Italia: nuove proteste contro l'austerità (e la disinformazione mainstream)

I vari moti di protesta innescati dalle misure anti-austerità nei Paesi europei alle prese con la crisi economica [en] dovrebbero averci insegnato che a lasciare un Paese in balìa dello spread e dei mercati finanziari, prima o poi ci si può aspettare di dover fare i conti con il malcontento della popolazione. Specialmente in un Paese, come l'Italia, già provato da anni di malgoverno, e dove al deficit di bilancio e della democrazia, si aggiunge quello dell'informazione.

Movimento dei Forconi, dal gruppo FacebookA partire dalla metà di gennaio, in Italia è partita una nuova ondata di proteste — avviate in Sicilia da agricoltori, autotrasportatori e pescatori, per lo più piccoli imprenditori, presto raggiunti da altre fasce della popolazione, inclusi dipendenti pubblici, disoccupati e studenti. Il movimento si fa chiamare Forza d'Urto [it, come i link successivi eccetto ove diversamente indicato], forse meglio noto come Movimento dei Forconi. Per sei giorni, i tir hanno bloccato le strade e autostrade dell’isola, organizzando almeno ventisei blocchi stradali e interrompendo la circolazione di merci e causando diffusi disagi, dalle lunghe code per la benzina agli scaffali vuoti dei supermercati. Le proteste si sono poi propagate ad altre regioni, con scioperi e blocchi stradali dalla Calabria al Piemonte. A Roma, durante la manifestazione dei pescatori del 25 gennaio a Montecitorio, tre manifestanti sono rimasti feriti. Una mobilitazione di massa contro le misure imposte dalla manovra finanziaria del governo Monti, prima fra tutte il caro gasolio. Eppure durante i primi giorni della protesta, televisioni e giornali italiani non ne parlano, ad eccezione di qualche testata locale, come fa notare Marco Cedolin sul blog Il Corrosivo:

I media mainstream in queste stesse ore tacciono, reputando (e lasciando intendere) che in Sicilia non stia accadendo nulla che meriti attenzione, tutto tranquillo e nessun problema.
Davvero la protesta in questione è una vicenda d’importanza ed incidenza così minimale da non meritare neppure un servizietto di 50 secondi, di quelli che comunemente vengono dedicati perfino al nuovo tatuaggio sfoggiato dal vip di turno?

Le categorie in sciopero protestano contro il pacchetto liberalizzazioni del governo, ma anche contro la “casta politica”: sono pescatori che, a causa delle accise, non riescono a sostenere i costi del loro peschereccio; camionisti che, a causa del caro gasolio, non riescono a trasportare ai costi stracciati imposti dal mercato e dalla concorrenza proveniente dall’estero. Per questo, la mobilitazione ha suscitato molto scetticismo ed è stata accusata di rappresentare interessi ristretti di categoria. David Incamicia Su Fuori Onda Blog rispecchia questa presa di posizione, e critica il movimento che si accanisce contro l’esecutivo Monti, che il novembre scorso aveva ereditato dal governo Berlusconi un Paese con un'economia in panne e una reputazione internazionale in frantumi:

Le piazze in rivolta avevano certamente motivo d'essere fino a qualche settimana fa, quando l'irresponsabilità di “un sol uomo al comando” e la sua ostinata resistenza al potere hanno finito per rendere ancor più dura e di difficile risoluzione la pesante situazione sociale del Paese (…)
Ma oggi, proprio per evitare il tracollo definitivo, occorre che tutti giochino nella stessa squadra (…) Gli egoismi vanno rimossi senza se e senza ma. Così come l'ancora poderosa demagogia che arringa a destra e a manca.

Mentre la Lega Nord sembra ignorare il fatto che il movimento degli agricoltori, anche detto Movimento dei Forconi, nasce nell'estate del 2011, e che i pescatori scioperano già dal 2008, resta una generale incapacità (o mancanza di volontà?) di fare chiarezza, dando così adito a incomprensioni e strumentalizzazioni sul movimento stesso. Mentre durante gli scioperi le testate mainstream si concentravano sulle presunte infiltrazioni mafiose e sulla morte di un camionista ad Asti, su Facebook le pagine dedicate o legate in qualche modo al Movimento dei Forconi proliferavano, rivelando anche alcuni collegamenti con il movimento neofascista Forza Nuova, schierato a sostegno dei Forconi. Invece su Twitter gli hashtag più attivi sono #fermosicilia, #forzadurto e #forconi.

