- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Russia: una nuova muraglia digitale?

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Citizen Media, Economia & Business, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, RuNet Echo

Il 10 luglio scorso, il sito russo di Wikipedia ha scelto di interrompere i propri servizi per 24 ore in segno di protesta, come già accaduto in passato negli Stati Uniti e in Italia. La homepage tradizionale ha lasciato il posto a un un comunicato al pubblico [1] [ru come i link successivi, tranne dove altrimenti indicato] in cui si condannava un progetto di legge all'esame in Parlamento. La legge 89417-6 [2] “Per la difesa dei minori da informazioni nocive per la salute e lo sviluppo” era stata presentata alla Duma all'inizio di giugno; nonostante l'appoggio dei partiti politici della maggioranza, in molti si sono schierati contro il progetto legislativo, che sembra un tentativo di copiare la controversa “Grande muraglia digitale cinese [3]” [en].

[4]

Screenshot della homepage oscurata di ru.wikipedia.org il 10 luglio 2012. Il testo dice: “Immaginatevi un mondo senza sapere libero”

Cosa significa questa legge per il RuNet?

Se approvata, la legge consentirebbe la creazione di un registro (o “lista nera”) di materiale online contenente informazioni illegali riguardanti i bambini (in particolar modo pedopornografia, droghe e autolesionismo). Una volta incluso nella lista, il sito in questione verrà notificato dal fornitore di hosting entro 24 ore, e i contenuti incriminati dovranno essere rimossi. In caso di inadempienza, il fornitore di hosting dovrà chiudere il sito; qualora si rifiutasse di farlo, verrebbe incluso nel registro, e tagliato fuori dagli Internet Service Provider. Dalla data di inclusione nella “lista nera” si avranno a disposizione tre mesi di tempo per fare appello in tribunale.

La proposta di legge era stata presentata al Ministero delle Comunicazioni e dei Media la scorsa primavera dalla “Lega per un Internet Sicuro” [5]. inizialmente l'intento era quello di limitare il controllo agli URL (esclusi i filtri DNS e i blocchi IP), e di delegare l'amministrazione del registro a un'organizzazione non governativa. Con particolare riguardo a quest'ultima disposizione, il direttore della Lega, Denis Davydov, aveva spiegato che in tal modo non si sarebbe corso il rischio di favorire un “eccessivo controllo dello Stato” sulla Rete. Nonostante questo [6] piani dei deputati della Duma e del Procuratore Generale si sono rivelati ben diversi. Il registro sarà molto più ampio, e la gestione verrà quasi sicuramente affidata a Roskomnadzor (l'Agenzia federale di supervisione di tecnologie di informazione e comunicazioni).

L'aspetto più controverso della legge 89417-6 riguarda l'intenzionale genericità della formulazione, che spiana il cammino ad ampliamenti futuri del famigerato registro. A tale riguardo Evgenij Arievič, avvocato e membro societario della Baker and McKenzie, ha affermato [6] che la lista nera potrebbe arrivare a includere altri tipi di informazione che sono ritenuti illegali da altri codici penali (come quelli che regolano l'estremismo, i segreti di Stato, i dati personali eccetera), e che potrebbe essere usato per limitare l'accesso a informazioni di carattere politico e agli strumenti di mobilitazione sociale. Le sezioni più discutibili sembrano essere la 1 e la 2 al punto 4 dell'Articolo 5, dove la legge descrive il tipo di contenuti che possono essere aggiunti al registro senza bisogno di un'ingiunzione del tribunale, e quelle che invece la richiedono. Ecco alcuni contenuti – tratti dal progetto di legge dopo la prima lettura [7] – che appartengono alla prima categoria:

[…] информации с порнографическими изображениями несовершеннолетних, а также информации содержащей пропаганду употребления наркотических средств, писхотропных веществ и их прекурсоров, информации, побуждающей детей к совершению действий, представляющих угрозу их жизни и (или) здоровью, в том числе к причинению вреда своему здоровью, самоубийству […]

[…] pedopornografia, informazioni che promuovono l'uso di droghe, psicofarmaci e i loro precursori, e che incitano atti contro la propria vita e/o salute, inclusi autolesionismo e suicidio. […]

Nei seguenti invece sarebbe necessaria un'azione giudiziaria:

[…] иной размещаемой в сети Интернет запрещенной к распространению в Российской Федерации информации – на основании вступившего в законную силу решения суда о признании информации запрещенной к распространению.

