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Venezuela: altre riflessioni post-elettorali

Categorie: America Latina, Venezuela, Citizen Media, Elezioni, Politica

La sera di domenica 7 ottobre, dopo i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali [1] [en] del 2012, in tutto il Venezuela si respirava un'aria densa di emozioni. Il Presidente Hugo Chávez [2] [it] è stato rieletto con il 55,14% dei voti, mentre il candidato dell'opposizione Henrique Capriles [3] [it], secondo quanto riportato dal Consiglio Elettorale Nazionale del Venezuela [4] [es, come gli altri link, eccetto ove diversamente specificato], ha ottenuto il 44,24% dei voti.

Mentre una parte del Paese festeggia il proseguimento, sotto Chávez, della ‘Rivoluzione Bolivariana [5]‘ [en], l'altra piange l'ennesima sconfitta elettorale.

Le riflessioni dei sostenitori di Chávez

Tamara Pearson, su Venezuelan Analysis [6] [en], descrive i risultati di domenica scorsa come una “vittoria imperfetta”. Nonostante il clima di festa che si respirava quella sera tra i sostenitori di Chávez, lei si sentiva “un po’ giù”:

Perché votando per Capriles, più di sei milioni di persone hanno dato il loro consenso all'egoismo (Capriles aveva basato la sua campagna sull'idea di porre fine alla solidarietà con altri paesi), alla distruzione e alla svendita del loro stesso paese.

Pearson continua con un'analisi sui motivi che fanno sì che la distanza tra Chávez e l'opposizione si stia accorciando. Dal suo punto di vista, “l'opposizione esce rafforzata da queste elezioni”, e pertanto “la rivoluzione non può abbassare la guardia”:

Se nel prossimo periodo non sconfiggiamo la corruzione e la burocrazia, finiremo per perdere questa rivoluzione. Ora che si sono concluse le elezioni presidenziali, noi abbiamo due domande fondamentali: la rivoluzione sopravviverà? Cosa possiamo fare per renderla più forte?

Supporters of President Hugo Chavez during the presidential elections on October 7, 2012. Photo by Alejandro Rustom. Copyright Demotix. [7]

Sostenitori del Presidente Hugo Chávez durante le elezioni del 7 ottobre 2012. Foto di Alejandro Rustom. Copyright Demotix.

Antonio Aponte, sul blog Un Grano de Maíz [8], si congratula per la vittoria coi sostenitori di Chávez, ma non manca di rivolgere lo sguardo alle sfide future che attendono la Rivoluzione Bolivariana. Anche lui analizza la sempre minore distanza tra i sostenitori del governo e l'opposizione:

[…] de un 26% de diferencia en las elecciones presidenciales del 2006 pasamos a un lánguido 10%.  Perdimos casi 20% de nuestra votación, los análisis preliminares indican que los perdimos en los sectores pobres y sin aumentar la votación en los sectores de clase media.
¿Por qué la mengua? La respuesta reside en la esencia del Socialismo, sin comprenderla estamos destinados al fracaso: el Socialismo tiene como esencia al amor, a la relación fraterna, al sentido de pertenencia a la sociedad. El capitalismo tiene como esencia al egoísmo, a las soluciones individuales. Ese es el fundamento de la batalla, el egoísmo enfrentado en feroz lucha contra el amor, y hacia allí deben ir dirigidos nuestros esfuerzos.

[…] dai 26 punti percentuali di differenza nei risultati del 2006, siamo passati a un esiguo 10%. Abbiamo perso quasi il 20% della nostra base elettorale, e le prime analisi riportano che gli elettori che abbiamo perso fanno parte degli strati poveri della popolazione e che non abbiamo guadagnato alcun voto tra gli elettori della classe media.

Perché ci stiamo indebolendo? La risposta si trova nell'essenza stessa del socialismo, e se non la capiamo siamo destinati a fallire: il socialismo si basa sull'amore, su rapporti fraterni, sul senso di appartenere a una società. Il capitalismo, invece, si basa sull'egoismo e sull'individualismo. Vi è questo alla radice della battaglia: l'egoismo in un'aspra lotta contro l'amore. I nostri sforzi devono dunque andare in questa direzione.

Il blogger conclude affermando che i ‘rivoluzionari’ devono acquisire con urgenza la cultura del dialogo: perché “una rivoluzione che non dialoga è destinata a morire”:

El estudio, la discusión, deben ser las tareas principales de la sociedad. La ignorancia es contrarrevolucionaria. ¡Viva Chávez!

