Dal 25 al 29 aprile il Festival Internazionale di Giornalismo [1] [it] di Perugia ha ospitato giornalisti e attivisti digitali provenienti da tutto il mondo. Tra i relatori anche Wadah Khanfar [2] (ex direttore Al Jazeera), Andy Carvin [3](NPR), Paul Lewis [4] e Amelia Hill [5] (The Guardian), Marco Travaglio [6] (Il Fatto Quotidiano), Evgeny Morozov [7] e molti altri — la lista completa è qui [8] [en, come gli altri link tranne dove diversamente indicato].
Global Voices ha partecipato attivamente anche a questa edizione i cui temi principali sono stati la partecipazione online e il citizen journalism, da molti definiti elementi caratterizzanti del “nuovo giornalismo”.
Il giornalismo “aperto” è il futuro
I temi legati al giornalismo partecipativo sono quelli che senza dubbio hanno attirato maggiormente l'attenzione dei presenti: i panel [9] più seguiti sono stati quelli sulla ricerca dei citizen reporter e il coinvolgimento dei lettori nel processo editoriale e nella verifica delle informazioni online.
Particolarmente interessante è stato l'incontro [10] sul futuro delle news basate sulla partecipazione delle community di lettori nel processo giornalistico, occasione in cui Mark Johnson [11] (en, community editor di The Economist) ha rimarcato l'importanza dell'utilizzo dei social media e di una relazione “più stretta” tra lettori e giornalisti.
Wadah Khanfar di Al Jazeera nella sua relazione (di cui si poteva seguire il livetwitting attraverso il suo profilo Twitter [12]) ha invece lanciato la sua proposta di “integral media” [13] per cui non saranno più solo i giornalisti a produrre notizie — bensì tramite social media e blogger intelligenti, per cui il ruolo dei giornalisti sarà quello di filtrare e scegliere i punti di vista più rilevanti al fine di guidare il dibattito pubblico.
A tal proposito Khanfar ha rilanciato su Twitter:
@khanfarw [14]: Le imprese che hanno in mano la storia si trovano ad essere sfidate da quelle che si trovano sul campo e che producono notizie accurate e di qualità.
Altrettanto interessante è stato l'intervento di Andy Carvin, “DJ dell'informazione” più che giornalista (come scherzando si è descritto al numeroso pubblico perugino del Teatro Pavone) il quale ha rimarcato [15] l'importanza della sperimentazione raccontando alla platea la sua esperienza – e relative “metodologie” utilizzate – nella copertura della Primavera Araba via Twitter.
Molto partecipato è stato anche il panel in cui Paul Lewis (The Guardian) ha raccontato [16] la cultura innovativa che sta progressivamente caratterizzando il suo giornale e l'apertura alle “open news” che sono certamente più di una mera collaborazione: si tratta di portare i lettori nelle redazioni e coinvolgerli nel futuro del giornale.
Tecnologia e data journalism sono stati il filo rosso di questa edizione del Festival: numerosi sono stati i workshop su open data e giornalismo ospitati dalla Open Knowledge Foundation [17].
(Nel Data Journalism Handbook [18] pubblicato dalla Open Knowledge Foundation e dall’ European Journalism Centre [19] compare anche il progetto brasiliano Friends of Januária [20] promosso dalla sezione Rising Voices [21] di Global Voices.)
Infine Stefano Rodotà [22] nel suo intervento sul rapporto tra media, democrazia, potere e conoscenza ha affermato [23] che il libero accesso alla Rete deve essere considerato come un vero e proprio diritto umano, le cui violazioni non possono più essere tollerate.
Global Voices
Molti sono stati i membri di Global Voices, soprattutto del team italiano [24], che hanno partecipato alle conferenze e sessioni del Festival, oltre ad organizzare ed ospitare diversi panel. (Qui l'album fotografico [25] prodotto dallo stesso team).
Molti gli spunti di riflessione nati nel corso del panel sull'importanza dell’editoria sociale e digitale [26], durante il quale sono stati presentati anche alcuni libri pubblicati dalla casa editrice indipendente Quinta di Copertina [27] [it] in collaborazione con Global Voices Italiano, come ad esempio ‘70 chilometri dall'Italia: la rivolta del gelsomino [28]‘ [it] e ‘White Arrogance [29]‘ [it] di Antonella Sinopoli [30].
Nel corso del panel su contesto e verifica dei social media [31] giornalisti della BBC, France24 e Andy Carvin (NPR) hanno discusso sul ruolo dei citizen media nella produzione delle notizie e nella verifica delle informazioni con Bernardo Parrella di Global Voices. In particolare, Matthew Eltringham (BBC) ha rimarcato più volte che i media tradizionali, al contrario dei citizen media, sarebbero gli unici a poter fornire notizie vere e affidabili. Parrella ha invece tentato di spostare l'asse della conversazione focalizzando l'attenzione sull'importanza della sperimentazione e dell'apertura al pubblico.
Molti altri sono state le discussioni e gli interventi interessanti: video [32], rassegne-stampa [33]e articoli [34] sono disponbili sito del Festival.
Il consiglio è quello di prendere nota per il prossimo anno ed organizzarsi per assistere alla prossima edizione. Anche Evgeny Morozov si è detto soddisfatto ed ha affidato a Twitter un suo pensiero:
@evgenymorozov [35]: Mi sono trovato molto bene al @journalismfest [36] di Perugia questa settimana – migliora di anno in anno (e pensare che l'anno scorso pensavo fosse il massimo!)
E un tweet di Paul Lewis pare riassumere lo spirito delle cinque giornate:
@PaulLewis [37]: L'#ijf12 di Perugia è il miglior evento sul futuro del giornalismo?
Sicuramente!