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Africa: la storia “dimenticata” del continente

Categorie: Africa sub-sahariana, Guinea, Madagascar, Mali, Togo, Arte & Cultura, Citizen Media, Cyber-attivismo, Istruzione, Storia

Il periodo coloniale in Africa è stato spesso additato, a torto o a ragione, per le diverse  problematiche che minano il continente. Il dibattito arriva raramente a un accordo sull'impatto reale che la colonizzazione ha avuto sullo sviluppo dei paesi africani e sulle sue crisi intermittenti. Tuttavia, una delle conseguenze di questo periodo sembra meno prestarsi a controversie: l'ignoranza della storia africana precoloniale.

Non è raro costatare che una porzione non trascurabile degli studenti africani del periodo coloniale e post-coloniale ha una conoscennza molto rudimentale della storia dell'Africa. Questi studenti conoscono spesso meglio la storia del paese colonizzatore che quella del proprio, un fenomeno reso evidente da espressioni come “i nostri antenati Galli” [1] [fr, come gli altri link salvo diversamente indicato] utilizzata in Costa d'Avorio o in Senegal.

[2]

Donne che si pettinano – Antananarivo, Madagascar di postalectrice su flickr CC-license-BY-NC-3.0

Il rischio di una Storia dimenticata

Contrariamente a ciò che afferma l'ex-presidente francese Sarkozy sul ruolo dell'uomo africano nella storia nel suo discorso a Dakar [3], la storia del continente africano trabocca di ricche civiltà e personaggi emblematici [4].  Ma questa storia troppo spesso viene devalorizzata o ignorata. In risposta al famoso discorso di Dakar, Adame Ba Konaré [5], storica malese, ha scritto, con l'aiuto di colleghi storici, una raccolta di saggi intitolata  “Piccolo compendio di rimessa a nuovo sulla storia africana a uso del persidente Sarkozy”. Nella prefazione [6], gli autori spiegano perché è necessario promuovere la conoscenza della storia dell'Africa e come farlo:

Bisogna soprattutto preoccuparsi di diffondere il più possibile la storia, la vera storia dell'Africa e delle popolazioni africane, in Africa e fuori dall'Africa. La gioventù africana è avida di sapere. Si pone legittimamente delle questioni che ritornano quasi sempre ad una medesima domanda: come mai ci troviamo là dove siamo oggi? Oltre lo scritto, disponiamo ormai di ogni sorta di mezzi tecnici per procedere al meglio a questa diffusione.

Discussione sulla storia dimenticata dell'Africa

In Guinea, Papa Attigou Bah mette in guardia contro le conseguenze dell'oblio della storia, di fronte alla crisi politiche cicliche che subisce il continente. Nell'articolo “L'Africa politica, una storia dimenticata?” si domanda [8]:

La nuova generazione africana, quella nata durante e dopo le indipendenze, potrà oggettivamente beneficiare dell'insegnamento della storia delle lotte politiche successive portate avanti dai nostri padri nel  periodo postcoloniale conosciuto come l'epoca delle indipendenze africane? E ancora, quale bilancio può tirare l'Africa d'oggi dai suoi dolorosi decenni di lotta politica e democratica condotta questa volta dalla stessa generazione che ha militato a favore delle indipendenze africane? […] L'Africa può e deve essere il continente del futuro in questo terzo millennio, a condizione che la nuova generazione africana si assumma tutte le sue responsabilità di fronte la storia.

In Madagascar, i libri sulla storia del Madagascar scritti da Malgasci non sono molti. Si può spiegare con il fatto che la lingua francese resta la lingua di insegnamento dominante in un quadro teoricamente bilingue. Rakotoarisoa Victor James spiega che [9] :

Il bilinguismo è effettivo, a vantaggio del francese. Tra le otto principali materie officiali all'ultimo anno di liceo, si tengono in malgascio solo le lezioni di Malgascio e di altre due materie (Filosofia e Storia-Geografia), per le quali l'insegnante (nel dispensare il corso) e gli allievi (nel trattare il soggetto d'esame) hanno la possibilità di scegliere. Questa interpretazione ci mostra in effetti che, nel quadro dell'insegnamento, il malgascio è leggermente meno importante del francese.

Riapprendere la storia

Numerose iniziative promuovono la riappropriazione della storia africana da parte dei cittadini. L'UNESCO ha così lanciato nel 1964 un progetto [10] per elaborare una Storia Generale dell'Africa che mira a:

[…] rimediare all'ignoranza generalizzata sul passato dell'Africa. Per raccogliere questa sfida che consiste nel ricostruire una storia dell'Africa libera dai pregiudizi razziali ereditati dalla tratta dei neri e dalla colonizzazione e favorire una prospettiva africana, l'UNESCO ha fatto appello ai più grandi specialisti africani e internazionali dell'epoca. […] Supervisionata da un Comitato Scientifico Internazionale, di cui due terzi erano africani, l'elaborazione degli otto volumi della Storia Generale dell'Africa ha mobilitato più di 230 storici e altri specialisti per più di 35 anni.

Su facebook, il gruppo “Mémoire d'Afriques” [11] ha l'obiettivo di iniziare:

Un dibattito attorno una figura della storia africana o delle popolazioni nere. Lo scopo è di liberare una discussione su delle questioni spesso tabù, di rispolverare il pantheon nero […] il nostro modesto obiettivo è precisamente di far scoprire ai nostri figli, alla grande famiglia panafricana e alle sue diaspore, di suscitare un dibattito e forse delle passioni. […] Potete esprimervi su un soggetto che vi appassiona e che rientra nel campo che qui ci interessa. Senza mai scadere nella polemica, l'insulto o l'intolleranza […] bisogna sperare che la nostra passione per la storia del nostro continente continuera a unirci.

Una storia ricca, troppo voluminosa  per essere citata qui in maniera rappresentativa. Allora vengono scelti degli stralci per essere discussi, come ad esempio, la storia di Togbè Agokoli, re degli Ewes, fondatore del Regno di Notsé [12] in Togo:

Puntata della trasmissione L'invité de l'Histoire su Togbé Agoloki

Ad Accra in Ghana, è stato organizzato lo scorso marzo un “mese della storia nera” [13] [en] per celebrare la storia panafricana. Molti internauti apprezzano questa volontà di migliorare la conoscenza della storia africana.

Dopo aver visto il filmato precedente su Agoloki, Boris Amouzou [14] scrive:

Ciò che amo di questa trasmissione è che ci permette di rivivere quella parte della storia del Togo che ci sfugge…

Ma riapprendere la storia del continente è un lavoro di lungo respiro. Jacques Binet ci ricorda che anche i responsabili africani hanno una parte di colpa per questa storia dimenticata:

Bisogna ricordare in effetti che l'opinione pubblica e i parlamenti africani volevano una scuola e dei programmi esattamente conformi a quelli in uso in Francia.

Malassem [15] pensa tuttavia che l'ignoranza della storia africana non è più problema di mancanza di risorse ma di volontà:

Africa mia Africa. Africa di fieri guerrieri. La storia lascia sempre una traccia. È proprio un peccato per chi vuole restare per sempre nell'ignoranza.