Lo studio e il dialogo devono essere i doveri principali della società. L'ignoranza è controrivoluzionaria. Viva Cháve

Le riflessioni dell'opposizione

Molti dei blogger schierati con l'opposizione hanno seguito da vicino la campagna di Capriles, con grande entusiasmo nei confronti di quello che sembrava il momento propizio per un cambiamento. Dopo i risultati non hanno fatto attendere le loro reazioni, condividendo la loro tristezza e delusione, ma anche guardando avanti con spirito autocritica.

Il blogger Alex Boyd [9] [en] ammette che “non si era mai aspettato un risultato diverso”. Condivide una mappa grafica dei risultati e aggiunge un appunto a proposito delle frodi elettorali:

Hugo Chávez ha di nuovo assestato un bel colpo al candidato dell'opposizione. Dopo altri sei anni, Chávez è ancora la scelta della maggior parte dei cittadini venezuelani. Va bene così, non ho alcun problema a riguardo. L'aspetto positivo è che Henrique Capriles, Leopoldo López, Ramón Guillermo Aveledo e altri hanno sepolto il fantasma della frode elettorale, dichiarando in più di un'occasione che il sistema era stato verificato a sufficienza e che l'opposizione è riuscita a collocare dei testimoni in ogni seggio elettorale, in tutto il paese. L'idea della frode elettorale, dunque, non ha più ragione d'esistere.

Manuel Silva, sul blog No solo con la palabra [10] ritiene che uno degli aspetti peggiori dell'opposizione, nel corso dei vari processi elettorali, è stato il non essere preparata a perdere. Silva pensa, tuttavia, che tale sconfitta non sia una sconfitta politica:

Aquí se perdió porque […] la mayoría de los venezolanos se identifica con esta forma de gobernar. Nosotros estamos dispuestos a aceptar el abuso y el atropello como forma de vida, naturalizamos la inseguridad, nos conformamos con la miseria, aceptamos gustosos vivir como lo hemos hecho en los últimos años: odiándonos.

L'opposizione ha perso perché […] la maggior parte dei venezuelani si identifica con questo modo di governare. Siamo disposti ad accettare come modello di vita di essere abusati e calpestati. L'insicurezza è per noi qualcosa di naturale, ci siamo accontentati della miseria, abbiamo acconsentito di buon grado a vivere come abbiamo fatto negli ultimi anni: odiandoci a vicenda.

D'altra parte, secondo Mirelis Morales Tovar del blog Caracas Ciudad de la Furia [11], l'opposizione non ha imparato abbastanza:

Hay muchos que deben mirar un poco más allá. Venezuela no es Caracas, no es La Lagunita ni mucho menos Twitter. Somos un país divido en partes iguales y debemos aprender a mirar el otro lado.

Ci sono molte persone che devono imparare a guardare più lontano. Il Venezuela non è Caracas, non è La Lagunita né tanto meno Twitter. Il nostro è un paese diviso in parti uguali e dobbiamo imparare a guardare l'altra parte.

Alejandro Tarre [12] ritiene che, dato che in dicembre i venezuelani saranno chiamati a votare per i sindaci e i governatori, l'opposizione dovrà impegnarsi per continuare a offrire ai cittadini un'alternativa, perché “la politica, come la vita, non è stagnante, ma fluisce”.

La masa opositora está ahí; el reto es simplemente sacudirla hasta sacarla del estupor en el que se encuentra para luego movilizarla. Se ha dicho mucho que, después de su estupenda campaña, Capriles está en una posición ideal para asumir el liderazgo opositor y blindar la unidad. Pues bien, ahí tiene su primer reto. Ahora más que nunca necesitamos a nuestro rock star animando a la gente y recorriendo el país para apoyar a los candidatos a alcaldes y gobernadores.

La massa degli oppositori è presente; la sfida è semplicemente quella di scuoterla fino a svegliarla dallo stupore che l'ha resa immobile. Si è detto che dopo la bellissima campagna elettorale Capriles si trova nella posizione ideale per prendere le redini dell'opposizione e renderla più unita. Ebbene, questa è la sua prima sfida. Ora, più che mai, abbiamo bisogno della nostra rock star che incoraggi la gente e che corra da un capo all'altro del paese per dare il suo sostegno ai candidati sindaci e governatori.

Questi sono solo alcune delle riflessioni delle diverse parti politiche nel dopo elezioni più intenso e contestato degli ultimi anni. Molte reazioni sono anche state condivise su Twitter, il social network prediletto dalla maggior parte dei netizen venezuelani.