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Occupy: bruciare il debito globale!

Categorie: U.S.A., Citizen Media, Economia & Business, Idee, Protesta

Sotto lo slogan “Non sei soltanto un debitore, non sei da solo”, il gruppo “Strike Debt” (“Colpisci il debito”), nato in seno al movimento Occupy Wall Street, punta a creare dei focolai di resistenza contro il rimborso dei prestiti. L'operazione sta raccogliendo consensi in ogni parte del mondo, e potrebbe rilanciare il movimento di protesta nato un anno fa.

[1]

Poster del gruppo Strike Debt – Dominio pubblico

La premessa fondamentale, espressa in una dichiarazione congiunta dei movimenti Occupy Wall Street, Real Democracy Now, 15-M e altre organizzazioni, afferma la necessità di una verifica dello stato di indebitamento da parte dei cittadini. L'annuncio recita [2] [en, come i link successivi]:

Abbiamo una sola cosa da dire alla istituzioni finanziarie del mondo: non vi dobbiamo nulla.

Mutui, debiti per spese mediche, prestiti d'onore concessi agli studenti, carte di credito, persino i debiti degli enti locali: combattere qualsiasi forma illegittima di debito è la nuova sfida per un crescente numero di movimenti di protesta sparsi in tutto il mondo.

In diversi video online si lanciano appelli affinché  l'indebitamento venga azzerato e a “bruciare i propri debiti”:

Il movimento si è già diffuso a livello globale, ma trova il suo slancio negli Stati Uniti, dove non si può negare una realtà impressionante: lì è già in corso uno sciopero contro l'indebitamento. Scrive [3] Nicholas Mirzoeffe nel suo blog:

Il 27% dei prestiti d'onore sono in default, e il numero è in crescita.

1.2 trilioni di dollari dei mutui sono a vuoto [4](ovvero, il debito è superiore al valore nominale della proprietà) che si traduce in circa un terzo di tutte le case di proprietà.

5 milioni di case sono state pignorate e altre 5 milioni sono a rischio pignoramento. Ciò significa che i proprietari sono in default o indietro con i pagamenti. 300.000 persone hanno ricevuto un avviso di pignoramento insieme al loro riepilogo conti nel primo quadrimestre di quest'anno. Il 27% dei mutui è seriamente insolvente – ironicamente, un leggero miglioramento. Più di 300.000 persone sono andare in bancarotta.

Il debito medio sulle carte di credito per famiglia è sceso da 17.936 dollari a 14.336: questo a causa del default di massa [5]. Nel 2010, le compagnie che erogano carte di credito hanno dovuto completare l'ammortamento del 10% di tutti i debiti.

Sono osservazioni sconcertanti. Ma come si arriva a una ribellione collettiva contro l'indebitamento partendo dal rifiutarsi individualmente di pagare – spesso senza avere altra scelta?

È infatti questo l'obiettivo dell'operazione Strike Debt. E sul sito officiale del collettivo [6] è stato persino pubblicato un Manuale della resistenza contro il debito. Questo esauriente documento, lungo 100 pagine, ricco di argomentazioni e ben ricercato, spiega come negoziare il fido sulla propria carta di credito, i rischi che si corrono se non si ripaga il presito d'onore e la possibilità o meno di dichiarare bancarotta. Racchiude anche una sezione comprensiva di consigli su come gestire in maniera ottimale i debiti derivanti dalle spese mediche.

Ogni sezione è accompagnata da una breve storia dell'evoluzione del sistema bancario e finanziario per comprendere meglio la perversità del sistema fiscale. Ad esempio, parla della collaborazione tra le banche e le università [7]:

Un’indagine [8] del 2006 portata avanti dal Dipartimento del Procuratore Generale dello Stato di New York ha rivelato che le relazioni economiche tra gli istituti di credito e i funzionari delle università consistevano in un’ “alleanza spietata”. I creditori pagavano bustarelle alle università in proporzione al volume di affari che veniva creato a loro favore; inoltre, i consulenti finanziari beneficiavano di vacanze ai Caraibi completamente spesate, che venivano persino dichiarate nel libro paga.

L'operazione Strike Debt si prefigge in particolar modo di creare solidarietà tra la gente comune, ricordando che non si è da soli nella lotta contro l'indebitamento [9]:

Se per ripagare il prestito d'onore stai per andare in default, ricorda che non sei da solo. E’ già successo a un numero imprecisato di cittadini americani, compreso tra i 4 e i 5 milioni

Il 15 novembre, Strike Debt annuncerà il lancio di una campagna battezzata Rolling Jubilee [10]. L'idea è quella di creare una rete di mutuo soccorso, permettendo a chiunque non sia indebitato di acquistare legalmente i debiti personali di chi sta faticando a ripagarli.

[11]

Rolling Debt Jubilee _ Dominio pubblico

Aggiunge il feed di Twitter @Occupytheory [12]:

@Occupytheory: [13] Un bailout per la gente da parte della gente #undebt [14] #n15 [15]

Un passo verso il bailout delle persone?