Il commento di Veneti stufi su quella che si dichiara la pagina ufficiale del movimento la dice lunga su questa confusione:

Non capisco più nulla, pagine colme di rabbia e non di vera indignazione/protesta, ma quali sono i VERI FORCONI? Il sito non è attivo, ognuno in rete dice tutto ed il contrario di tutto, USATE la rete e coinvolgete le persone, non date modo di strumentalizzarvi.

Ma ai cortei cittadini tenutisi in varie città della Sicilia, come Gela (nel video) e Palermo, c’erano disoccupati, studenti, e giovani di ogni credo politico, come dimostra anche il seguente comunicato stampa firmato dallo Studentato Autogestito Anomalia e dal Laboratorio Vittorio Arrigoni, due dei principali centri sociali della città:

La protesta popolare che si sta diffondendo in Sicilia come tutte le proteste di questo tipo sono complesse, di massa e contradditorie, ma di sicuro parlano il linguaggio della lotta contro la globalizzazione, contro equitalia e lo strozzinaggio legalizzato che sta mettendo in miseria larghe fasce della societa’ siciliana , contro la casta politica di destra e di sinistra (…)
Noi, militanti di centri sociali e di spazi occupati della citta’ di Palermo, sosterremo la lotta di “forconi” e autotrasportatori perchè frutto di una giusta battaglia e perchè ricca di positive e “incompatibili” energie; per questo, come sempre, saremo al fianco di chi lotta contro la crisi e questo intollerabile sistema.

Marco Cedolin considera la protesta degna di nota in quanto cerca di andare oltre le divisioni ideologiche:

Non so quanta “fortuna” avrà la protesta dei Forconi che sta paralizzando la Sicilia, così come non conosco le prospettive di una movimentazione che sembra manifestarsi (per la prima volta in Italia) realmente trasversale, abiurando i partiti e tentando di mettere nel cassetto le divisioni settarie fra “rossi e neri” che da sempre minano alla radice qualsiasi battaglia in questo disgraziato Paese, conducendola ogni volta sul binario morto della diffidenza e dei distinguo.

Il fallimento dell’opinione pubblica italiana di comprendere le rivolte è anche e soprattutto il fallimento dei media di raccontarle, un’altra eredità del governo Berlusconi (l’Italia è 61esima nella classifica 2011-12 sulla libertà di stampa di Reporters Without Borders [en]) con la quale la politica esita ancora a fare i conti. Per Davide Grasso, che scrive sul blog Quiete o Tempesta, le rivolte dei Forconi sono state

l’ennesimo successo a metà del sistema italiano dell’informazione. Successo nel combattere le aspirazioni dei soggetti sociali che scelgono la strada della protesta ma fallimento (opposto e speculare) nel comprendere e riportare un rilevante fenomeno sociale.

Nicola Spinella scrive su Agoravox:

Il celebre motto “divide et impera” rivela ancora oggi, dopo due millenni, la propria immortalità: è bastato agitare davanti al popolo il fantasma della mafia infiltrata nelle fila degli autotrasportatori, assimilarli a sigle dell'estrema destra, per ridurre la protesta ad un fuoco di paglia. Difficile pronosticare uno scenario futuro per tutta un'Italia scossa dal salasso Monti e da un ventennio di malgoverno berlusconiano.

Il dialogo fra il governo e il movimento sembra essere giunto a un binario morto, e una nuova ondata di proteste è prevista a partire da lunedì 6 febbraio con l'occupazione di comuni e il blocco di porti e raffinerie, con disagi probabili in tutto il Paese in quanto la Sicilia raffina il 40% dei carburanti [fr] venduti sul territorio italiano. Già da sabato a Messina sono state riportate lunghe code per la benzina in vista degli scioperi.

1 commento

  • Vento culturale dei Forconi, nei nuovi Vespri Siciliani

    In mezzo al Mare Nostro,
    nella Terra più a sud,
    il cuore riprende a pulsare,
    brivido alla schiena
    per tutto lo stivale.

    Si è svegliato dal torpore
    e si batte con fermezza
    il Popolo siciliano,
    tendendo con Amore
    ai più deboli… la mano.

    Poesia di: Salvatore Azzaro da Giarratana poeta e cantautore impegnato contro le mafie.

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