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Ucraina: quali speranze di cambiamento per le carceri? Ridare la voce ai detenuti

Categorie: Citizen Media, Diritti umani, Governance, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi

Il 2 aprile scorso l'emittente televisiva ucraina TVi ha mandato in onda un documentario del giornalista Kostjantyn Usov [1] [uk, ru] sulle condizioni di vita nella Luk'janivs'ka, istituto di custodia cautelare di Kiev [2] [en]; il filmato, che per la prima volta fa luce sugli scioccanti abusi a cui vengono sottoposti i detenuti e sulla diffusa corruzione del personale penitenziario, ha destato scalpore e indignazione (a tale proposito GV ha pubblicato questo articolo [3] [it]).

Del video è stata realizzata una versione con sottotitoli in inglese, disponibile ora su YouTube [4].

Usov ha condiviso la nuova versione del documentario su varie piattaforme di informazione online e social network, inclusa la sua pagina Facebook [5] [uk]. Ecco il commento dell'utente FB Natalia Vorotchenko [uk]:

[…] Ottimo lavoro… grazie alla versione inglese molte più persone – anche all'estero – potranno vedere la verità! Mi auguro che questo regime di comunisti e oligarchi venga presto abbattuto, un colpo dopo l'altro… E gran parte del merito sarà tuo, del tuo impegno, della tua forza e del tuo eroismo! […]

In un’intervista [6] [ru] apparsa il 19 aprile scorso su Vechernije Vesti Usov afferma che, in seguito alla messa in onda del documentario, il direttore della Luk'janivs'ka è stato costretto a dare le dimissioni; il governo ha inoltre destinato 1,5 milioni di grivnie (circa 140 mila euro) alle riparazioni all'interno della struttura; la procura ucraina ha poi avviato un'inchiesta sulle violazioni denuciate nel filmato; e per finire, la direzione della Luk'janivs'ka ha ammesso che i muri delle celle sono ricoperti da muffe nocive per la salute.

Gran parte delle immagini sono state filmate da detenuti della Luk'janivs'ka i quali, consapevoli delle possibili conseguenze, hanno accettato di documentare la propria quotidianità per mezzo di alcuni cellulari introdotti abusivamente nel carcere grazie alle bustarelle pagate sottobanco al personale penitenziario (una pratica illegale ovviamente, ma molto diffusa anche in altre prigioni del Paese). A detta di Usov l'ammontare delle transazioni clandestine tra i detenuti, i loro contatti esterni e le guardie della Luk'janivs'ka si aggira intorno al milione e mezzo di grivnie alla settimana. Juriy Prohorov commenta così [7] [ru] il post con cui Usov condivide su Facebook il link dell'intervista:

Tutti coloro che hanno in qualche modo a che fare con il sistema giudiziario ucraino, inclusi gli avvocati, sono al corrente di quanto detto nel documentario; lo stesso vale per i detenuti e le guardie. Ma [a Usov] dovrebbe essere riconosciuto il merito di aver raccontato questa realtà a voce alta… […]

In un commento su Facebook [8] [uk] del 21 aprile scorso Usov fa notare che “per la prima volta in 20 anni il personale di sicurezza ha cominciato a dare del Lei ai detenuti”:

[…] Certo, ad alcuni può sembrare una sciocchezza. Ma in realtà si tratta di un enorme passo in avanti.

Nel suo blog su Ukrainska Pravda Artem Ševčenko, uno dei giornalisti che ha collaborato alla realizzazione del documentario, spiega [9] [uk] quello che, a suo avviso, è il vero significato dell'impresa di Usov:

[…] A quanto pare [l'enorme successo del documentario] è dovuto al fatto che il regime sta trasformando carcere in un protagonista autonomo della realtà socio-politica [ucraina]. Che il carcere sia uno degli elementi fondamentali delle politiche sociali è una verità comprovata: è infatti uno degli argomenti preferiti dai media; c'è chi lo usa per intimidire, altri invece si vantano di avervi passato del tempo. [I veicoli per il trasporto dei detenuti] sono le auto più in voga delle stagioni 2010, 2011 e 2012. […] Mettendo in galera i suoi principali avversari politici il Presidente [Victor Janukovyč [10] [it]] sembra voler risolvere i complessi della propria giovinezza, [accumulati proprio dietro le sbarre [11] [it]]. Del resto non ci si può aspettare un modo diverso di ragionare da parte di una persona la cui gioventù è stata mutilata dall'esperienza del carcere. Una volta conquistato il potere, uno così non fa altro che costruire, se pur inconsciamente, nuovi muri anche al di fuori della prigione.

