Ultim'ora: purtroppo la ragazza vittima dello stupro di gruppo è morta venerdì notte [en].
La capitale indiana New Delhi detiene la triste nomea di ‘capitale dello stupro [en, come i link successivi, eccetto ove diversamente indicato], e nei giorni scorsi ha vissuto l'ennesima tragedia con la violenza di gruppo ai danni di una studentessa di 23 anni (vedi articolo su Global Voices [it]), che ha portato a proteste tanto forti quanto partecipate, sia in città che nel resto del Paese (e del mondo). Sotto shock per la brutalità dell'ultimo caso di violenza, persone di ogni estrazione stanno chiedendo a gran voce leggi più severe, nonché un inasprimento delle pene, fino ad arrivare a reclamare la pena capitale per i colpevoli di violenza sessuale, come proposto da un membro del Parlamento, Sushma Swaraj.
La problematica è alquanto complessa. Il numero di violenze a sfondo sessuale è in continuo drammatico aumento, come riferito dal Dipartimento Nazionale sul Crimine. All'inizio del 2012 una bambina di appena due anni, chiamata Baby Falak, è deceduta in un ospedale di Delhi a seguito dei traumi riportati per gli abusi a cui è stata sottoposta. In India la violenza a sfondo sessuale prende le forme più varie: dall'aborto nel caso di feti di sesso femminile, ai violenti casi di bullismo nelle scuole, alle molestie nei confronti delle donne, dalle violenze, che arrivano all'omicidio, da parte del marito e della sua famiglia verso le spose la cui dote non viene pagata o è considerata insufficiente, fino allo stupro (pratiche considerate purtroppo nella norma in molti strati della società indiana). Nello stato nordorientale di Maripur si sono verificati ripetuti stupri da parte dell'esercito, tanto da spingere le donne a protestare apertamente con striscioni che recitavano: “Soldati indiani: stuprateci”. E ben 369 membri del parlamento hanno alle spalle denunce per casi di violenza nei confronti delle donne.
In una società così complessa come quella indiana, con un tasso così alto di violenza, gli organi di stampa, grazie alla libertà di espressione appena conquistata, hanno lanciato una massiccia campagna di informazione, e il dibattito sulla pena di morte per i reati di stupro sta assumendo toni sempre più accesi, con l'uso anche di petizioni online.Stalin K. Padma, co-manager Video Volunteers, critica aspramente l'editoriale pubblicato su Times of India a favore della pena di morte:
L'editoriale non fa che ribadire il concetto che la vita di una donna sia finita (“rubare la vita a una donna”, scrivono) quando viene violentata! La severa stigmatizzazione sociale connessa alla violenza sessuale subìta, incentivata e alimentata da affermazioni e testi come questo è la prima responsabile dei suicidi e dei tentati suicidi da parte delle vittime di stupro.
Gli risponde Sakshi Soi, citando il numero sconcertante di casi di stupro verificatisi soltanto a Delhi:
Queste discussioni sono state fatte più e più volte, giusto? Questo non è il primo caso di stupro verificatosi a Delhi e in India. Soltanto a Delhi sono stati più di 600! E quanti sono i casi in cui i responsabili sono stati puniti? Chiediamo la pena capitale perché c'è bisogno di azioni forti e immediate!
Aswathy Senan, che ha organizzato e partecipato attivamente alle manifestazioni di protesta, commenta:
Spero che tutto questo non ci porti in futuro a dover di nuovo scendere in piazza, questa volta per protestare contro la pena di morte! In tal caso non esiterei un attimo ad attribuire al media la responsabilità di aver promosso la pena capitale a punizione ideale per gli stupratori!
Suresh Kumar commenta su Google Plus a proposito dei pro e dei contro della pena di morte:
നിലവിലുള്ള ശിക്ഷയേക്കാൾ കൂടുതലായി വധശിക്ഷ ഒരു ഡിറ്ററന്റാകുമോ എന്ന കാര്യവും സംശയമാണ്. അഥവാ അങ്ങിനെ വധശിക്ഷ കൊടുക്കാമെന്ന് തീരുമാനിച്ചാൽ തന്നെ ഇൻഡ്യയിൽ ഏതാണ്ട് നാൽപ്പതിനായിരത്തിലധികം ആളുകളെ ഇപ്പോ തന്നെ വധിക്കേണ്ടി വരും എന്ന് പറയപ്പെടുന്നു. അത് നടക്കുന്ന കാര്യമാണോ? അപ്പോൾ പിന്നെ ഈ കുറ്റകൃത്യത്തിലേക്കെത്തുന്നതിനു മുന്നെ അതെങ്ങനെ ഫലപ്രദമായി തടയാമെന്ന കാര്യങ്ങളിൽ കൂടുതൽ ശ്രദ്ധകേന്ദ്രീകരിക്കേണ്ടി വരും.
È dubbio quanto un simile provvedimento possa effettivamente fungere da deterrente con le leggi attuali. E’ il sistema giudiziario ad essere lento e macchinoso. Se dovessimo ricorrere alla pena di morte, ad oggi ben quarantamila persone dovrebbero essere giustiziate. Possibile immaginare una cosa simile? Dovremmo piuttosto pensare ai metodi e alle strade da percorrere affinché certi atti di violenza vengano estirpati dalla nostra società.
Mentre il dibattito continua, Nirmal Harindran rilancia su Facebook l'istantanea di un annuncio che indica chiaramente quale sia la causa prima dei casi di violenza a sfondo sessuale in India:
Credo che il problema nasca da qui…. The Indian Express, Delhi, 19 dicembre 2012.
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