Il 17 marzo i marocchini hanno protestato contro la difficile condizione [en] della sedicenne Amina Filali, che si è suicidata dopo essere stata obbligata a sposare – addirittura con l'approvazione di un giudice – l'uomo che l'aveva stuprata. Il suo suicidio ha innalzato un'ondata di reazioni sia sui social network sia all'interno della stessa società marocchina.
I marocchini avevano pianificato la loro protesta davanti al Parlamento a mezzogiorno di sabato scorso, allo scopo di attirare l'attenzione sulla condizione delle donne che come Amina vengono costrette a sposare i loro stupratori, i quali evitano così perfino di essere puniti.
Sulla pagina [en, ar] Facebook intitolata “No allo stupro con la complicità dello Stato”, si legge:
La pagina contiene anche i dettagli del sit-in del 17 marzo, con il seguente elenco [en]:
1. Il punto di ritrovo sarà davanti al Parlamento a mezzogiorno. Non si tratta di una marcia, quindi non ci sposteremo dal punto di ritrovo stabilito.
2. Il sit-in è un'azione cittadina organizzata da indipendenti, che potranno essere identificati grazie alle loro t-shirt (abbiamo a disposizione t-shirt in più che possono essere acquistate).
3. Poster e volantini con le richieste (le richieste sono consultabili nella sezione apposita di questa pagina) verranno distribuiti ai partecipanti. Se vorrete, potrete anche firmare.
4. Molti attivisti della società civile, ONG e artisti di spicco parteciperanno alla manifestazione.
Questa è la nostra causa, di tutti noi, uomini e donne del Marocco, quindi partecipate!
Nel frattempo, online si continua a discutere della vicenda e delle sue ricadute. Fra i tanti, Rafik Ayoub, da Rabat, commenta sul suo blog [ar]:
Per ulteriori dettagli si veda anche questo articolo: Marocco: suicida la 16enne costretta a sposare il suo stupratore [it].