Aleksandr Volodarskij [12] [ru] (alias shiitman), netizen e attivista russo, ha passato un mese e mezzo alla Luk'janivs'ka nel 2009 con l'accusa di “hooliganismo” [13] [en], per aver imitato un atto sessuale davanti alla sede del Parlamento ucraino il 2 novembre dello stesso anno; partecipava a una manifestazione contro la censura da parte della Commissione Esperta Nazionale per la Protezione della Moralità Pubblica [14] [ru] (www.moral.gov.ua [15] [uk]). Sono della prima metà di aprile due suoi commenti lasciati su un blog riguardo il documentario di Usov, in cui spiega il sistema penitenziario ucraino e come mai, a suo avviso, il documentario potrebbe portare più danno che benefici a coloro che si trovano ancora in carcere, suggerendo metodi alternativi per migliorare la situazione. Ecco alcuni brani tratti dai suoi post.

5 aprile 2012 [16] [ru]:

[…] Il carcere è davvero così, anzi peggio.

Non hanno fatto vedere le “scatole” dove i detenuti vengono richiusi per ore in attesa di essere trasportati al tribunale o alla stazione di polizia. Scatole piccolissime che a volte ospitano dozzine di persone, senza aria e spesso senza un posto per sedersi. Nel documentario poi non si parla di una questione che, a mio parere, è di fondamentale importanza, ovvero L'IMPOSSIBILITÀ di comunicare legalmente. Non puoi chiamare un avvocato a meno che tu non abbia un cellulare abusivo. L'avvocato deve venire dal detenuto di sua iniziativa. Di conseguenza, viene spontaneo domandarsi questo: se il cliente non ha il diritto di contattare l'avvocato, come farà quest'ultimo a venire a conoscenza di eventuali violazioni dei diritti del proprio assistito? I detenuti non possono neanche chiamare i familiari per chiedere cibo o medicinali. Se qualcuno si ammala, l'unica alternativa è aspettare la visita dell'avvocato, metterlo al corrente della situazione e chiedergli di avvertire la famiglia. Nel frattempo si può morire di polmonite dieci volte. Se vuoi sopravvivere, devi usare il telefono – dai medici della prigione hai al massimo un'aspirina. Ecco perché la corruzione è alla base di questo sistema. […]

Temo che la prima conseguenza dell'inchiesta di Usov sarà (se non è già accaduto) la perquisizione delle celle con conseguente confisca in massa dei cellulari. La prima azione delle guardie nel caso di una fuga di informazioni è colpire la fonte. Non saranno di certo in grado di risolvere il problema da sole, perché il problema sono loro. […]

7 aprile 2012 [17] [ru]:

[…] Molti dei detenuti piu’ influenti non hanno certo bisogno che le cose siano “a conformità di legge”. […] Quello che cercano è il proprio piacere. [Alcol e droga]. Due cose che non saranno mai legali in carcere.

Per questo motivo sopportano i pestaggi, le condizioni malsane, le malattie e le umiliazioni da parte delle guardie, che continuano a ricevere soldi sottobanco. […] La stessa logica vale per la società al di fuori. La gente non vuole una rivoluzione, o cambiamenti radicali, anzi ne ha paura, visto che le ritorsioni del governo non colpirebbero solo i rivoluzionari. E poi, chi sa cosa succederebbe dopo questa rivoluzione: almeno, il male di adesso è un male che si conosce. […]

L'errore di Usov è l'essersi preoccupato in primo luogo di stupire lo spettatore medio.. […] Ha inferto un grave colpo alla corruzione delle infrastrutture penitenziarie, che certo, riempie le tasche delle guardie, ma che soprattutto consente ai detenuti di sopravvivere. […] Non è giusto sacrificare le persone; non è giusto buttare in prima linea chi non ha le armi per combattere.

[…]

L'unico modo per far sì che questa gente non abbia sofferto invano è mettere sul tavolo delle trattative due questioni fondamentali:

1. Eliminare i limiti riguardanti gli incontri, i pacchi e la corrispondenza. Questi limiti non aiutano a trovare la verità, ma sono piuttosto un tipo di tortura. 2. Legalizzare i telefonini (ne basterebbero un paio per cella […])

È di questo che bisogna discutere a ogni livello adesso, non della “corruzione” o delle “muffe”.

Avendo la possibilità di comunicare legalmente con l'esterno i detenuti potranno parlare di quanto accade dietro le sbarre.

Affinché le cose cambino bisogna che alla Luk'janivs'ka venga data una voce.