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Italia: il caso confuso dei minatori della Carbosulcis

Categorie: Italia, Ambiente, Citizen Media, Governance, Lavoro, Media & Giornalismi, Politica, Salute, Scienza, Sviluppo, Tecnologia

460 posti di lavoro a rischio, 350 chili di esplosivo e più di cento minatori a 373 metri sotto terra: questi i numeri dell’ennesimo dramma [1] [it, come gli altri link] svoltosi nei giorni scorsi in Italia e causato della crisi economica di cui è vittima l’intera Europa [2]. Stavolta si tratta dei minatori della Carbosulcis di Nuraxi Figus di Gonnesa, società controllata dalla Regione Sardegna che gestisce l'unica miniera carbonifera italiana, situata nel territorio del Sulcis-Iglesiente, una delle zone più colpite dalla disoccupazione nazionale.

Il 26 agosto, 50 minatori, a cui se ne erano aggiunti altri 80 il giorno seguente, avevano occupato il posto di lavoro dichiarando di essere “pronti a tutto”, anche a far esplodere la miniera. Per 8 giorni questi uomini sono rimasti a 400 metri di profondità e solo lunedì 3 settembre hanno deciso la sospensione dell’occupazione della miniera in seguito all’annuncio del governo [3]: la Carbosulcis non chiuderà a fine anno. I dipendenti sono potuti così tornare al loro lavoro in attesa di nuovi sviluppi.

Manifesto in sostegno dei minatori di Nuraxi Figus. Foto da Facebook, Sulcis in Fundo [4]

Manifesto in sostegno dei minatori di Nuraxi Figus. Foto dal gruppo Facebook “Sulcis in Fundo”.

Mentre proseguono gli effetti della crisi economica, il mondo politico prende tempo e proseguono le proteste. Dopo quelle dei lavoratori dell’Ilva a Taranto [1] e dell’Alcoa in Sardegna, è la volta dei minatori della Carbosulcis. Dove l’estrazione di carbone non è più sufficiente a giustificarne le attività, e quinidi si chiedono nuove iniziative imprenditoriali, sostenendo in particolare la tecnologia CCS [5] (Carbon Capture and Storage, ovvero Cattura e stoccaggio del carbone).

Il 28 agosto, due giorni dopo l'occupazione, è nato un gruppo Facebook, Sulcis in Fundo [6], a sostegno dei minatori. Ecco alcuni commenti dalla relativa pagina:

Mariano Attardi [7] scrive:

SICURAMENTE CI RICORDEREMO ALLE ELEZIONI CHI HA RIDOTTO COSì I MINATORI SARDI,TENETE DURO SIAMO CON VOI

Franco Giannoni [8]:

….la Miniera e’ un Industria e come tale deve essere gestita guardando ai mercati Internazionali coi giusti costi e non con passivi da spavento come la intendono in Italia negli ultimi 30 anni!

[9]

Striscioni fuori dai cancelli della Carbosulcis. Foto dal gruppo Facebook “Sulcis in Fundo”.

A questo proposito Roberto Serra [10], uno dei minatori in lotta, e attivo nello stesso gruppo Facebook Sulcis in Fundo [11], scrive:

Naturalmente non mancano i timori di quel che può causare una nuova tecnologia,ma non ci si può fermare nel progresso: o si va avanti crescendo o si resta fermi e non si va avanti nel tempo restando in uno stato di arretratezza”.

L'Unione Europea ha in programma il finanziamento di sei progetti Ccs in Europa, ma solo uno in Italia e i minatori della Carbosulcis chiedono risposte chiare dal governo riguardo il futuro dell'azienda, e quindi quello di quasi 500 famiglie. Giovanni Matta, sindacalista della Cisl (Confederazione italiana sindacato lavoratori) in un'intervista al Sussidiario.net [12] dichiara:

La responsabilità del governo è che a oggi, nonostante gli impegni, non si pronuncia . . . Si parla di produrre energia da carbone, andare verso alcune opportunità alternative agli idrocarburi, ma il governo non ha scelto e nel caso della miniera del Sulcis addirittura pare che voglia scegliere di non intervenire e di non valorizzare il progetto.

e ancora [13]:

La protesta è esplosa adesso perché solo ora il governo afferma che non intende perorare la causa e sostenere il progetto in sede comunitaria. Nel marzo scorso il presidente Ugo Cappellacci aveva dichiarato che era tutto a posto, in quanto era arrivato il via libera per il progetto e quindi finalmente i 400 posti della miniera erano salvi.

In una intervista per il portale news di Tiscali del 28 agosto, un dipendente della miniera, Sandro Mereu, descrive [14] le motivazioni che hanno spinto lui e i suoi colleghi all'occupazione della miniera:

La miniera è la nostra vita e vogliamo tenerla aperta. Dicono che ciò è roba del passato, ma negli anni abbiamo anche presentato dei progetti innovativi di sfruttamento del carbone Sulcis, e ogni volta che la soluzione sembrava vicina, qualcuno ci ha messo i bastoni tra le ruote, portandoci a un nulla di fatto.[…]Noi in miniera abbiamo dell’esplosivo per le necessità lavorative, ed abbiamo però paura che qualche minatore possa perdere la testa e fare qualcosa di sconsiderato, visto che la situazione può diventare ingovernabile.

La situazione ha poi iniziato veramente a farsi più drammatica il giorno seguente quando un dipendente e sindacalista Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), Stefano Meletti si è tagliato un polso alla presenza dei giornalisti. Le immagini hanno fatto il giro del mondo:

Il gesto ha però suscitato reazioni contrastanti nella rete. Su YouTube un utente commenta così:

..che idiozia! Cosa insegna a suo figlio un uomo che fa finta di suicidarsi? Che i problemi si risolvono con atti folli? Se avesse voluto suicidarsi non lo avrebbe fatto davanti alle telecamere…complimenti ha un posto di lavoro assicurato come sindacalista. Le aziende assistite e non sono competitive è giusto che chiudano! I lavoratori devono avere un supporto economico ma non si aiutano le aziende fallimentari. Questo vale anche per la Fiat.? La Sardegna è piena di laureati disoccupati!
yyuri51

Ma molte sono state anche le parole a sostegno del minatore. Sul sito del quotidiano La Nuova Sardegna [15], Andrea Randaccio commenta:

E così nel paese che si interroga sul nuovo centrocampista del milan irrompe il minatore disperato. Gli scioperi, le manifestazioni anche eclatanti, non servono a nulla. Vogliono il sangue.

e su Running Life [16], Carolina Duepuntozero [17] scrive (30 agosto 2012 10:2):

Ho visto ieri il servizio al tg e sono rimasta davvero colpita da tutta questa vicenda e dal gesto disperato di quell'uomo. In effetti, se non ci fosse stato di mezzo l'esplosivo.. forse i giornali nemmeno se ne sarebbero accorti

[18]

Bandiere e striscione dei sindacati che rappresentano i minatori della Carbosulcis. Foto Facebook, Sulcis in Fundo.

Dopo quasi una settimana di protesta sotto terra, il 31 agosto si è tenuta una manifestazione che da Carbonia è giunta fino Gonnesa e a cui hanno partecipato circa duecento persone, tra lavoratori delle aziende del Sulcis in crisi e cittadini che solidarizzano con la loro situazione — che rimane comunque confusa a livello generale.