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Sud-est asiatico: le guerre civili più lunghe del mondo

Categorie: Asia orientale, Cambogia, Filippine, Laos, Myanmar (Burma), Tailandia, Vietnam, Citizen Media, Diritti umani, Etnia, Governance, Guerra & conflitti, Relazioni internazionali, Rifugiati, Storia

Se sentiamo parlare di Sud-est asiatico subito ci vengono in mente spiagge di sabbia bianchissima, templi, località turistiche. Purtroppo però è anche una delle regioni del pianeta più devastate dalla guerra. Laos, Cambogia e Vietnam, per esempio, sono i Paesi che hanno subito pesanti bombardamenti per tutto il secolo scorso. Quasi un terzo delle bombe a grappolo sganciate dagli Stati Uniti in Laos tra il 1964 e il 1973 risultano inesplose [1] [en, come tutti gli altri link, eccetto ove diversamente indicato] e sono tutt'ora sparse sul territorio. Anna MacDonald, responsabile della Campagna per il Controllo delle Armi di Oxfam International, delinea un tranquillo ma pericoloso scenario rurale [2] in Laos:

Appena scesi dall'aereo nella provincia di Xieng Khuang ci ritrovammo in una zona completamente rurale. Campi abbondanti di acqua, bufali e risaie, e la campagna collinosa è attraversata da campi agricoli e tradizionali case di legno. Si tratta di un dolce e tranquillo scenario che vuole nascondere la mortale eredità che il tempo di guerra si è lasciato intorno – in ognuno dei villaggi di quest'area si possono trovare ordigni inesplosi (UXO – unexploded ordenance) ovunque.

Mentre la guerra del Vietnam continua a perseguitare la regione, nel Sud-est asiatico si sono aggiunte recenti ferite di guerra di cui è necessario occuparsi. Per esempio, la guerra civile più lunga del mondo in corso [3] coinvolge il Karen National Liberation Army, il quale combatte per l'indipendenza [4] da Myanmar da 60 anni.

I problemi in Burma hanno un forte impatto [5] sui civili innocenti che vivono al confine tra Myanmar e Thailandia:

“Per molti, è divenuta ormai una routine abbandonare le abitazioni tre quattro volte all'anno prima dell'arrivo dei soldati, portandosi dietro tutto quello che si possono caricare sulle spalle. Migliaia di abitanti dei villaggi sono costretti ad inoltrarsi sempre più nel cuore della jungla ostile, in modo da non essere scoperti dai soldati. Nascondendosi, queste famiglie hanno un accesso al cibo limitatissimo, e sono costretti a vivere sotto ripari rudimentali.

Secondo l'Irrawaddy, sono stati stimati 450,000 civili sfollati [6] attualmente situati tra la zona est e sud-est di Myanmar. Nonostante il Karen National Union e il governo centrale di Myanmar hanno firmato il cessate il fuoco [7] il gennaio scorso entrambe le parti sono state accusate di aver costantemente violato [8] gli accordi.

Al contempo, il Partito comunista filippino [9] [it], di ispirazione maoista, sta conducendo una rivoluzione armata nelle campagne sin dal 1969, la più lunga insurrezione comunista del mondo.

Ecco alcune foto delle donne soldato [10] dell'Armata Rossa Filippina e una celebrazione dell’ anniversario del Partito [11] in un remoto villaggio nell'isola di Mindanao.

[10]

Donne soldato dell'Armata Rossa Filippina. Foto del Philippine Revolution Web Central.

[12]

42° Anniversario del Partito Comunista nel Nord-est della regione di Mindanao. Foto del Philippine Revolution Web Central.

I negoziati di pace tra il governo filippino e i ribelli comunisti al momento sono sospesi. Il potere accusa infatti i ribelli di essere la causa del sottosviluppo del Paese e di ricorrere ad attività criminali, come l'estorsione e il sequestro, per finanziare le loro operazioni. Allo stesso tempo i ribelli comunisti sostengono di essere sopravvissuti alle numerose offensive militari del governo durante i quarant'anni trascorsi, grazie al supporto di molti cittadini.

La guerra a Mindanao ha costretto migliaia di residenti a fuggire dalle loro case. I rifugiati sono chiamati ‘bakwit’ (slang che significa sfollato). Fr. Felmar Castrodes Fiel, della Società della Parola Divina (SVD – Society of Divine Word), narra la storia dei problemi affrontati dai bakwit [13]:

…la ribellione ha ucciso almeno 50.000 persone, costretto  2 milioni di cittadini ad abbandonare le loro case, distrutto più di 500 moschee, 200 scuole e 35 tra città e piccoli paesi.

A Mindanao, “bakwit” è un termine popolare che indica i residenti sfollati che si sono trovati nel fuoco incrociato tra i “senzalegge” e i militari e che non hanno altra scelta se non quella di abbandonare le loro case, così da evitare di essere travolti dalla battaglia.

Movimenti separatisti se ne trovano anche nel sud della Thailandia [14] e nel sud delle Filippine. L'insurrezione islamica Thailandese, in particolare, si è intensificata negli ultimi anni, e molti analisti credono che presto possa divenire la più grande insurrezione asiatica [15].

Raramente i media globali parlano delle guerre in corso nel Sud-est asiatico. E ciò purtroppo impedisce il dialogo e la comprensione dei vari conflitti, nonchè la possibilità di risolverli.

ISN logo [16] Questo articolo, e le traduzioni in spagnolo, arabo e francese, sono state commissionate dall'International Security Network (ISN) come parte di un progetto per rilanciare le opinioni dei cittadini sulle relazioni internazionali e i problemi di sicurezza planetari. L'articolo è apparso la prima volta [17] sul blog di ISN [16].