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Kirghizistan: Unione doganale russa, sì o no?

Categorie: Kirghizistan, Citizen Media, Economia & Business, Politica, Relazioni internazionali

Voci riguardanti una possibile entrata nell’unione doganale [1] [en, come nel seguito tranne ove diversamente indicato] ad oggi comprendente Bielorussia, Russia e Kazakistan non sono nuove per l’opinione pubblica kirghiza. L’unione, entrata in vigore nel luglio 2011, ambisce a creare una zona economica comune tra gli Stati membri, senza tasse doganali, che funga da incentivo per il commercio regionale.

Il principale ideatore dell’unione doganale è stata la Russia, nell’ambito dell’Unione Eurasiatica [2] [it], un progetto geopolitico lanciato dal presidente russo Vladimir Putin durante la campagna elettorale del 2011 [3]. Mentre i regimi autoritari di Kazakistan e Bielorussia si sono tuttavia sfilati, l’eventuale ingresso continua ad infiammare il dibattito in Kirghizistan.

Customs Union censor net ua

Un poster sull'unione doganale demotivante, cortesia di censor.net.ua [4], un sito web ucraino. Anche l'Ucraina sta riflettendo su un'eventuale adesione. La didascalia recita “Benvenuti a casa! Nell'Unione Doganale della Russia!”

Fino ad oggi, i rappresentanti del governo hanno continuato ad annunciare [5] che il Paese vuole ed è pronto ad entrare nell’unione.

I sostenitori dell’ingresso sono convinti che l’unione doganale sia un passo fondamentale per lo sviluppo economico, un’opportunità unica per gli imprenditori locali di esportare i propri beni in Russia ed accrescere di conseguenza la produttività interna.

Per coloro che, invece, sono meno orientati alla Russia, l’unione comporterebbe una massiccia perdita in termini di commercio con la Cina [6], con la quale il Kirghizistan ha stipulato un accordo commerciale liberale in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): il prezzo delle importazioni, infatti, crescerebbe esponenzialmente.

Molti kirghizi analizzano l’adesione dalla prospettiva del “quando non hai nulla, non c’è niente da perdere”. Essendo una piccola economia agricola, sostiene [7] [ru] Mirlan, un commentatore del sito in russo Vecherni Bishkek:

У нас так и так ничего нету, нам нечего терять, а вот пользы можно найти при вступлении в ТС.

Non abbiamo tutto allo stesso tasso, anzi non abbiamo nulla, ma aderendo all’unione doganale potremmo assicurarci alcuni vantaggi.

Nello stesso articolo, che tratta la piaga economica del vicino e più industrializzato Kazakistan, ancora in attesa dei presunti benefici, l’ingresso viene per lo più sostenuto con argomenti positivi. Un altro lettore, un contadino del’Issy-Kul, afferma [7] [ru]:

У России – газ, у Казахстан – нефть, а у Кыргызстана – ничего. Так что вместе мы сила ))

 La Russia ha il gas, il Kazakistan il petrolio, il Kirghizistan poco da offrire. Uniamo le nostre forze!

Commenti del genere ignorano la forte dipendenza dell’economia kirghiza dalla Cina. Le tariffe sui beni di consumo cinesi sono attualmente pari a circa il 5%, ma potrebbero raddoppiare con l’adesione all’unione doganale. La Cina, in quanto membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, avrebbe diritto ad una compensazione in caso di violazione dell’accordo commerciale.

Come pubblicato su Twitter [8] [ru] dall’utente @m_asanaly [9] durante il Kloop Live Debate [10] [ru], un dibattito ospitato dalla piattaforma di informazione partecipativa Kloop.kg:

Кыргызстан зависит от настроения Китая.

Il Kirghizistan dipende dall’umore cinese.

Gli oppositori credono che l’ingresso nell’unione doganale sarebbe un disastro per l’economia kirghiza. Membro dell’OMC [11] dal 1998, il Kirghizistan trae una buona fonte di reddito dall’esportazione di prodotti cinesi ai vicini Kazakistan ed Uzbekistan attraverso il più grande mercato dell’Asia Centrale – Dordoi [12], che registra un guadagno annuo di $400 milioni, il 20% del PIL dell’intero Paese. In seguito all’eventuale aumento delle tasse sui prodotti cinesi, questo commercio sarebbe ridotto alla miseria, riducendo Dordoi al lastrico e lasciando disoccupati i commercianti.

Per il suo essere un Paese piccolo, senza sbocchi sul mare, il Kirghizistan è costretto a una scelta paradossale: restare dipendente dalle importazioni cinesi a buon mercato, che soffocano la produzione locale, o accettare un aumento dei prezzi ed il predominio economico russo.

Come chiaramente espresso [7] [ru] da Idiocy:

Вообще с нашими правителями лучше стать федерацией РФ. или районом КНР

Per i nostri governanti non c’è differenza tra il diventare un altro Stato della Federazione Russa o un quartiere cinese.

Il 14 maggio, Kloop Live Debate [10] [ru] ha organizzato un faccia a faccia tra Sabyrbek Zheentav e Borubek Kudayarov sulla questione dell'unione doganale, una puntata di una serie dedicata da Kloop media [13] [ru] al dibattito sulle tematiche più controverse e più discusse in Kirghizistan. Zheentav, a sostegno dell’adesione all’unione doganale, sostiene [10] [ru] che la Repubblica kirghiza dovrebbe assumersi la responsabilità di sviluppare le industrie locali:

Il Kirghizistan non farà mai il suo ingresso nel mercato globale vendendo automobili cinesi. Persino i nostri figli continueranno a rivendere prodotti cinesi e soffriranno i nostri stessi problemi. Questo ciclo deve essere fermato.

Kudayarov, a favore delle relazioni commerciali con la Cina, ha ribattuto [10] [ru]:

La Russia sarà sempre e solo attenta al suo mercato, non considererà gli interessi di Kazakistan, Bielorussia e Kirghizistan. Anche le attuali tariffe doganali sono stabilite dalla Russia. Il Kirghizistan collasserà senza commercio con la Cina!

Gli utenti dei social media hanno avuto la possibilità di condividere le proprie opinioni sul dibattito in tempo reale, usando l’hashtag #kloopdebates.

@ [14]AJamilya [15] ha pubblicato su Twitter [ru]:

 Всё будет зависеть от интересов РФ #kloopdebates [16]

 

Tutto dipenderà dagli interessi russi.


Mentre per @Azat25 [17] [ru]:

В случае не вступления в Таможенный союз, инфляция будет каждым годом только расти #kloopdebates [16]

Nel caso in cui il Kirghizistan non aderirà all’unione doganale, l’inflazione continuerà a crescere anno dopo anno.

Appare chiaro che l’adesione all’unione risulta essere un argomento controverso, con i contadini, i produttori di alcol, i commercianti di prodotti cinesi e gli utenti web in disaccordo sul giusto cammino economico da intraprendere. Ad ogni modo, come dichiarato [7] [ru] dall’economista kazako Mukhtar Taizhan, al contrario della Bielorussia e del Kazakistan, il Paese ha un regime politico relativamente liberale, il che rappresenta un vantaggio nella scelta. All’opinione pubblica non resta che augurarsi che il governo presti ascolto ai suoi dubbi.

Questo post è parte del progetto GV Central Asia Interns presso l'American University of Central Asia di Bishkek, Kirghizistan.