Verranno aggiunte al registro le informazioni, la cui disseminazione illegale all'interno della Federazione russa sia stata provata da una sentenza di tribunale.

Il giornalista Andrej Babickij condanna [8] questa formulazione come intenzionalmente vaga, spiegando che “informazioni che spingono i bambini a compiere atti contro la propria vita” potrebbero includere ogni sito che pubblicizza attività ricreative pericolose (come skydiving e arrampicata). Babickij prende poi ad esempio il Servizio Federale per il Controllo delle Droghe e la sequela di “repressioni” extragiudiziali online, affermando che evitando l'intervento dei tribunali non si fa altro che aumentare l'abuso di potere da parte della polizia.

Chi sono i difensori di questa legge?

Elena Mizulina, deputato del partito Russia Giusta, afferma invece [9] che “solo i pedofili e i signori della droga devono aver paura di questa legge.” Mizulina, che è anche tra i proponenti del progetto legislativo, respinge le accuse secondo cui il Parlamento cercherebbe di esercitare un controllo eccessivo su Internet. Ha spiegato che “il sistema si basa sull'auto-organizzazione,” ovvero il registro funzionerebbe in modo passivo, mentre la gran parte del lavoro viene fatto dai fornitori e dai provider e non dallo Stato, che rimarrebbe invece in disparte. Ovviamente Mizulina non è sola alla Duma che, secondo le previsioni, dovrebbe passare la legge il 10 luglio.

[10]

Il'ja Ponomarev, deputato della Duma di Stato, a una manifestazione in favore di for Sergej Udalcov, il 29 dicembre 2011. Foto ALEXEJ NIKOLAEV, copyright © Demotix.

Desta comunque non poca sorpresa il fatto che Il'ja Ponomarev, altro deputato di Russia Giusta divenuto recentemente un beniamino dell'opposizione anti-Putin, si sia schierato a favore della 89417-6. Subito dopo la prima lettura, ha dichiarato [11]: “Credo che oggi sia stato raggiunto un buon compromesso tra intervento governativo e auto-regolamentazione.” Rispondendo alle critiche secondo cui la legge non si adatta al complesso mondo della Rete, menzionando il coinvolgimento nella stesura della bozza legislativa della Lega per un Internet Sicuro, Ponomarev ha affermato: “La legge è stata scritta da una società Internet, ovvero da persone che appartengono a questo ambiente.”

Lo stesso giorno il direttore della Lega Davydov ha redatto un op-ed [12] apparso su RBCdaily.ru, in cui difende l'efficacia della normativa (affermando che il sistema, anche se incompleto, riuscirebbe a proteggere i più piccoli e i più vulnerabili); Davydov ha inoltre aggiunto che un provvedimento di questo tipo era già argomento di discussione da più di sei mesi, e ha poi paragonato l'azione del governo federale a quella di un genitore premuroso:

[…] если каждый родитель вправе самостоятельно настраивать ограничения на доступ в Интернет для своего ребенка, оберегая его от вредоносного контента, то и государство, заботясь о своих гражданах, вправе и должно ограничивать противоправный контент […]

[…] se un genitore ha il diritto di imporre ai propri figli dei limiti riguardo l'uso di Internet al fine di proteggerli da contenuti pericolosi, anche il governo, per la tutela dei propri cittadini, ha il diritto di impedire (l'accesso a) informazioni illegali […]

Il Consiglio Presidenziale fa scattare il campanello d'allarme

Le affermazioni di Davydov sembrano voler rispondere ai timori del Consiglio Presidenziale per i Diritti Umani, che ha reso pubblica la propria opposizione alla 89417-6 con una dichiarazione [13] apparsa il 3 luglio scorso (e Vladimir Legoida, rappresentante della Chiesa ortodossa in seno al Consiglio, ne ha preso subito le distanze [14], fornendo delle motivazioni che hanno molto in comune con la posizione di Davydov.) La dichiarazione del Consiglio (firmato da 22 membri, sei dei quali hanno nel frattempo abbandonato il proprio incarico) pone l'accento sulla minaccia della censura online, ed elenca cinque ragioni per cui si la legge nella forma attuale risulta inaccettabile. Eccole in breve:

