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Brasile: discussioni e impegno nella lotta alla povertà

Categorie: America Latina, Brasile, Citizen Media, Economia & Business, Giovani, Idee, Istruzione, Sviluppo

Pur se la campagna delle Nazioni Unite volta a eliminare la povertà entro il 2015 [1] [en, come tutti i link tranne ove diversamente segnalato] è solo una delle sfide da affrontare per molti Paesi, alcuni di questi sono più vicini di altri a raggiungere l'obiettivo.

Il Brasile, maggiore nazione del Sudamerica con 194 milioni di abitanti, ha catturato l'attenzione del mondo per i suoi successi: 35 milioni di brasiliani sono usciti dalla condizione di povertà nell'ultimo decennio [2] grazie all'economia in rapida crescita che ha portato al rafforzamento della classe media nel Paese.

Economy Watch [2] scrive:

Almeno il 53% della popolazione brasiliana, ovvero 104 milioni di cittadini, fa ora parte della classe media della nazione, contro il 38% di dieci anni fa; a sostenerlo, giovedi, è stato il governo, analizzando i dati raccolti da uno studio ufficiale commissionato dal governo stesso […..] “Se la classe media brasiliana formasse uno Stato, sarebbe il dodicesimo in ordine di grandezza, dietro al Messico.”

[3]

Favelas, o slum metropolitano. Fonte: blog Formae Mentis NGO [3]

Christian Aid [4] solleva però alcune questioni sullo sforzo intrapreso dal governo per sconfiggere la povertà, esplicitandole nell'edizione di quest'anno del rapporto [5] ‘The Real Brazil: The Inequality Behind Statistics’ (Il Brasile reale: la disuguaglianza dietro le statistiche) [pdf]:

prende in esame l'impatto di diverse misure anti-povertà introdotte dai due governi di Lula, in particolare le sovvenzioni della Bolsa Família [6], il programma di insediamento per piccoli agricoltori e la pensione rurale anticipata, e giunge alla conclusione che esse hanno sortito solo piccoli effetti sulla disuguaglianza, perchè ciò che davvero fa la differenza per il reddito delle persone in condizione di povertà è il loro salario; e se da un lato gli innalzamenti successivi del salario minimo da parte del governo di Lula hanno giocato un ruolo importante nella riduzione della povertà, dall'altro non sono riusciti a ridurre il divario tra chi guadagna di più e chi di meno.

La Bolsa Familia, un tempo conosciuta come Bolsa Escola, è stata fondata nel 1995 dal senatore Cristovam Buarque [7], allora governatore di Brasilia; l'amministrazione di Lula da Silva [8], [it] negli anni 2003-2011, l'ha successivamente trasformata in un programma nazionale.

I dati della povertà in Brasile

Robson Leite, un membro del Parlamento proveniente da Rio de Janeiro, afferma sul suo blog [11] [pt] che il Brasile ha raggiunto l'obiettivo di riduzione della povertà in 25 anni:

De acordo com a 16ª edição do relatório do Ministério da Fazenda, “Economia Brasileira em Perspectiva”, divulgada no final de agosto, a queda da taxa de pobreza vai atingir 70% em meados de 2014, seja pela ação dos programas sociais inclusivos, seja pelo crescimento de oportunidades no mercado de trabalho para jovens.

Stando a quanto emerge dalla sedicesima edizione del rapporto del Ministero delle Finanze, “Brazilian Economy in Perspective” (L'economia brasiliana in prospettiva), reso pubblico a fine agosto, il calo del tasso di povertà raggiungerà il 70% a metà del 2014, anche grazie all'azione di programmi sociali d'interesse globale e alle opportunità in crescita che il mercato del lavoro offre ai giovani.

Proportion of the poor in percent. Source: <a href="http://www.robsonleite.com.br/brasil-atinge-meta-de-reducao-da-pobreza-estabelecida-para-25-anos/">Robson Leite</a> Blog [11]

Le dimensioni del fenomeno della povertà in percentuale. Fonte: blog di Robson Leite [11]

Nel frattempo, il suddetto rapporto avverte:

Maggiore è la disuguaglianza a livello regionale e locale, minore è la possibilità di uscirne attraverso meccanismi tradizionali, come la distribuzione del reddito e la creazione di occupazione regolare.

Poverty and inequality. Source: OCED, Filips pagnoli blog [12]

I poveri e la disuguaglianza. Fonte: OCED, blog di Filips pagnoli [12]

Le cause della povertà

In mezzo a una lunga lista di articoli e cartoni animati, Filip Spagnoli [13] ha definito, sul suo blog P.a.p.-Blog, Human Rights Etc. [14], una serie di cause della povertà, come il debito estero, la globalizzazione, la mancanza di libertà e crescita economica, l'educazione, la sovrapopolazione, la struttura famigliare, la schiavitù:

Se vogliamo ridurre il numero di poveri, dobbiamo individuare prima di tutto ciò che li rende poveri.

Nel suo ultimo articolo sull’aumento del prezzo del cibo [15], il blogger approfondisce la questione, e afferma:

…..I poveri spendono buona parte del loro reddito per il cibo, il che significa che i rincari dei prezzi hanno un effetto diretto sulla loro situazione finanziaria, e possono causare carestie. D'altra parte, molte persone povere vivono di agricoltura, per cui prezzi più alti possono significare per loro maggiori guadagni. I poveri, comunque, vivono sempre più spesso in zone urbane, e per loro l'aumento del prezzo del cibo non ha alcun risvolto positivo. Non è follia, quindi, dare la colpa della povertà all'aumento dei prezzi del cibo che, secondo la Banca Mondiale, negli anni 2010 e 2011, ha gettato 44 milioni di persone nel tunnel della povertà.

Child labour in Brazil. Source <a href="http://www.un.org/works/sub3.asp?lang=en&amp;id=92">UN website</a> [16]

Lavoro minorile in Brasile. Fonte: sito web ONU [16]

Il Brasile resta tuttavia un Paese con una lunga tradizione di povertà, che nel 2012 ha obbligato quasi 1,4 milioni di bambini a lavorare [17], stando ai dati ufficiali resi pubblici in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile [18] [pdf], il 12 giugno.

Il lavoro minorile, in Brasile, rappresenta un fenomeno di natura prevalentemente rurale; secondo lo studio, la maggioranza di questi bambini lavora proprio in aree rurali, dove la povertà ha la meglio e le scuole sono rare.

Sono coinvolti 304,415 bambini tra i 5 e i 10 anni di età (9.9%) e 755,973 bambini tra gli 11 e i 14 anni (36.6%); complessivamente, sono quasi 1,4 milioni i bimbi brasiliani, tra i 5 e i 14 anni, che fanno parte del mercato del lavoro.

Nel caso di bambini tra gli 11 e i 14 anni che vivono in famiglie gestite da donne senza la presenza di un marito, circa il 12.2% lavora o sta tentando di farlo; d'altro canto, quasi il 15% dei bambini che vivono con entrambe le figure genitoriali fanno parte del mondo del lavoro.

Mentre è in atto il dibattito sugli sforzi fatti dal governo per eliminare la povertà nel Paese, vengono adottate nuove misure per ridurla, come l'iniziativa Dom Távora and Paulo Freire Projects [19], del valore di 56 milioni di dollari americani, finanziata dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) delle Nazioni Unite.

I progetti “prendono il nome da famosi educatori e avvocati brasiliani che si sono dedicati ai poveri, e indicano la conoscenza come lo strumento fondamentale per sconfiggere la povertà”.