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Cina: mobilitazione online contro il traffico di avorio

Categorie: Asia orientale, Cina, Tailandia, Ambiente, Citizen Media, Protesta

Recentemente la messa al bando del traffico internazionale d'avorio ha ricevuto il sostegno dei netizen cinesi. Dal 2000 al 2011, infatti, mentre l'Africa Orientale è stata al centro del traffico illegale, Cina e Tailandia sono stati i principali Paesi destinatari dell'avorio.

In Africa questo traffico illegale può contare sulla debolezza degli apparati di polizia e la corruzione degli agenti, e naturalmente la crescente domanda di materia prima proveniente dai consumatori cinesi, e anche su una certa tolleranza per il traffico legalizzato all'interno del paese ancorché tenuto sotto controllo. Nello scorso mese di Luglio, notizie riguardanti il sequestro di avorio in Thailandia  [1]Vietnam  [2][en, come i link successivi, eccetto ove diversamente indicato] erano in prima pagina su tutti i giornali del mondo.

Il traffico ha toccato il picco nel 2009 ed è rimasto ad alti livelli fino al 2011, secondo un rapporto [3] pubblicato lo scorso mese di Giugno dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, o CITES, che ha proibito il traffico internazionale di avorio sin dal 1989.

Soltanto nel 2011 sono state 14 le confische su larga scala (del peso di 800 kg e oltre), pari alla quantità sequestrata nel 2009 e nel 2010, oltre ad essere la cifra più alta registrata dal 1989. Otto stati dell'area di distribuzione dell'elefante africano e quattro stati Asiatici non hanno mai denunciato alcun sequestro di avorio d'elefante. Come riferisce salon.com [4] , i sequestri non fereranno il contrabbando poiché raramente vengono arrestati i bracconieri.

Gli utenti cinesi di Weibo a favore del bando

Sul sito di microblogging cinese Weibo [5], la messa al bando del traffico d'avorio è un tema caldo, specialmente da quando il popolare artista taiwanese Chan Chien-chou [6] ha pubblicato [zh] la foto [7]di un elefante gravemente ferito accasciato al suolo ormai mutilato delle zanne:

@黑人建州 [8]:請別買象牙⋯沒有買賣、就沒有殺害!!!

Per favore non comprate avorio, stop al commercio, stop al massacro!!!
Taiwan artist Chan Chien-chou uploaded on Sina Weibo a picture of an injured elephant lying on the floor after its ivory was removed by poachers. Image source: Ronald Yick. [7]

L'artista taiwanese Chan Chien-chou ha postato su Sina Weibo la foto di un elefante trucidato accasciato al suolo mutilato delle zanne dai bracconieri. Image source: Ronald Yick.

Di seguito alcuni commenti degli utenti del sito Weibo:

把您的妖娆留给西门庆 [9]: 请别买象牙…没有买卖…就不会有杀害…他们是人类的朋友…看着那么憨厚温柔…你舍得吗?只为了您那一些爱美的举动'就要让他们丧命!

把您的妖娆留给西门庆 [9]: Per favore non comprate l'avorio…niente commercio, niente mattanza… L'elefante è amico dell'uomo.. Dopo aver visto la loro onestà e tenerezza… vorrete ancora ucciderli? La vostra brama di oggetti preziosi toglierà loro la vita!

果断—-潘子 [10] : 太恐怖啦,唔好买啦,无左市场,就唔会再生产噶啦

果断—-潘子 [10] : E’ orribile, non comprate l'avorio. Senza domanda non ci sarà più produzione.

湘潭大学学生微博 [11]: 好可怕!真不知道你们如何下得了手!没有买卖就没有杀害!拒绝象牙!

湘潭大学学生微博 [11]: E’ terribile! Come possono fare ciò [i bracconieri]! Senza mercato niente massacro! Diciamo no all'avorio!

Un altro utente, Sherry in Africa [12] [zh] , che vive in Lagos, Nigeria, ha pubblicato una discussione secondo cui gli africani sono a conoscenza che sono i cinesi ad amare così tanto gli oggetti derivati da animali a rischio di estinzione:

…只有中国人吃这些动物,买象牙、犀牛角,市场上的黑人都会讲中文: “象牙要不要?”

…Solo i Cinesi mangiano questi animali selvatici, acquistano avorio, corni di rinoceronte. Anche gli Africani coinvolti nel commercio parlano cinese: “Volete l'avorio?”

Kenya: origine dell'avorio e paese di transito

Il 20 Luglio 2012, il Fondo internazionale per il benessere degli animali (IFAW), una organizazione non governativa per la protezione della fauna, ha sottolineato [13] che il Kenya è sia il punto di partenza del traffico di avorio illegale che paese di transito dall'Africa all'Asia. James Isiche, direttore regionale dell'IFAW per l'Africa orientale pensa che i casi scoperti siano soltanto la punta dell'iceberg e accusa le autorità keniote:

I casi di bracconaggio contro gli elefanti sono in aumento in Kenya, e si sta scoprendo che il paese non è soltanto un fornitore di avorio illegale, ma sta diventando transito strategico per il contrabbando […] Nonostante le autorità keniote in passato abbiano fatto un ottimo lavoro nel confiscare l'avorio in vari punti d'uscita nel paese, la tendenza dei sequestri nell'ultimo anno e mezzo desta preoccupazione. C'è bisogno e urgenza che tutte le autorità in Kenya e altri stati dell'area di distribuzione dell'elefante africano di attivare politiche di protezione degli elefanti dai bracconieri e al tempo stesso chiudere queste vie per fermare le bande criminali coinvolte nel giro.

Dal bando al ‘controllo regolato’ del commercio?

La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), consapevole del fatto che la crescente domanda annullerà ogni sforzo per la messa al bando, ha avviato delle trattative per regolamentare il commercio d'avorio. L'organizzazione ha lanciato la proposta di fondare una Organizzazione centrale per il commercio dell'avorio [14] (CISO) [pdf] che dovrebbe ‘assumere il controllo del mercato’ e commerciare soltanto in avorio proveniente da animali morti di morte naturale. L'utile ricavato dovrebbe essere re-investito nella protezione e conservazione della specie.

Queste proposte sollevano le aspre critiche di gruppi conservatori quali l'Environmental Investigation Agency (EIA). Il direttore esecutivo Mary Rice ha sollevato [15] forti preoccupazioni a riguardo:

Per l'EIA restano forti dubbi che qualsiasi tipo di vendita ‘legale’ – o anche solo apertura alla vendita legalizzata – di avorio stimolerà ulteriorimente il mercato dell'avorio, alimentando la percezione che il commercio internazionale abbia ancora bisogno di avorio illegale.

L'EIA respinge [16] la proposta del CITES e, al suo posto, sollecita un controllo indipendente nelle forze di polizia che ha portato al fallimento del mercato attuale, quali la corruzione e il riciclaggio di denaro sporco.