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Perù: la monocultura pone a rischio le risorse idriche di Iquitos

Categorie: America Latina, Perù, Ambiente, Citizen Media, Protesta, Sviluppo

Analizzando il il problema dell'acqua nella città di Iquitos, questo terzo e ultimo articolo tratta della monocoltura nel bacino della riviera Nanay e della polemica in corso tra coloro i quali sostengono questo genere di coltura e coloro che invece consigliano di evitarla. Il primo post della serie [1] [es, come i link successivi, tranne dove diversamente indicato] fungeva da introduzione e affrontava la controversia della prospezione e esplorazione degli idrocarburi, effettuata dalla compagnia internazionale ConocoPhillips nel bacino della riviera Nanay. Il secondo pezzo [2]presentava in maniera più dettagliata il caso di ConocoPhillips, descrivendo inoltre le azioni condotte da alcune organizzazioni come il Comitato dell'acqua, col fine di proteggere la riviera e assicurare l'approvvigionamento di acqua a Iquitos.

Questa controversia sull'acqua di Iquitos rivela che la situazione non è senza rischi. Un ricercatore dell'IIAP (Istituto di ricerca dell'Amazzonia peruviana per le sigle in spagnolo) José Álvarez, ha pubblicato un articolo intitolato Monoculture intorno la riviera Nanay? No, grazie! [3]. In questo articolo egli segnala le ragioni che spingono l’IIAP a sconsigliare la coltura della palma da olio nel bacino di Nanay, soprattutto nel bacino della Quebrada Curaca, affluente del Nanay, confinante con la zona tampone della Riserva Nazionale Allpahuayo-Mishana [4]. Ecco alcune dellesue motivazioni:

- Il bacino del Nanay approvvigiona di acqua potabile la popolazione di Iquitos e quelle vicine. Una qualunque modifica della copertura vegetale può mettere in pericolo la produzione di questa fonte di vita, sia in quantità che in qualità. Le piantagioni industriali delle palme da olio non implicano solamente l'abbattimento di grandi superfici di foreste vergini, ma richiedono anche l'uso di prodotti agro chimici con il rischio importante di contaminazione dell'acqua.

- Le zone in cui è prevista la piantagione di palme da olio sono completamente ricoperte da foreste primarie molto poco contaminate, in quanto hanno subito solo qualche prelievo selettivo d'essenza forestale e esemplari di fauna selvatica.Proteggere le foreste amazzoniche vergini fa parte delle responsabilità politiche dello stato peruviano, ed è inoltre un impegno formale verso la comunità internazionale, nel contesto delle misure da adottare per ridurre le emissioni di anidride carbonica e contribuire a limitare gli impatti del cambiamento climatico.

Riserva Allpahuayo Mishana, bacino di Nanay, Loreto, Pérou. Foto di Maholyoak su Flickr, licenza CC BY-NC-ND 2.0 [5]

Riserva Allpahuayo Mishana, bacino di Nanay, Loreto, Pérou. Foto di Maholyoak su Flickr, licenza CC BY-NC-ND 2.0

Ciò tuttavia non ha convinto tutti, e un gruppo di persone, dicendosi contadini della regione, si sono riuniti per manifestare a favore della coltura della palma da olio e contro il ricercatore, portando dei cartelli dove si definiva José Álvarez, «trafficante di risorse naturali», invocandone l'espulsione dal territorio nazionale.

In una dichiarazione di supporto al ricercatore [6], un gruppo di cittadini di Iquitos spiegano che dopo aver discusso con i manifestanti, questi ultimi hanno dichiarato di essere stati informati che Álvarez «  era responsabile del fatto che la coltura delle palme da olio non sia sviluppata e che a tale scopo i crediti di bilancio del governo non sono stati adottati », ciò ha fatto credere che l'origine di questi attacchi sia stato scaturito dagli ambienti vicino le autorità regionali.

