India: commento negativo sul velo in TV scatena polemiche

La presentatrice di un popolare canale televisivo in lingua malayalam dello Stato del Kerala, nell'India meridionale, è al centro di un'aspra polemica dopo aver definito la pratica di indossare il velo da parte delle donne musulmane come “una primitiva forma di oppressione”.

Fousiya Musthafa [en, come i link successivi, eccetto dove diversamente indicato], di fede islamica ella stessa, in generale ha parlato della difficile condizione in cui si trovano le donne musulmane durante un programma di India Vision lo scorso 9 aprile, affermando che la purdah [it], ovvero l'imposizione che obbliga le donne a coprire il corpo e la segregazione dei sessi, è una pratica oppressiva, in particolar modo per le donne sposate costrette a vivere come vedove mentre i loro mariti sono lontani da casa, impegnati a lavorare in Medio Oriente. Aggiunge:

Nonostante le comodità della vita moderna, nel caldo torrido dell'estate queste donne sono costrette a indossare la barbarica purdah.

Circa un quarto della popolazione del Kerala è di fede musulmana e più di metà induista. Il direttore di India Vision ha fornito una spiegazione vaga [mal], affermando che si è verificato un equivoco con il copione, causato dalla disattenzione degli editor che non hanno rimosso alcune frasi superflue.

A group of Muslim women rallying with placard in Kerala. Image by Aji Jayachandran. Copyright Demotix (8/12/2011)

Un gruppo di donne musulmane manifestano con dei cartelloni nella regione del Kerala. Foto di Aji Jayachandran. Copyright Demotix (8/12/2011)

Le donne musulmane della regione del Kerala, che sostengono di avere il livello di istruzione più alto tra le donne della stessa fede in altre parti dell'India, hanno iniziato a indossare il velo soltanto di recente. Circa 20 anni fa, nonostante le donne musulmane indossassero abiti di colore e foggia diversa rispetto ad altri gruppi religiosi, la pratica della purdah integrale non era in voga. Alcuni ritengono che si sia diffusa al ritorno dei lavoratori indiani dal Medio Oriente, che hanno così influenzato l'abbigliamento religioso in Kerala. Inoltre, si crede che la tarda conversione all'Islam e l'elogio alla purdah da parte della famosa scrittrice e poetessa Kamala Surayya abbia contribuito al successo della pratica di indossare il velo.

Tuttavia, l'ascesa di questa tendenza è stata contrastata da una parte consistente delle donne musulmane del Kerala che non sono d'accordo con questo codice d'abbigliamento. Jameela K, insegnante di matematica presso la Sullamussalam Oriental High School nel distretto del Malappuram, è stata sospesa a causa del suo rifiuto di indossare la purdah o la tunica verde come stabilito dal regolamento scolastico.

Invece, l'ingegnere aeronautico Reihana Kazi ha richiesto al tribunale il servizio di scorta dopo che le suppliche da parte di alcuni famigliari si sono mutate in minacce di morte se non avesse accettato di indossare la purdah.

Dopo le dichiarazioni di Fousia Musthafa's sul velo, Facebook è stato inondato da violenti commenti e post contro di lei, in cui la giornalista viene attaccata con insulti pesanti. Un post di Facebook a favore della purdah, contenente una scarica di insulti verbali e diffamazioni contro Fousia Musthafa, è stato condiviso da 1.986 utenti.

Sreeja Neyyattinkara protesta [mal] contro questi attacchi:

ഒരു കാര്യം അതു തെറ്റായാലും ശരിയായാലും ഒരു പെണ്ണ് പറഞ്ഞു അങ്ങനെ പറയുന്നവരെ ഇങ്ങനെ തെറിയഭിഷേകം നടത്താന് ഏത് പ്രവാചകനാണ് നിങ്ങളെ പഠിപ്പിച്ചത്

Anche se qualcosa è giusto e sbagliato, soltanto perché è stato detto da una donna, siete stati autorizzati a insultarla da un qualche profeta?

Latheef Arinjira [mal], che ha condiviso lo stesso post in cui viene attaccata la giornalista, implora sostegno:

sahodara vayikkuka…thalkalika labathin vendi samudayathinte acharangale publicil avahelicha indiavisioneyum athile curspondenna chettayekkethireyum prathshedikkuka

caro fratello, per favore, leggi questo post. Per via di benefici temporanei, la nostra cultura è stata macchiata da questo canale televisivo (India Vision). Per favore, partecipa alla protesta.

La maggior parte dei commenti apparsi su Facebook sono pieni di livore e non opportuno riportarli. Tuttavia, sono emersi anche alcuni punti di vista isolati che, pur difendendo la purdah, adottano una posizione più obiettiva.

