Storie di amore e sesso dall'Angola

Rosie Alves è una giovane blogger e “cronista” angolana che vive a Luanda. La crónica è una forma di scrittura portoghese, particolarmente adatta ai blog – che si traduce in racconti reali o fittizi, inizialmente pubblicati nei giornali, che veicolano in breve un punto di vista o un'idea.

Nel suo blog “Sweet Cliché” [pt, come gli altri link], Rosie Alves scrive racconti brevi, spesso sull'amore e sugli incontri intimi. (Blogspot avverte i lettori che il contenuto del blog è per adulti). Qui di seguito, un estratto di un suo recente articolo diventato molto popolare: “Matei o meu amor” – “Ho ucciso il mio amore”:

Foi naquela noite fria e chuvosa, na entrada de casa. Com apenas um golpe no coração, cruel e sem dó, matei o meu amor. Matei aquele que me causava prazer e dor. Senti ele a morrer. Ele sangrava, aquele pedaço vermelho perdia a cor na medida que o sangue escorria…

Foi frio, cauteloso, vi ele decair-se lentamente e, um mar de sangue se formava. Tudo parecia girar. Pensei nos bons momentos que passamos juntos, nos grandes prazeres que ele me proporcionou, e não tardou, veio a imagem do dia em que ele me traiu, a rodar na minha cabeça. A senhora que passava às pressas com um saco plástico na cabeça para se abrigar da chuva, não pareceu se importar com o que vira.

È successo una notte, fredda e piovosa, sull'uscio di casa. Con un colpo al cuore, crudele e senza pietà, ho ucciso il mio amore. Ho ucciso colui che mi ha dato piaceri e dolori. L'ho sentito morire. Sanguinava, questa massa rossa perdeva il suo colore mentre il sangue colava..

Era freddo, prudente, l'ho visto lasciarsi cadere lentamente in un lago di sangue. Tutto sembrava girare. Pensavo ai bei momenti passati insieme, alle grandi gioie che mi ha dato, ma di colpo ritorna viva l'immagine del giorno in cui il mio amore mi ha tradita. Tutti questi pensieri affollavano la mia mente. La donna che passava correndo con una busta di plastica in testa per proteggersi dalla pioggia, non sembrava essere minimamente sconvolta da ciò che vedeva.

A soli 21 anni, Alves occupa un posto unico nella blogosfera angolese in crescita- anche se è molto più popolare all'estero che nel suo Paese. L'abbiamo recentemente intervistata, grazie ad una connessione 3G molto instabile, per saperne di più.

She has been blogging for three years, and has built up quite an online following in spite of her Twitter biography (@rosie_alves), which reads "Don't follow me, I'm lost".

Rosie è blogger da tre anni ed è riuscita in questo lasso di tempo ad avere un impressionante numero di fans, nonostante la sua biografia su twitter (@rosie_alve) mette in guardia “Non seguitemi, mi sono persa”.

GV: Come descriveresti il tuo genere di scrittura?

Mi piace scrivere crónicas narrative – a volte fatte solo di dialoghi. Si avvicinano molto ai racconti. Sono più incentrate sui fatti quotidiani, cioè avvenimenti banali, comuni. Non dimentico, però, la crónica umoristica o filosofica, che fa riflettere. Mi piace mettere insieme più cose ed esplorare nuovi orizzonti.

GV: Quando hai cominciato a scrivere nel blog? E perché scrivi?

Ho deciso di cominciare nel 2010. Scrivere mi rilassa. Ogni volta che scrivo sento alleggerirsi il peso che porto sulle spalle. E sulla mia lingua (ride). Secondo me, è la migliore terapia.

GV: I tuoi post sono racconti d'amore, di intimità e di sesso. La società angolana come affronta questi temi? Sono tabù? Esiste la letteratura erotica in Angola?

