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Rep. Dem. Congo: impossibile una tregua tra ribelli e governo?

Categorie: Africa sub-sahariana, Rep. Dem. del Congo, Ruanda, Uganda, Citizen Media, Etnia, Governance, Guerra & conflitti, Migrazioni, Politica, Relazioni internazionali, Rifugiati
I ribelli dell'M23 su un fuoristrada lungo le strade di Goma [1]

I ribelli dell'M23 su un fuoristrada lungo le strade di Goma (29/12/2012). Foto di VOA via Wikimedia Commons.

L'attuale conflitto nella regione del Kiwu [2] [en, come i link successivi eccetto dove diversamente specificato] della Repubblica Democratica del Congo (DRC) minaccia di prolungarsi [3] nonostante lo sforzo internazionale fatto per raggiungere una tregua [4] tra i ribelli dell'M23 e il governo congolese. La versione 2012 di questo conflitto è difficile da comprendere, soprattutto perché l'M23 [5] è un movimento armato instabile, sia geograficamente che politicamente. La leadership cambia spesso [6][it], e il movimento conta parecchie influenze straniere che hanno l'occhio puntato sulle ricchezze geologiche della regione.

L'evoluzione della ribellione dell'M23

Chi sono esattamente i ribelli dell'M23? È una domanda a cui il Progetto Usamala dell'Istituto della Rift Valley cerca di rispondere nel recente rapporto “Dal CNDP all'M23: l'evoluzione di un movimento armato nel Congo dell'Est” (PDF) [7]. Mentre il ramo armato della sommossa è facilmente identificabile, la sua leadership politica è più difficile da individuare. Si legge infatti nel rapporto:

La leadership politica dell'M23 era stata costituita per la maggior parte dai conservatori dell'ex CNDP [il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo [8]], con Jean-Marie Runiga Lugerero, il rappresentante del CNDP a Kinshasa, come coordinatore politico. C'erano tuttavia anche dei nomi nuovi, scelti presumibilmente in seguito alle pressioni esercitate dal Ruanda […] Tra maggio ed agosto 2012 l'M23 cominciò anche a rinforzare anche la sua ala politica. Nominò diversi nuovi capi locali, mise su un sistema di riscossione tasse e fondò un ufficio formale di intermediazione per gli aiuti umanitari all'opera in quell'area – strutture che richiamavano quelle dell'epoca del CNDP. Aprirono anche due siti Internet, (www.soleildugraben.com [9] e congodrcnews.com [10]), una pagina Facebook e diversi account su Twitter gestiti da loro stessi o da persone a loro vicine. Il 20 ottobre, in una manovra volta a rafforzare ulteriormente la loro legittimità, hanno rinominato la loro ala armata Armée Révolutionaire du Congo (ARC, Armata Rivoluzionaria del Congo).

Senza dubbio, benché in principio rudimentale, la strategia delle pubbliche relazioni adottata dai ribelli dell'M23 é diventata sempre più sofisticata al fine di guadagnarsi il supporto del pubblico. Su Jeune Afrique, Trésor Kibungula illustra l'evoluzione dell'M23 su Facebook [11][fr] dal suo timido inizio a luglio fino a diventare una piattaforma mediatica sufficientemente controversa [12] da spingere ad un certo punto Facebook a chiuderla [13].

Un'intervista con uno dei leader del movimento M23, Bertrand Bisimwa, apparsa sul blog Congo Siaisa, aiuta a comprendere meglio [14] [fr] la genesi del movimento e i suoi presunti obiettivi omnicomprensivi:

L'M23 é formato da un gruppo armato che il 23 marzo ha firmato un accordo. Abbiamo iniziato chiedendo la realizzazione di quell'accordo. Il governo ci ha ostacolati dicendo che non avevamo il diritto di chiederlo […] Oggi, in aggiunta all'accordo del 23 marzo, vogliamo anche una sufficiente autorità nel paese e un governo legittimo. Dovete capire che non tutti gli ex-CNDP si sono uniti all'M23. In effetti la maggior parte di loro non lo ha fatto. Sono stati gli altri, quelli che non vi sono entrati, ad aver aiutato a truccare le elezioni a favore di [Jospeh] Kabila a Masisi.

Il generale Sultani Makenga, leader militare dell'M23, di recente ha rilasciato un'intervista nella quale parla di leadership fluida all'interno del movimento M23 [15] [fr], fornendo aggiornamenti sulle condizioni dell'ex-leader del CNDP Laurent Nkunda e il generale Bosco Ntaganda arrestato all'interno del movimento.

Su Newsweek Magazine, Melanie Gouby spiega che, al di là della sua leadership instabile, il movimento non sembra avere una chiara ideologia politica [16] e sembra per lo più essere guidato al fine di proteggere gli interessi economici e politici delle nazioni confinanti.

Coinvolgere tutte le parti interessate nella ricerca della pace

Le due nazioni coinvolte nel conflitto ad avere gli interessi economici e politici più alti sono Ruanda e Uganda. Secondo le Nazioni Unite il Ruanda é stato legato al conflitto nel Kivu per molto tempo, a dispetto delle smentite del consiglio d'amministrazione del presidente Paul Kagame. Ciononostante ci sono pochi dubbi sull'appoggio del Ruanda, come spiega [7] il resoconto del progetto Usamala:

Il supporto del Ruanda all'M23 é stato ben documentato, in particolar modo dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite. Le loro conclusioni sono state confermate dallo Human Rights Watch, da MONUSCO e da almeno tre ambasciate nel Kigali per mezzo di indagini interne[..].

Riguardo al ruolo del Ruanda nella crisi, la politica USA di ridurre al minimo le sanzioni contro l'amministrazione Kagame [17] ha lasciato perplessi molti delegati.

Il governo ugandese è inoltre sospettato di fornire supporto logistico all'ultima offensiva dell'M23 [18]. Nel video [19] che segue, i parlamentari chiedono al presidente di spiegare la relazione con i ribelli:

Con un numero così elevato di parti interessate nella crisi, cosa é in serbo per la regione é ancora tutto da chiarire. Il ritiro di Goma é definitivo per l'M23? Alcuni combattenti del movimento sembrano credere fermamente che torneranno presto in città [20][it]. I delegati non sembrano aspettarsi molto dai discorsi di pace.

Gérard Prunier, docente ed autore francese, sostiene che il Congo e il Ruanda stanno semplicemente “giocando un ruolo d'attesa finché la situazione in campo non si risolve”. [4] Prunier ritiene che questo possa comportare un aggravarsi della crisi:

Se domani la secessione del Katanga [regione del Congo assai ricca di minerali] dovesse diventare ufficiale, non ne sarei sorpreso.

Nel frattempo è la popolazione locale a dover sostenere il peso più pesante di questa guerra infinita. Il World Food Programme riferisce che finora almeno 80 mila persone sono state espulse [21] [it] dalla regione:

http://youtu.be/mt2CMh0Gkww [22]

ISN logo [23]Questo articolo e le sue traduzioni in spagnolo, arabo e francese sono stati commissionati dall'International Security Network (ISN) come parte di una collaborazione volta a trovare le voci dei cittadini sulle problematiche inerenti le relazioni internazionali e la sicurezza in tutto il mondo. Questo articolo é stato pubblicato per la prima volta [24] sul blog dell'ISN [23], altre storie simili si trovano qui [25].