Ahmed Niyaz scrive un commento [mal] in risposta a una discussione riguardo allo stesso tema su Google+:

ഹിജാബ് മുസ്ലിം സ്ത്രീയുടെ സംസ്കാരമാണ്, കേരളത്തിലെ മതബോധമുള്ള മുസ്ലിംകള് തലമറച്ചിരുന്നു. കേരളത്തിലെ മുസ്ലിംകള് സാംസ്കാരികമായി കൂടുതലായി മതവല്കരിക്കപ്പെട്ടത് ഈയടുത്താണെന്നത് യാഥാര്ത്യമാണ്, പക്ഷേ അതൊക്കെ ഭരണഘടനയുടെ ഉള്ളിലുള്ള കാര്യം മാത്രമാണ്. രണ്ട് ജോടി വസ്ത്രം മാത്രമുള്ള അവസ്ഥയില് നിന്ന് വസ്ത്രത്തിന്റെ ആര്ഭാടത്തിലേക്ക് വന്നിട്ടും അധികമായിട്ടില്ല.

മാറ് മറക്കാനവകാശമില്ലായ്മയില് നിന്ന് ജീന്സും ടോപിലുമെത്തിനില്ക്കുന്ന ഇതര സ്തീകളുടെ ചോയ്സിലിടപെടാനവകാശമില്ലാത്തത് പോലെ ഇതിലും ഇടപെടാനവകാശമില്ല.

പര്ദ്ദാവിരുദ്ധരുടെ ആത്മാര്ത്ഥതയില് സംശയമുള്ളത് കൊണ്ടാണ് അസഹിഷ്ണുത കാണിക്കേണ്ടി വരുന്നത്.

La pratica dell’hijab è semplicemente parte della cultura delle donne musulmane. Inizialmente, le donne di fede islamica nel Kerala si coprivano la testa. E’ vero che la purdah è un'usanza nuova e che i musulmani del Kerala si stanno adeguando alle usanze e ai simboli dell'Islam. Ma fa parte della costituzione. Da due soli capi di abbigliamento, ora siamo giunti a una serie di opzioni.
Un tempo, nel Kerala, alle donne non era consentito coprirsi il busto, mentre ora possono indossare i jeans. Allo stesso modo, non possiamo influenzare la scelta di una donna di indossare i jeans e la purdah contemporaneamente. La buona fede degli oppositori della purdah è dubbia e forse è per questo che molti fedeli sono scettici riguardo alle loro intenzioni e, di conseguenza, diventano aggressivi.

Tuttavia, la giornalista musulmana Shahina Nafeesa, [mal], originaria del Kerala, ha messo in discussione il concetto di scelta generalmente utilizzato da donne e uomini di fede islamica per giustificare la pratica della purdah:

ആരെങ്കിലുമൊക്കെ പർദ്ദ ധരിക്കുന്നതിൽ എനിക്ക് പ്രത്യേകിച്ച് വിഷമമോ സന്തോഷമോ ഇല്ല .പർദ്ദ ധരിക്കാനുള്ള സ്ത്രീകളുടെ ‘ചോയിസിനു വേണ്ടി പോരാടുന്നവരെ കണ്ടു ,നല്ല കാര്യം .എനിക്കും ഒരു ചോയിസ് ഉണ്ട് .എനിക്ക് പർദ്ദ ധരിക്കാൻ ഇഷ്ടമല്ല.ചൊമല ഷോട്സും ലൈറ്റ് മഞ്ഞ ടീ ഷർട്ടും ആണ് എന്റെ ചോയിസ് .എല്ലവരും വരി വരിയായി വന്നു എന്റെ ചോയിസിനെ സപ്പോർട്ട് ചെയ്താട്ടേ

Non ho nessun problema con la scelta di indossare o meno la purdah. Non mi fa né caldo né freddo. Ho notato che molti sostengono la “scelta” delle donne di indossare la purdah. Bene. Anche io ho diritto di scelta. Non mi piace indossare la purdah. Io voglio indossare una maglia gialla e dei pantaloncini rossi. Sostenete anche la mia scelta, per favore.