  1. Includendo nel registro interi domini (invece che semplici URL di contenuti illegali) si rischia di intrappolare anche siti legittimi;
  2. Come il SOPA [15] [it], la 89417-6 impone su operatori e internet provider una vera e propria “punizione collettiva” per sopperire all'operato inefficace della polizia;
  3. I filtri del registro rallenterebbero l'intero RuNet, con conseguenti danni per l'e-commerce e lo sviluppo del mondo digitale;
  4. Un monitoraggio allargato significherebbe accesso non autorizzato ai dati personali, e quindi una minaccia per la privacy;
  5. il costo per l'equipaggiamento necessario al monitoraggio e filtraggio della Rete potrebbe andare da un minimo di 50 milioni a un massimo di 10 miliardi di dollari (Sam Greene avanza un'ipotetica stima [16] di 500 milioni di dollari.)

Nel suo commento al progetto legistlativo Legoida confuta punto per punto le obiezioni del Consiglio. Ad esempio, in risposta alle accuse di censura da parte del governo, commenta la natura delle informazioni interdette:

[…] цензура, по Конституции России, — это ограничение доступа граждан к законной информации. В то время как информация на сайтах, которые включаются в реестр, упомянутый в законопроекте, — незаконна и является результатом преступной деятельности.

La censura, secondo la Costituzione russa, è il divieto per i cittadini di accedere a informazioni legali, mentre i contenuti dei siti che entreranno a far parte del registro sono illegali e quindi il risultato di un'azione criminale.

Come cani sotto a un tappeto

Si racconta che Winston Churchill abbia paragonato la politica russa a dei bulldog che litigano sotto un tappeto. Al di là delle dispute online e offline riguardo la vicenda, la polemica sulla “lista nera dei siti internet” fa parte del ben più vasto conflitto tra lo staff presidenziale e il governo del Primo ministro. Fino al 10 luglio, quando Wikipedia decide di oscurare la homepage russa, le compagnie Internet hanno taciuto [8], mentre alla Duma nelle discussioni riguardanti la legge 89417-6 si è molto discusso della presunta opposizione [17] di Dmitrij Medvedev al nuovo provvedimento (la mattina de l 10 luglio Nikolaj Nikiforov, Ministro delle comunicazioni e dei media del governo Medvedev, ha affermato in un tweet [18] che la legge, nella sua forma attuale, risulta “problematica”.)

Sembra quasi che il Parlamento segua le direttive del Presidente, non del Primo ministro. Alcuni, inclusa l'analista politica Tatjana Stanovaja, hanno osservato [19] la nascita di un governo presidenziale parallelo, che eclissa il potere di quello ministeriale (fenomeno che inverte la tendenza istituzionale notata quando Putin non si era Presidente.) La dimostrazione più eclatante di questa usurpazione è certamente il nuovo ruolo [20] acquisito da Igor Sehin all'interno di una commissione presidenzale per l'industria energetica e petrolifera — una nomina che si contrappone apertamente alla giurisdizione del responsabile del settore Arkadij Dvorovič, nominato da Medvedev. Questo fenomeno dei “sosia” si ripete anche in altri ambiti, come pensioni, istruzione, e ricerca.

Circolano voci [21] che Vladislav Surkov, acerrimo nemico dell'opposizione e Vice primo ministro della monernizzazione economica abbia redatto un rapporto in cui appoggia la legge 89417-6, a patto che venga abbandonata l'idea della lista nera (quello che rimarrebbe della manovra dopo una tale revisione è tutta un'altra storia). Vista le perplessità e le opposizioni di Surkov e Nikiforov, in una mossa che sembra voler contrastare la loro autorità, alla fine di giugno Putin ha aggiunto [22] allo staff parlamentare un nuovo organico. Il cosiddetto dipartimento “per l'applicazione delle tecnologie di informazione e lo sviluppo della democrazia elettronica” non si è ancora pronunciato riguardo “la grande muraglia digitale russa”.