In ogni caso, oltre all'educazione in tema e alle azioni di solidarietà, molti attivisti di Strike Debt hanno una proposta più generale. Suggeriscono un moderno giubileo del debito, in altre parole una cancellazione di massa.

L'economista australiano Steve Keen chiama quest'idea “una facilitazione quantitativa per la gente”, riferendosi all'enorme sostegno che le banche centrali prestano a quelle commerciali attraverso le loro polizze di acquisto capitali. Spiega la proposta sul suo sito [16]:

Un giubileo moderno creerebbe un decreto monetario nello stesso modo della facilitazione quantitativa, ma indirizzerebbe quel denaro verso i conti bancari pubblici a condizione che, in primis, questo serva a ridurre il debito. Chiunque abbia più debiti che entrate sul proprio conto vedrebbe il proprio debito ridursi ma non del tutto eliminato, mentre, all'opposto, i beneficiari senza debiti riceverebbero un afflusso di liquidi nei loro conti correnti.

Fistfullproductions [17] ha condiviso l'intervista realizzata a Keen:

L'antropologo David Graeber [18] è una delle principali fonti di ispirazione dell'intera campagna. L'anarchico, tra i primi fautori del movimento Occupy Wall Street, è autore di Debito. I primi 5000 anni (trad. di Alberto Prunetti, Il Saggiatore, 2012), un saggio chiave in cui esplora la storia del debito e in cui lancia un appello per un giubileo, che, come indicato nel libro, era un'importante usanza dell'antichità.

Nella terza edizione della rivista Tidal [19], realizzata dal movimento Occupy, sostiene:

Indubbiamente, i lettori obietterano: “ma se si stampano trilioni di dollari, ciò non causerebbe una seria inflazione?” In teoria, sì. Ma sembra che la teoria non regga in questo caso, poiché è proprio quello che il governo sta facendo: ha stampato trilioni di dollari e, finora, non c'è stata alcuna significante ripercussione a livello inflazionistico.

[…]

Il problema è che non ha funzionato. Né nel rilancio l'economia, né nell'aumento dell'inflazione. Per prima cosa, le banche non hanno investito. Principalmente, hanno di nuovo concesso un prestito al governo, o hanno depositato il capitale nella Riserva Federale che, semplicemente per tenerlo lì, pagava loro un tasso di interesse più alto di quello che veniva applicato a quelle stesse banche se richiedevano dei prestiti. Per cui, in sostanza, il governo ha stampato e distribuito denaro alle banche, e le banche non ci hanno fatto assolutamente nulla.

In conclusione, perché non dare i soldi direttamente alla gente nel momento in cui vengono dati alle banche? Presentata in questi termini, l'idea sembra forse meno assurda.

In nome di quale etica il debito stabilisce le regole?

Andando oltre le giustificazioni economiche, gli attivisti di Occupy rifiutano di sana pianta la tesi spesso associata alla logica del debito secondo cui “tutti i debiti devono essere ripagati. Sul sito web di The Occupied Times [20], Michael Richmond scrive:

Che morale è questa morale del debito secondo cui ripagare i propri debiti è più importante di ogni altra cosa? Stiamo tornare all'età vittoriana, un'epoca in cui i debitori venivano trattati come criminali, mandati in prigione e stigmatizzati a vita. Eppure, ognuno di noi ha una qualche forma di debito da gestire perché è su questo che il sistema è costruito, non da ultimo il settore finanziario che riesce a sopravvivere soltanto grazie ai bailout pubblici.

Quanto resisterà lo sciopero? E’ difficile da dire, ma di sicuro, a poco più di un anno dalla nascita di Occupy Wall Street, l'emergere di un consenso globale nei confronti di questa campagna sta delineando l'inizio di una nuova fase per il movimento. Astra Taylor lo ripropone così su The Nation [21]:

Un crescente numero di organizzatori ritiene che l'indebitamento abbia il potenziale per diventare una sorta di tessuto connettivo per il movimento Occupy, riuscendo sempre più ad unire gli sforzi di attivisti sparsi nei confronti di un problema comune (l'indebitamento) in contrapposizione a una tattica comune (l'occupazione).

In un altro articolo apparso sullo stesso sito, David Greaber azzarda l'ipotesi sul fatto che l'indebitamento potrebbe scatenare una rivoluzione [22]:

Occupy ha fatto bene a resistere alla tentazione di creare pretese concrete. Ma se ne dovessi formulare una, chiederei la più ampia cancellazione del debito possibile e, a seguire, una riduzione di massa dell'orario lavorativo – diciamo fino a cinque ore al giorno o cinque mesi di vacanza garantiti.

Attaccando l'indebitamento, Occupy sta attaccando il sistema alla base, e non più coloro che ne beneficiano o i suoi strumenti (l'austerità, i bailout, le banche centrali). Il cambio di direzione di Occupy è di certo ambizioso, difficile e decisamente più sovversivo. Ma, secondo David Graeber, non è questo il problema:

Se una proposta simile sembra esagerata, inconcepibile persino, è soltanto indice del fatto di quanto i nostri orizzonti si siano ridotti.