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Corea del Sud: proteste diffuse contro la base navale di Jeju

Categorie: Asia orientale, Cina, Corea del Sud, Ambiente, Citizen Media, Guerra & conflitti, Protesta, Relazioni internazionali, Ultim'ora

Sono ormai parecchi anni che gli abitanti di Gangjeong, nella Corea del Sud, stanno protestando contro la costruzione di una base navale sull’isola di Jeju [1] [it]. A quanto pare il progetto militare avrebbe un grosso impatto sull’ecosistema di uno dei siti-patrimonio dell’UNESCO. Durante un referendum il 94% dei residenti di Jeju ha votato contro la costruzione della base.

Nonostante ciò il Governo sud coreano ha insistito con la prosecuzione dei lavori. Il 7 marzo 2012 la marina del Sud Corea, insieme all’impresa edilizia Samsung Corporation, ha iniziato a far esplodere le rocce della fascia costiera [2] [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato]. Il giorno dopo centinaia di attivisti sono giunti sull’isola per impedire alla marina di spazzar via l’intera costa sud coreana. Molti sono stati arrestati.

Questo un video della campagna d'opposizione, che mostra i “metodi di distruzione” della marina e la protesta pacifica degli attivisti e degli abitanti:

National Campaign to End the Korean War [3] spiega su Facebook la situazione creatasi il 7 marzo:

Attivisti contro l’esplosione della fascia costiera di Jeju. Foto di National Campaign to End the Korean War su Facebook. [3]

Attivisti contro l’esplosione della fascia costiera di Jeju. Foto di National Campaign to End the Korean War su Facebook.

Nonostante il governatore Woo abbia chiesto alla marina della Corea del sud di interrompere la distruzione della costa vulcanica di Gureombi, considerata sacra da tutta l’isola di Jeju, la marina e la Samsung Corporation hanno declinato la richiesta facendo saltare 800 kili di esplosivo sul litorale. Si stima che le esplosioni dureranno ancora per cinque mesi e verranno utilizzate ben 43 tonnellate di esplosivo.

Secondo gli analisti locali [4] il comportamento avventato del Presidente Lee Myungbak, deriva da un’unica preoccupazione: la costruzione della base navale potrebbe essere messa a rischio, solo se il partito dominante perde la maggioranza parlamentare nel corso delle elezioni di Aprile. Tuttavia, una mossa simile ha offeso molti cittadini.

Sulla pagina Facebook di Save Jeju [5], i cittadini e gli attivisti continuano a esprimere le loro opinioni. Circa venti attivisti hanno invaso Gurombee rompendo la recinzione perimetrale con delle pietre. L’ultimo aggiornamento risale al 9 marzo, Su Lee [6] scrive:

Dennis dalla California e altri nove attivisti da altri paesi sono stati arrestati, inclusi cinque abitanti di Jeju.

Imok Cha ha descritto [7] quello a cui ha assistito il 7 marzo:

Polizia allineata contro la protesta. Di Imok Cha su Facebook.

Polizia allineata contro la protesta. Di Imok Cha su Facebook.

Gangjung completamente bloccata da tre file di poliziotti. Manca poco all’esplosione, avverrà a mezzogiorno, cioè tra due ore. Il permesso di usare l’esplosivo vale per cinque mesi. Pare che il processo di demolizione avverrà a fasi. Otto tonnellate saranno usate per gli accessi e trentacinque tonnellate per le zone più ad ovest. Per tale esplosione hanno trivellato un buco di 4,5 metri di profondità. Come siamo arrivati a tutto questo???

Haein Lee ha espresso tutta la sua frustrazione [8]:

Questo progetto non ha alcun senso! Perché dobbiamo fare cose che non possono essere riparate e di cui ci pentiremo per gli anni avvenire? Vi prego, fermatevi!

Sung Hee Myoung rilancia [9]:

É come perdere una parte di mondo.
Dobbiamo interessarci a quello che sta succedendo. Non è un problema da niente come l’erba più verde del vostro vicino, stiamo parlando di un’isola che si trova sulla terra, la terra di tutti!

Erin Kang pone in evidenza l'assurdità [10] della scelta del governo proprio alla vigilia del Congresso per la salvaguardia della terra che si terrà a Jeju:

A settembre 2012, Jeju ospiterà il Congresso per la salvaguardia della terra, il che è totalmente ridicolo alla luce di ciò che sta accadendo a Gangjeong proprio in questi giorni. Gli organizzatori dell’evento e le agenzie stampa dovrebbero essere messi al corrente di questa ipocrisia. Vi prego mandate una mail agli organizzatori e avvisate i media. Dobbiamo usare qualsiasi mezzo per far si che la gente parli il più possibile delle atrocità che stanno avvenendo a Gangjeong.

Oltre alle preoccupazioni per l’ambiente, gli attivisti per la pace internazionale ritengono che la costruzione rientri nella strategia dell’esercito regionale di circondare la Cina. Questo trascinerebbe gli abitanti di Jeju sulla prima linea delle tensioni regionali. Come spiegato sulla petizione Save Jeju Island — No Naval Base [11]:

Dato che il progetto per la costruzione della base navale è stato annunciato cinque anni fa, il 95% degli abitanti di Jeju hanno votato contro la base e hanno adoperato ogni mezzo democratico possibile per bloccare la sua costruzione. Eppure le loro proteste sono cadute in vano nel vostro governo.
Noi sosteniamo l’indignazione dei cittadini nei confronti del governo sud coreano che preferisce sacrificare la sicurezza dell’isola per costruire una postazione missilistica di difesa degli Stati Uniti quale parte di una strategia provocativa par circondare la Cina. Gli abitanti di Jeju si rifiutano di credere che questa base navale migliorerà la sicurezza del popolo coreano. Sanno bene infatti, che questa mossa destabilizzerà ulteriormente la regione asiatica del pacifico e renderà l’isola il primo bersaglio per la rappresaglia militare.

In risposta a questa situazione, pacifisti da tutto il mondo sono giunti sull’isola reclamando un sostegno internazionale per la questione locale. Imok Cha traduce [12] la relazione da pressian.com:

Angie Zelter, candidata al Premio Nobel per la pace, resterà a Gangjung per due settimane. In questi giorni è andata sulla costa di Gurumbi e si è gettata in acqua. Ha detto che in questo momento servono molti più pacifisti e che è stato uno shock per lei ascoltare le spudorate menzogne del governo a proposito dell’ambiente. Tuttavia, è rimasta molto colpita dalla lotta degli abitanti coreani per la salvaguardia della natura.

Sul suo blog [13] Bruce Gagnon, in prima linea nella protesta anti-base, spiega l’importanza di una partecipazione alla causa a livello internazionale:

Inviare nuovi portatori di pace sull’isola di Jeju sarebbe un segnale per tutti coloro che sono coinvolti nella causa. Evidenzierebbe infatti, che il movimento di pace globale è perfettamente consapevole della natura strategica di questa lotta locale. Il tanto annunciato “perno” di Obama nei confronti dell’Asia del pacifico rappresenta un raddoppiamento virtuale delle operazioni militari degli Stati Uniti in questa regione. È per questo che la marina ha bisogno di ulteriori appigli nei pressi della costa cinese e non a caso il paesino di Gangjeong dista soltanto trecento miglia.