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Occupy Wall Street: “Come filmare la rivoluzione”

Categorie: Nord America, U.S.A., Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Film, Libertà d'espressione, Linguaggi, Media & Giornalismi, Protesta, Tecnologia, Advox

Domenica 11 dicembre 2011 il quotidiano The New York Times ha pubblicato un articolo [1] [en, come i link successivi]nel quale veniva ampiamente illustrato il ruolo della tecnica della “presa diretta” in seno al noto movimento Occupy Wall Street. Il giorno seguente venivano arrestati diciassette mediamaker, inclusi alcuni membri del gruppo responsabile delle riprese in diretta per il filmato Global Revolution [2].

Da allora, la polizia statunitense ha continuato a prendere di mira con sempre maggiore insistenza membri dei media indipendenti e cittadini dotati di videocamere ed attrezzatura per il montaggio e la creazione di video, a quanto pare con lo scopo di scoraggiare chiunque dal rappresentare la brutalità della polizia e soffocare ulteriori iniziative da parte del movimento [3].

Cosa significa tutto ciò? Una possibile risposta risiede nel potere che il giornalismo partecipativo ha acquisito grazie al movimento. I filmati amatoriali hanno infatti un ruolo chiave nella divulgazione di immagini attestanti la brutalità della polizia e nella stesura dell'agenda di appuntamenti che il movimento Occupy ha fissato con il pubbico fin dal suo esordio, il 17 settembre 2011. In effetti, i programmi in diretta hanno fatto sempre maggiore ricorso all'utilizzo di video e fotografie di cittadini e videoamatori presenti alle manifestazioni di Occupy, evidenziandone l'importanza  nel creare iniziative d'interesse generale.

Se volete imparare qualcosa di più sul potere della “presa diretta”, date un'occhiata alla mia intervista con Josh [4] di Global Revolution.

La necessità di video formativi

Cresce come non mai la domanda di video formativi che insegnino ai cittadini come effettuare riprese con efficacia e sicurezza durante le manifestazioni. Le telecamere sono ovunque [5] e sapere come usare la strumentazione per collaborare alla difesa dei diritti civili e diffondere un messaggio è oramai un imperativo. Le rivendicazioni dei diritti umani in Egitto, in Siria e i Movimenti Occupy di tutto mondo – per esempio – si basano su questo tipo di iniziativa.

Ora il problema che si presenta è quali siano le indicazioni e le tecniche più efficaci da condividere e come attirare l'attenzione e l'interesse del pubblico affinché tali informazioni vengano poi diffuse.

Il video che segue, girato da Corey Ogilvie e Andrew Halliwell nel dicembre 2011 ne è un valido esempio. Per esempio, nel decalogo di WITNESS per cineoperatori durante manifestazioni [6]abbiamo affrontato argomenti che vanno dal consenso informato a come preservare la vita delle batterie. Avete altri consigli da suggerire? Quali sono le migliori tecniche video per catturare l'attenzione e tenere vivo l'interesse?

 

 

Chris Rogy è il responsabile interno per Tools & Tactics [7] per WITNESS. E’ laureando presso The New School, con  specializzazione in social media e cambiamenti sociali. Ha prodotto il documentario multimediale “Re-Fusing Refuge” sulla deportazione di rifugiati cambogiani americani e una tesi di ricerca partecipativa che sviluppa tecniche proprie del dramma radiofonico in collaborazione con i capi delle comunità rurali in Cambogia. Questo suo post è ripreso dal blog di WITNESS, Video Advocacy Example: Civic Media How To’s [8].