica e non lucrativa della conoscenza…

Sin dalla loro introduzione negli anni '60, le rivoluzionarie politiche culturali del governo [12] hanno generato aspre controversie sul ruolo ideologico degli artisti nella società cubana. Ma hanno anche prodotto un solido sistema di supporto per gli artisti e le istituzioni culturali. A Cuba, assistere al “national ballet” costa infatti pochi pesos in più che andare al cinema. Accesso alla cultura, alla conoscenza e alla educazione significa dunque essere aperti a tutti i cittadini.

Tuttavia, nel caso della cultura e della conoscenza create e scambiate online, la maggior parte dei cubani è in una situazione peggiore a quella di un qualsiasi cittadino statunitense. Così, per tutti coloro che non occupano posizioni di alto livello all'interno del governo, o che non siano scienziati o accademici, l'accesso a internet rimane limitato [13].

Internet è diventato uno spazio contestato dove le autorità governative a la stampa ufficiale hanno denunciato la “guerra cibernetica” degli Usa contro Cuba; il panorama apparentemente illimitato della cultura e della conoscenza online è raramente menzionato nella sfera pubblica. Probabilmente, le autorità cubane hanno deciso di limitare l'uso di internet nello sforzo di scoraggiare i potenziali effetti sulla società derivanti da attività economiche e discorsi politici indipendenti.

Come Sánchez, Coyula allude alla natura politicizzata delle politiche culturali di Cuba, ma guarda anche con occhio critico a questo sistema “democratizzato” per lo scambio della conoscenza. Concludendo, Coyula promuove l'idea di un equilibrio nel quale gli interessi del mercato e del benessere pubblico sono in armonia:

E’ vero che c'è una relazione simbiotica tra l'arte e il mercato che la mette nelle mani dei consumatori. Ma considerare l'arte come una merce significa promuovere prodotti di dubbia qualità a scapito di altri valori. […] A un certo punto, si deve pur raggiungere un equilibrio tra i due interessi.