La società angolana è molto conservatrice riguardo questi argomenti. (Questo spiega perché, dopo la Spagna, l'Angola è il Paese che visita di meno il mio blog). Ci sono molti tabù nel mio Paese. Prima, si poteva parlare di conservatorismo. Ora con tutte le trasformazioni in corso nella nostra società, questi tabù non sono giustificati. Per quanto ne sappia, non c'è letteratura erotica in Angola (poco pubblicata e distribuita in generale). Quello che ho letto e che si avvicina di più è l'opera della poetessa Paula Tavares ‘Ritos de Passagem’ (Riti di Passaggio). Ho l'abitudine di pensare che la società angolana non sia pronta per questo genere. È vero, non lo è. E, a quanto pare, non lo sarà mai.

GV: Cosa vuol dire essere una ragazza a Luanda?

Non è facile, ci sono molte discriminazioni e mancanza di rispetto per le donne. Soprattutto per le donne emancipate. Siamo vincolate agli stereotipi sotto molti aspetti.

GV: Raccontaci un ricordo d'infanzia.

A quattro anni, volevo tantissimo leggere un libro di storie che mio padre mi aveva regalato, così un tutor mi ha insegnato a leggere e a scrivere prima di andare in prima elementare. Andavo da lui tutti i giorni, con il mio zaino in spalla. Fino ad ora, sono i momenti più belli che ho vissuto.

GV: Come descriveresti la tua generazione in Angola?

La mia generazione è sopravvissuta a grandi cambiamenti. Una generazione capace, piena di sogni e con un grande potenziale. Peccato che solo pochi giovani ne siano coscienti. Da un lato, siamo molto competitivi, non riusciamo a vedere ciò che ci circonda e ad unirci nella lotta per la stessa causa. Pochi conoscono il senso delle parole unione e solidarietà. Oggi abbiamo accesso alle informazioni ma, nonostante ciò, agiamo come se vivessimo ancora nell'età della pietra.

In Angola, c'è un detto:  “un giovane che non si diverte non è un giovane”. La gioventù di oggi non pensa a divertirsi – senza generalizzare, ci sono sempre le eccezioni.

GV: Pensi di far parte di una blogosfera in crescita in Angola?

Credo di sì. Ho vari colleghi on line, la blogosfera angolana cresce ogni giorno di più. Il gruppo Faceboook “Blogueiros Angolanos” (“Bloggers Angolani”) è stato creato e lo utilizziamo per incoraggiarci e diffondere il nostro lavoro. Ci confrontiamo, condividiamo idee ed esperienze. E non solo su Facebook, ci sono blogger da tutto il mondo.

Image from sweetclichee's Instagram: "- Waiter, a beer please.  - We don't have any. - Do you have Disappointment? I'll take a double. - We do, he's seated there with a cigarette in his hand. - That man there? What should I call him? - Call him love."

Fonte: sweetclichee su Instagram:
“- Cameriere, una birra per favore.
- Non ne abbiamo.
- Avete la Delusione? Ne prendo una doppia dose.
- Si, è seduto lì con una sigaretta in mano.
- L'uomo laggiù? Come dovrei chiamarlo?
- Chiamalo amore.”

GV: Parlaci di come nascono i tuoi testi. Quali sono le tue sfide più grandi?

Di solito, prendo il mio cellulare, comincio a scrivere e in meno di due ore il testo è pronto. Altre volte, capita di creare un testo in due settimane e questo mi frustra tantissimo. Una delle mie più grandi sfide, sebbene non sia la sola, è far immedesimare il lettore in ciò che scrivo e posso dire che ci riesco grazie al feedback che ricevo.

GV: Sai chi sono i tuoi lettori? Come reagiscono ai tuoi racconti?

Molta gente legge il mio blog. Con ciò intendo gente di tutte le età e dai più svariati Paesi. È strano ma, secondo le statistiche, la nazione che visita di più il mio blog sono gli Stati Uniti. C'è chi mi legge tramite Google Translator. La maggior parte si congratula, mi dà consigli e m'incoraggia a continuare. Naturalmente c'è sempre chi non apprezza o la prende male, sono stata già contattata da gente che mi diceva di fare attenzione a ciò che scrivo.

GV: Quali sono le tue aspirazioni per il futuro?

Ho molti sogni e se cominciassi ad elencare tutte le mie aspirazioni, non basterebbe un giorno. Ma tra tutte, ce n'è una veramente speciale… Diventare cronista di un giornale o un magazine. Sarebbe fantastico.

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