Cina: i netizen e l'amaro tè della polizia

In Cina, la cultura del tè [en, come i link successivi, eccetto ove diversamente indicato] affonda le proprie radici in tempi lontanissimi. Questa attività è una forma d'arte, una componente essenziale dei momenti di aggregazione sociale. Dal 2007 circa, i netizen cinesi hanno iniziato ad usare espressioni quali “farsi due chiacchiere davanti a un tè” o “farsi un tè obbligatorio”, facendo riferimento agli interrogatori svolti dalla polizia al fine di garantire la sicurezza interna. Questi appuntamenti a base di tè sono così frequenti che i netizen cinesi, specie quelli più attivi e influenti, li considerano ormai un imprescindibile appuntamento quotidiano.

Tè verde di mckaysavage. Licenza CC BY 2.0.

Tè verde di mckaysavage. Licenza CC BY 2.0.

La convocazione per il tè può avvenire per i motivi più disparati. Opinion maker, persone che esprimono dissenso politico sul web o che anche offrono solamente servizi di hosting, chi condivide dati sensibili provenienti da fonti non ufficiali, firmatari di petizioni online, ecc. sono spesso obbligati a “bere un tè” con la polizia. Gli opinion leader poi, sono invitati regolarmente, in modo che le autorità possano essere sicure che essi svolgano la loro mansione “in maniera responsabile”.

Di solito la polizia convoca per il tè chiamando l'interessato al telefono oppure fissando un appuntamento tramite la sua unità lavorativa (in cinese danwei; ad esempio, quella di uno studente sarà la cellula universitaria del Partito Comunista). La polizia si può servire di questi “tè” per rintracciare fonti d'informazione, per intimidire i netizen o anche per facilitare le indagini di un eventuale futuro crimine.

Identificare le fonti d'informazione

Nel corso dell'incontro, gli ufficiali per la sicurezza interna chiedono ai netizen di rivelare le fonti d'informazione politica o ideologica delle informazioni da loro condivise. In caso di mancata cooperazione si può essere accusati e perseguiti penalmente per atti diffamatori o per disturbo dell'ordine pubblico; in alcuni casi la polizia offre ai netizen degli incentivi, finanziari o materiali, per incoraggiarli a collaborare come informatori.

Intimidire

Durante il tè gli invitati spesso subiscono intimidazioni, in modo che si possano rendere conto di essere tenuti d'occhio e di come convenga loro essere molto cauti nell'esprimere le proprie opinioni online, visto che sono sulla lista nera della forze di sicurezza comuniste.
Durante i primi mesi di quest'anno, è sorta una disputa tra i giornalisti del Southern Weekly [zh], importante settimanale della provincia meridionale del Guangdong, e la censura di partito. In molti si sono schierati a favore dell'autonomia della redazione, tra i quali anche Kai-Fu Lee, ormai ex presidente di Google Cina, la celebre attrice taiwanese Annie Yi Nengjing [it] e l'imprenditore edile Ren Zhiqiang. Tutti e tre sono stati convocati dalla polizia per un tè che, con le parole di Kai-Fu Lee pubblicate su Sina Weibo, oltre ad essere stato “molto amaro”, “da ora in poi mi costringerà a parlare solo di est, ovest e nord; e dei giorni feriali della settimana”.
Annie Yi Nengjing si è rifiutata di collaborare e da allora il suo contratto con il network televisivo Dragon TV, per il quale era giudice nel programma China's Got Talent, è stato rescisso.

Indagare su un potenziale reato.

La polizia può interrogare l'internauta come testimone di un delitto, o perfino come indiziato, e qualsiasi sua dichiarazione viene messa a verbale.
A settembre 2012, la polizia ha convocato l'internauta @borderline_citizen_weibo (@邊民微博) per una tazza di tè [zh] dopo un suo commento sul massacro del fiume Mekong, durante il quale i membri dell'equipaggio di due navi da carico cinesi in viaggio sul fiume sono stati assassinati da aggressori non identificati. Sulla base delle prime deposizioni rilasciate dai principali indagati e di personali fonti d'informazione, il blogger ha pubblicato online che era sua convinzione che il principale sospettato, il signore della droga birmano Naw Kham, avesse segretamente stretto accordi con i militari cinesi e con alcuni membri del servizio di pubblica sicurezza. Durante l'interrogatorio, gli agenti hanno imposto a @borderline_citizen_weibo di rivelare le sue fonti d'informazione, altrimenti avrebbe dovuto rispondere alle accuse di turbativa dell'ordine pubblico.

Strategie per un tè.

Nell'intento di aiutare chiunque riceva l'invito a prendere il tè dalle forze dell'ordine, l'opinion leader Wu Gan [zh] (@超級低俗屠夫) ha messo a disposizione di tutti gli internauti una serie di consigli ed accortezze per queste “tea talk”. Eccone alcuni:

1. Non cedere alla paura e alla rabbia.
2. Parla solo di te stesso, e non lasciarti sfuggire alcuna informazione che riguardi gli altri.
3. Fai capire che credi in quello che fai e che sei pronto ad affrontarne le conseguenze.
4. Non rispondere alle domande sul piano personale.
5. Non umiliarli o criticarli in alcun modo durante o dopo il tè.
6. Non fidarti di loro e non fare l'errore di pensare di poterli portare dalla tua parte.
7. Se non te la senti di affrontarli, puoi prendere in considerazione di firmare il certificato di garanzia [questo documento certifica l'impegno del cittadino ad attenersi alle disposizioni della polizia, le quali potrebbero includere anche il divieto di affrontare in rete determinate tematiche, o la politica in generale. La dichiarazione non è giuridicamente vincolante, non sarai quindi obbligato ad attenertici].
8. Se vuoi ridurre al minimo il rischio, evita di farti coinvolgere dagli avvenimenti locali e concentrati sui problemi delle altre provincie, al di fuori della tua giurisdizione. [L'iter per compiere attività di controllo transfrontaliere prevede il passaggio obbligato per la polizia provinciale, cosa che comporta molto lavoro burocratico e la compilazione di molte scartoffie].
9. Sappi che potrebbero provare a fare pressione sui tuoi amici, la tua famiglia o il tuo datore di lavoro, cerca quindi di mettere al corrente la tua cerchia sociale e familiare e di conquistare il loro sostegno.

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