In un altro post su Facebook, l'utente Rejesh O Positive si domanda [mal] in che cosa consista esattamente la scelta degli indumenti religiosi:

സ്ത്രീകള് എന്തുധരിക്കണം എന്തുധരിക്കരുത് എന്നൊക്കെ നിർദേശിക്കുന്ന മതങ്ങൾക്കുള്ളിൽ. അവർ ചെയ്യുന്നത് അവരുടെ ഇഷ്ടമാണ് എന്ന് പറയുന്നത്. ജയിലിൽ കഴിയുന്നവർ ജയിൽ അധികൃതർ വരുമ്പോൾ മുണ്ട് ‘മടക്കികുത്ത്’ അഴിക്കുന്നതും , തോളിൽ കിടക്കുന്ന തോർത്ത് കയിൽ എടുത്തു പിടിക്കുന്നതും സ്വന്തം ഇഷ്ടപ്രകാരം ആണെന്ന് പറയുനതിന് തുല്യമാണ്.

Se qualcuno dice alle donne che possono scegliere tra varie opzioni di vestiario dettate dal credo religioso, è come dire ai carcerati che hanno possibilità di scelta all'interno di una selezione di indumenti approvati dalle autorità penitenziarie.

Sembra che nel Corano il Profeta Maometto avesse previsto questa controversia:

Quando morirò, nella mia nazione nulla oltre alle donne causerà più caos e disordine.

E’ vero, considerando il recente dibattito sulle donne e la morale religiosa. L'Europa e il resto del mondo stanno ancora pagando le conseguenze dell’ “International Topless Jihad Day” organizzato dall'associazione femminista FEMEN allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda della diciannovenne Amina Tyler, socia del gruppo, che ha suscitato grande scalpore in Tunisia dopo aver posato a seno nudo con lo slogan “Fanculo la vosta morale” scritto sul corpo.

Il metodo utilizzato dall'associazione è stato giudicato controverso e, di conseguenza, molte donne musulmane hanno rifiutato il sostegno offerto da FEMEN ribattendo che non hanno bisogno di proteste nudiste e approcci imperialisti per risolvere i loro problemi.

Vari sostenitori musulmani del femminismo, da Qasim Amin a Fatima Mernissi, hanno scritto ampiamente circa il codice di abbigliamento morale femminile e l'hanno collegato alla soppressione delle donne determinata dalla natura patriarcale del culto religioso.

L'anno scorso, l'attivista e scrittore Arundhathi Roy ha scritto un saggio per Outlook India:

Costringere una donna a non indossare più il burqa non è un atto di liberazione, bensì di denudazione. Costringere una donna a non indossare più il burqa è sbagliato esattamente come costringerla a indossarlo.

La blogger Daly [mal], in un post scritto sette anni fa, riconduce questo tema religioso a una forma di patriarcalità in una discussione sulla purdah:

ബൂര്ഖയെ വെറുമൊരു സാംസ്കാരിക ചിഹ്നം മാത്രമായി ഗ്ലോറിഫൈ ചെയ്യുക. പാത്രിയാര്ക്കിയുടെ എല്ലാ അപ്പസ്തോലന്മാരും ചെയ്യുന്നതത് തന്നെ. എന്നീട്ട് അതിനെ സംരക്ഷിക്കാനെന്നപേരില്, അധിനിവേശത്തിനെത്തിരെ എന്ന പേരില് ഉപയോഗിക്കുക. അങ്ങനെ മനസ്സിലാക്കുമ്പോള് “സംസ്കാരത്തിന്റെ ദുരഭിമാനം സംരക്ഷിക്കാനുള്ള ബാധ്യത സ്ത്രീയ്യ്ക്ക് മാത്രമോ എന്നത് കൂടുതല് കൂടുതല് പ്രസക്തമാവുന്നു. ഒരു തിന്മയെ എതിര്ക്കാന് മാറ്റൊരൂ തിന്മ ഉപയോഒഗിക്കുന്നതിലെ അപഹാസ്യതയും പ്രത്യക്ഷപ്പെടുന്നു. അധിനിവേശം ഇല്ലാതായാലൂം ഇല്ലാതാകുന്നതല്ലല്ലോ സംസ്കാരിക ദുരഭിമാനം. പറഞ്ഞു വന്നത്, അധിനിവേശത്തിനെതിരെ പോലും ഇത്തരം അടിച്ചമര്ത്തല് തന്ത്രങ്ങള് ഉപയോഗിക്കപ്പെടുന്നതിന്റെ അപഹാസ്യതയാണ്.

Il burqa è glorificato come simbolo culturale, atteggiamento tipico dei sistemi patriarcali. Dopodiché, dicono che sia usato come strumento anti imperialista. A questo punto, dobbiamo chiederci perché soltanto gli indumenti femminili debbano essere utilizzati come simbolo contro l'imperialismo e perché debbano essere soltanto le donne a proteggere questa cultura. Per combattere un male, si usa un altro male. Anche se l'imperialismo verrà sconfitto tramite il burqa, le donne dovranno continuare a indossarlo.

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