Brasile: confermata la censura al blog satirico Falha de São Paulo

Global Voices Online ha raccontato [pt, come per tutti gli altri link eccetto ove diversamente indicato] la battaglia legale fra il giornale Folha de São Paulo e il blog satirico Falha de São Paulo, che da settembre 2010 è stato censurato per aver pubblicato le parodie di quel giornale, dei suoi giornalisti e direttori. Nel settembre del 2011, durante la prima disputa in tribunale, le due parti hanno pareggiato, risultato che ha spinto i fratelli Lino e Mario Bocchini, ideatori del sito, a presentare ricorso l'anno successivo per poter ottenere il diritto a potersi esprimere liberamente e criticare una delle maggiori testate del Paese.

Il 20 febbraio scorso si è celebrato il secondo round in aula e stavolta la libertà d'espressione ha subito una grossa sconfitta. Questa è stata perlomeno la prima impressione dei due autori e di molti dei loro numerosi sostenitori.

Lino Bocchini antes do julgamento da Falha de São Paulo. Foto do coletivo Fora do Eixo/PósTV. Uso livre.

Lino Bocchini prima del processo alla Falha de São Paulo. Foto del collettivo Fora do Eixo/PósTV. Uso consentito.

Il giornalista Felipe Rousselet scrive:

O Tribunal de Justiça de São Paulo decidiu nesta quarta-feira, 20, que o blog Falha S. Paulo deve continuar fora do ar. 

A decisão de manter a CENSURA ao Falha de S.Paulo deixou de lado todo o debate sobre liberdade de expressão e se baseou apenas nas leis de Mercado. O desembargador Edson Luiz de Queiróz manteve o blog fora do ar com a justificativa da similaridade entre o nome Falha de S.Paulo e a marca registrada pela Folha de S.Paulo.

Além de um caso óbvio de censura judicial, a manutenção da CENSURA ao Falha de S.Paulo abre um precedente perigoso para a liberdade de expressão, principalmente em relação a sátira e a ironia.

Mercoledì 20 febbraio il Tribunale di San Paolo ha deciso che il blog Falha S. Paulo deve rimanere chiuso. La decisione di censurare il blognon ha neanche preso in considerazione la questione dellla libertà d'espressione e si è invece basata solo sulle leggi di mercato. Il giudice Edson Luiz de Queiróz ha motivato la sentenza calcando sulla somiglianza dei nomi Falha de São Paulo e il marchio registrato Folha de São Paulo. Oltre a trattarsi di un chiaro caso di censura giuridica, il mantenimento della chiusura del blog costituisce un precedente pericoloso per la libertà d'espressione, sopratutto per quanto riguarda i casi di satira.

Parte della difesa della Folha de São Paulo si basava sull'indebita “appropriazione del marchio registrato, fatto inammissibile e che trasformava la parodia in questione in una vera e propria imitazione”.

I fratelli Bocchini hanno risposto così alle accuse, sul blog Desculpe a nossa falha e in tribunale:

De nada adiantou o defensor da Falha, o advogado Luis Borrelli Neto, defender que, fosse essa a interpretação, “nomes como UOL, Bol e AOL, por exemplo, jamais poderiam conviver na internet”. Também não adiantou lembrar que o próprio juiz de 1ª instância, Gustavo Coube de Carvalho, já havia afirmado que “nem mesmo um tolo apressado seria levado a crer que trata-se de um blog ligado ao jornal”. Também não foram dado ouvidos ao argumento de que programas de TV e tantos outros sites, jornais e revistas fizeram ou fazem o mesmo, no Brasil e no exterior, sem problemas. Borrelli Neto ainda lembrou que “a paródia não está apenas no conteúdo, mas também no domínio. Subtrarir do apelante o direito de utilizar o domínio significa atentar contra a liberdade de expressão ou, pelo menos, enfraquecer a paródia”. Vale lembrar que a Falha não tinha sequer banner publicitário ou fim comercial, o que também enfraquece –ou derruba– o argumento de “concorrência parasitária” utilizado diversas vezes pelo jornal.

Non è servito a nulla che il difensore di Falha, l'avvocato Luis Borrelli Neto, abbia affermato che, se questa fosse l'interpretazione, “nomi come UOL, Bol e AOL, per esempio, non potrebbero mai coesistere su Internet”. Non è servito neppure ricordare che nella prima sentenza, Gustavo Coube de Carvalho, aveva già affermato che “neppure un pazzo scatenato potrebbe pensare che si tratti di un blog legato al giornale”. Non ha aiutato neppure far notare che programmi di televisione e molti altri siti, giornali e riviste abbiano fatto o facciano la stessa cosa, in Brasile e nel mondo, senza problemi. Borrelli Neto inoltre ha ricordato che “la parodia non è solo nel contenuto ma anche nel dominio. Togliere al suo cliente il diritto di utilizzare il dominio vuol dire impedire la libertà d'espressione o quantomeno indebolire il diritto alla parodia”. È importante ricordare che Falha non contava nè con un banner di pubblicità nè con fini commerciali e questo significa indebolire, se non addirittura far cadere, l'accusa di “concorrenza parassitaria” mossa in diverse occasioni dal giornale.

