Brasile: verso una nuova politica sull'immigrazione?

Tema da tempo in discussione sia in Europa che negli Stati Uniti, in Brasile l'immigrazione [it] è entrato solo ultimamente tra gli argomenti del dibattito politico.
Noto fino a poco tempo fa solo come Paese di emigranti, questa nuovo fenomeno sorto negli ultimi anni crea per il Paese una serie di sfide con un impatto forte sull'economica, la politica estera e la giustizia, spingendo sia la società brasiliana che il governo a prepararsi rapidamente, se le previsioni che vedono il Brasile come futura potenza mondiale dovessero rivelarsi realtà.

Brasile: Paese di emigrazione e di immigrazione
Como tutte le ex colonie europee del continente americano, il Brasile ha vissuto diverse ondate migratorie [pt come per tutte le seguenti note eccetto ove indicato] provenienti da tutte le parti del mondo. La prima ebbe inizio con l'occupazione portoghese del territorio brasiliano nel XV°secolo, seguita subito dopo dal traffico di schiavi africani e, dopo l’ abolizione della schiavitù [it] nel 1888, per sostituire la mano d'opera nera con quella degli immigranti europei. Da allora, in seguito ai flussi migratori, la società brasiliana è cambiata radicalmente, delineando le caratteristiche etniche e culturali di ciascun stato della federazione.

Celebração do Carnaval em Vila Maria, São Paulo, 2008. Foto de Leo Caobelli no Flickr (CC BY-NC-SA 2.0)

Vila Maria, San Paolo, 2008. Foto di Leo Caobelli su Flickr (Licenza Creative Commons)

Per quanto riguarda i primi emigranti brasiliani, inizialmente si è trattato di un movimento migratorio verso i paesi vicini ma dopo poco la migrazione ha iniziato a spingersi verso paesi come gli Stati Uniti, l'Europa ed il Giappone. Tra le ragioni alla radice di questa scelta c'erano le poche prospettive di ascesa sociale, la disoccupazione e l'inflazione galoppante che imperava in Brasile negli anni '80. Parallelamente, le reti sociali già presenti sul territorio facilitavano l'arrivo di nuovi emigranti in Paesi come il Giappone (decasséguis ndr termine con cui viene indicato il lavoratore immigrato in giapponese) o il Portogallo. Il numero di brasiliani dunque che sono partiti alla ricerca di migliori condizioni di vita all'estero è aumentato esponenzialmente ed oggi sono circa 3 milioni, contando sia quelli legali che illegali.

Il presente: i brasiliani tornano a casa
A causa dell'attuale crisi economica, sono molti i brasiliani che stanno facendo ritorno in patria. In particolare negli stati di San Paolo, Paraná e Minas Gerais. Il blog Geo-Conceição offre cifre interessanti:

(…) 65% dos imigrantes são, na verdade, brasileiros que retornaram ao país. São os chamados “imigrantes internacionais de retorno”. Em 2000, os brasileiros que voltavam para casa representavam 61% do total de imigrantes.
O maior número de brasileiros retorna principalmente dos Estados Unidos, Japão, Portugal, Espanha, Paraguai e Bolívia. Alguns dados sobre a imigração de retorno chamam atenção, como o fato de 84,2% dos imigrantes dos Estados Unidos serem de brasileiros voltando ao país. No caso do Japão, esse percentual chega a 89,1% e no de Portugal, a 77%.

(…) il 65% degli immigrati in realtà sono brasiliani che fanno marcia indietro. Vengono chiamati “immigrati internazionali di ritorno”. Nel 2000 i brasiliani che facevano ritorno a casa rappresentavano il 60% degli immigrati. La percentuale più alta tra questi proviene dagli Stati Uniti, Giappone, Portogallo, Spagna, Paraguay e Bolivia. Tra i dati più interessanti, l'84,2% degli immigrati dagli USA è costituito da brasiliani che fanno ritorno a casa. Nel caso del Giappone la percentuale raggiunge l’ 89,1% mentre per il Portogallo scende a 77%

Alcuni settori della società brasiliana si stanno interessando a questo fenomeno. Per esempio il Servizio di sostegno alle PMI (SEBRAE) informa di aver firmato un accordo con il Ministero degli Esteri per l'avvio di una partnership per dare una mano ai brasiliani che decidono di tornare in Brasile:

O Sebrae em Minas Gerais e o Itamaraty [MRE] firmaram nesta sexta-feira (23) uma parceria de auxílio a brasileiros que vivem no exterior e pretendam abrir e gerir um negócio próprio quando retornarem ao Brasil. Com a atual crise econômica nos Estados Unidos e em países da Europa, a expectativa é de que aproximadamente 500 mil dos cerca de 3 milhões de emigrantes retornem ao país dispostos a tocarem seus próprios empreendimentos.

Il Sebrae di Minas Gerais e Itamaraty [ndr il palazzo di Itamaraty è la sede del Ministero degli Esteri a Brasilia] hanno firmato venerdì (23 novembre) un'accordo per fornire aiuti ai brasiliani che vivono all'estero e che abbiano intenzione di aprire e gestire un'impresa una volta fatto ritorno in Brasile. In seguito all'attuale crisi economica negli Stati Uniti ed in Europa, ci si aspetta che circa 500mila dei circa 3 milioni di emigranti facciano ritorno a casa disposti a iniziare qualche attività in proprio.