Ma nel bacino di Nanay non tutte le opinioni sono a favore della coltura delle palme da olio. Alcuni sono pro, come l'economista Víctor Villavicencio la Torre, ex responsabile dello sviluppo economico del governo regionale di Loreto che scrive  [7]:

E’ importante adottare o definire un orientamento politico regionale per quanto riguarda la promozione e lo sviluppo di una coltura che, avendo dimostrato di essere altamente redditizia, potrebbe costituire l'alternativa che permette di far uscire centinaia o migliaia di contadini dalla povertà, prostrazione e miseria, grazie ad un'alleanza tra lo stato e l'investimento produttivo.

Questa alleanza deve scartare dal gioco politico quegli organismi non governativi che ricevano e generano soldi da quei paesi che, non esitiamo a dirlo , sono i primi a danneggiare l'ambiente e la biodiversità di numerose nazioni al mondo.

Spiega poi quale ruolo dovrebbe svolgere lo Stato, secondo lui:

Lo sSato, come obiettivo immediato, deve fissare la revisione delle leggi che regolano l'attività agraria e forestale, in modo tale da poter così strappare gli striscioni progressisti portati da questa dell'ambiente e cessare di essere gli spettatori passivi delle azioni aggressive che mettono in atto.

Come risposta, il suddetto ricercatore e biologo José Álvarez ha pubblicato un altro articolo [8] intitolato il sotto-sviluppo cronico nel quale espone i seguenti argomenti :

Si dice che i conservatori abbiano speso decine di milioni in progetti finanziati da partiti di sinistra stranieri i quali vogliono frenare lo sviluppo della nostra regione. Tuttavia, ho potuto constatare, considerando che vivo in questa regione 30 anni, che i promotori del modello, fallito, di sviluppo agricolo e di industria estrattiva, che chiameremo « I fautori del sotto sviluppo», hanno speso non decine ma miliardi di suoli : […] progetti agricoli falliti, stipendi dei funzionari e consulenti, infrastrutture agricole non produttive (fabbriche di farina di yucca , mulini a riso , fabbriche di latte, fabbriche di condizionamento dei cuori delle palme ecc…) […]. La domanda da porsi è la seguente: Per tutti questi anni qualcuno ha impedito lo sviluppo senza limiti dell'agricoltura e dell'allevamento nella foresta amazzonica nella regione di Loreto? No.

Più avanti aggiunge inoltre:

Ma la loro sciocchezza non è stata gratuita: grazie a questi preventivi e progetti, i « fautori del sotto sviluppo » si sono riempiti le tasche con le commissioni, aiuti, brocche di vino, inchieste, consulenti, poste burocratiche, studi di fattibilità, piani di sviluppo, piani di investimento, progetti e aiuti,senza che le popolazioni autoctone e indigene abbiano constatato un migliore tenore di vita, ma piuttosto si è deteriorato.

Ma gli imprenditori sono sempre molto interessati [9] dalle possibilità che rappresentano i 620.000 ettari della regione di Loreto, che,secondo il ministero dell'Agricoltura, sono idonei alla coltura e si prendono il carico di farne promozione [10].

Intanto gli studenti universitari [11] e i ricercatori continuano a fornire dati e studi [12] riguardanti il pericolo che rappresenta la cultura di palma da olio per il fragile ecosistema amazzoniano. Da un lato avvertono sul fatto che le imprese presentano le piantagioni di palma da olio come un'attività rimboschimento, e dall'altro sugli omaggi accordati a questa cultura dal governo.

Anche il Presidente Ollanta Humala, in occasione di una recente conferenza stampa, ha fatto riferimento [13] a una zona amazzoniana, l’Alto Huallaga, come avente « potenziale per l'agro industria, per il caffé, il cacao, le palme da olio, gli alberi da frutto.

E’ dunque facile capire che non esistono, tra tutti gli attori coinvolti, chiari consensi in termini di politica ufficiale da adottare. Da un lato ci sono coloro i quali incoraggiano gli investimenti in larga scala e dall'altro coloro che invece difendono l'ambiente. Il problema, viene aggravato dal fatto che le possibilità di dialogo non sono numerose, a causa della mancanza d'informazione precisa e trasparente di cui avrebbero bisogno i cittadini.

Post pubblicato originariamente su sul blog personale [14] di Juan Arellano.