Secondo i fratelli Bocchini, al di là della decisione di per sé, si è aperta la strada alle grandi testate per proibire giuridicamente le parodie e le critiche, facendo rimouovere siti e blog online grazie al proprio potere economico, perseguitando coloro che osano andare contro l'informazione pubblicata e diffusa dai grandi media.

Dalla sentenza risulta che “Falha rimarrà chiusa. Secondo le intenzioni di Folha e dei giudici, è proibito l'uso dell'indirizzo falhadespaulo.com.br, del logo di Falha e la riproduzione anche parziale dei reportage, anche se l'obiettivo finale fosse una critica”.

Il giornalista Renato Rovai  aggiunge sul portale alternativo SpressoSP:

Este julgamento transformou uma questão de liberdade de expressão em um debate comercial com um único objetivo: calar os críticos do jornalão da família Frias. Ou alguém consegue ser ingênuo o suficiente para acreditar que o que incomodou a Folha foi a questão comercial, a similaridade do seu nome com o domínio de um blog sem nenhuma publicidade ou outra modalidade de retorno financeiro?

Questa sentenza ha trasformato un tema che riguardava la libertà d'espressione in un dibattito commerciale con un unico obiettivo: mettere a tacere i critici del giornale di proprietà della famiglia Frias. O qualcuno è così ingenuo da credere ciò che dava fastidio ai proprietari del Folha fosse una questione commerciale, la somiglianza del suo nome con quella di un blog che non conta con nessun tipo di pubblicità né di altra forma di finanziamento ?
Irmãos Bocchini antes do julgamento. Foto de Beatriz Bevilaqua, usada com permissão

I fratelli Bocchini prima della sentenza. Foto di Beatriz Bevilaqua, uso consentito

Tutto il processo è stato registrato dalla troupe di PósTV e può essere visto su Youtube. Il profilo Facebook della troupe è stato usato anche per raccontare le proprie impressioni del processo:

Em um voto mais do que simbólico, um desembargador, de dentro de sua toga, disse o lugar comum mais equivocado do direito: “um direito acaba onde começa o do outro”. E deu ganho de causa à Folha alertando que paródias como a da Falha de S. Paulo poderia “abrir caminho para a anarquia”.

Con un voto più che altro simbolico, un giudice, da dentro la sua toga, ha recitato un luogo comune del tutto fuoriposto “la libertà dell'uno finisce dove inizia quella dell'altro”. E ha dato ragione a quelli di Folha dicendo che parodie come quelle di Falha potrebbero “aprire le porte all'anarchia”.

Il dottorando in psicologia Matheus Paul, scrivendo per il blog Vi o Mundo, commenta le ragioni dietro questa censura e quali siano le vere preoccupazioni del gionale Folha de São Paulo:

[…] se o blog visasse tão somente gracejar de forma pueril e light com o jornal alvo, enfocando em questões menores, como somente os nomes dos cadernos, por exemplo, repetimos: o jornal, muito provavelmente, não daria atenção alguma ao pequeno sítio paródia. O escárnio propagado pelo blog, porém, teve uma ressonância quase que imediata, uma vez que questionava algo caro aos veículos jornalísticos de comunicação: a tão propalada (e diríamos até ilusória) isenção total.

[…] se il blog volesse solamente prendere in giro in forma puerile e leggera il giornale, concentrandosi su questioni minori, come solamente i nomi delle sezioni, ad esempio, ripeto: il giornale molto probabilmente non farebbe nessuna attenzione a questo piccolo esempio di parodia. La derisione diffusa dal blog, ha avuto una risonanza quasi immediata nelò momento in cui metteva in questione un tema molto importante per i veicoi giornalistici di comunicazione: la tanto propagandata (e potremmo dire illusoria) la totale esenzione dalla critica stessa da parte di terzi.

Il deputato federale del PSOL di San Paulo Ivan Valente pubblica una nota in cui critica la sentenza:

Não parece difícil entender que paródias, vistas em grande volume nesta mesma mídia, são recursos legítimos do debate democrático, a que todos nós estamos sujeitos. Artistas, celebridades, jornalistas, políticos, todos são alvos da livre manifestação do humor crítico. Por que não a própria mídia?

Non dovrebbe essere difficile capire che le parodie, apparse in grandi quantità su questo stesso giornale, sono elementi legittimi del dibattito democratico, al quale tutti partecipiamo. Artisti, gente famosa, giornalisti, politici, tutti siamo potenziali soggetti dell'umorismo critico. Perchè non lo deve essere lo stesso giornale ?
Irmãos Bocchini e apoiadores posam para foto antes do julgamento. Foto de Beatriz Bevilaqua, usada com permissão.

I fratelli Bocchini e i loro sostenitori in posa prima della sentenza. Foto di Beatriz Bevilaqua, uso consentito.

Dopo la sentenza, la giornalista Beatriz Bevilaqua ha intervistato Lino Bocchini, il quale ha confermato che continueranno la battaglia giudiziaria facendo ricorso al Supremo Tribunale Federale (STF):

Não é simples, o STJ (Superior Tribunal de Justiça) e o STF não recebem uma ação qualquer. Mas a gente vai estudar de que forma se pode recorrer. Nossa intenção é ir para os tribunais superiores.

Non è semplice, il STJ (Tribunale Superiore di Giustizia) e il STF non accolgono tutti i ricorsi. Ma cercheremo di studiare il modo per riuscirci. Il nostro obiettivo è di arrivare fino alla Cassazione.

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