La recente dichiarazione, del ministro Moreira Franco, della Segreteria di questioni strategiche della Presidenza della Repubblica (SAE), afferma che le leggi sull'immigrazione sono anacronistiche e rendono difficile l'assorbimento di mano d'opera qualificata che non trova opportunità nel Paese d'origine.

É claro, conforme destacou Moreira Franco, que a educação é a melhor ferramenta para o País alcançar o desenvolvimento necessário. Mas esse é um caminho mais demorado. Por isso, ele salientou a importância de o Brasil aproveitar este momento de grande oferta no cenário internacional.

È chiaro, ha affermato Moreira Franco, che l'educazione è il miglior strumento per permettere al Paese di raggiungere un maggior sviluppo. Ma si tratta di un cammino molto lungo. Per questo motivo ha risaltato l ‘importanza per il Brasile di approfittare di questo momento di ampia offerta [ndr di mano d'opera qualificata] sullo scenario internazionale.

L'affermazione del Ministro appare paradossale, dato che una delle più classiche rivendicazioni delle classi più basse della società brasiliana è sempre stata giustamente quella di un maggiore accesso all'educazione. Fra le richieste sono sempre apparse quelle della concessione di borse di studio per gli alunni di origine umile, la valorizzazione del ruolo dei professori in base a chiari piani di avanzamento professionale e di salari degni e l'imposizione di prezzi economici per i testi scolastici.

Il lungo elenco, e quanto detto in precedenza, rivelano come il Brasile sprechi le potenzialità del  popolo. Per questo motivo non sarebbero necessarie modifiche urgenti delle leggi che regolano i visti di lavoro per gli stranieri e neppure programmi speciali di adattamento in un nuovo Paese – come l'apprendimento del portoghese – nel caso venisse applicato un piano che facilitasse il loro ritorno e che allo stesso tempo aumentasse l'investimento nel campo dell'istruzione per i giovani in Brasile.

Celebração do Oktoberfest pela comunidade germânica no Rio Grande do Sul. Foto de Pedro Rocha no Flickr (CC BY-NC-SA 2.0)

L’ Oktoberfest festeggiato dalla comunità tedesca nello Stato del Rio Grande do Sul, ottobre 2012. Foto di Pedro Rocha su Flickr (Licenza CC)

Il Brasile, entrando nella corsa a chi diventa la meta più ambita dei cervelli in fuga, compete con Paesi come l'Australia [en] e il Canada, in specialmente il Quebec [fr], che offre programmi ad hoc per attrarre immigranti altamente qualificati per far fronte al deficit dovuto a una popolazione prevalentemente anziana. Si tratta di una situazione molto diversa da quella del Brasile, che conta con una popolazione giovane e numerosa, con circa 200 milioni di persone, e che non presenta le differenze demografiche presenti in questi Paesi, nonostante i 3 milioni di emigranti che vogliono far ritorno in patria.

Il professore di Relazioni Internazionali, Oliver Stuenkel, della Fondazione Getúlio Vargas si chiede quale sia lo scenario che si profila all'orizzonte:

O número crescente de pessoas do exterior em busca de emprego mudará a forma como o Brasil se relaciona com estrangeiros. Visitantes do exterior são bem quistos no Brasil, pois são poucos, ricos e não costumam ficar por muito tempo. No futuro, os imigrantes virão em maiores números, serão relativamente pobres, e terão a intenção de se instalar no Brasil. […] Embora possa levar décadas para que imigração ao Brasil chegue às proporções conhecidas na Europa, resta a ver quão bem o Brasil lidaria com uma nova onda de imigração, e os desafios que a acompanham.

Il numero crescente di persone straniere in cerca di un lavoro cambierà la forma in cui il Brasile si rapporta agli stranieri. Gli stranieri sono ben visti in Brasile perchè sono pochi, ricchi e di solito non si fermano per molto. Nel futuro il numero degli immigrati aumenterà, si tratterà di persone relativamente povere e con l'obiettivo di fermarsi a vivere in Brasile. […] In ogni caso ci potrebbero volere decenni perchè l'immigrazione in Brasile raggiunga le proporzioni che ha in Europa, resta da vedere come il Brasile deciderà di affrontare questo nuovo fenomeno e le sfide che porta con sè.

Un possibile scenario vede il Brasile ripetere gli stessi sbagli che hanno spinto quei tre milioni di Brasiliani ad emigrare: la concentrazione del reddito nelle mani di piccole porzioni della società che se infischiano della giustizia sociale. Un secondo scenario invece è quello in cui il Paese ha imparato la lezione degli “anni di piombo” [1968-1974, la dittatura militare] e cerca di ripagare il debito che deve sia a coloro che emigrarono che a coloro che rimasero nel Paese, soprattutto rispetto all'accesso all'educazione e di conseguenza al diritto ad un lavoro degno.

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