La stampa moldava [en] segnala durante la notte tra il 26 e il 27 aprile, un crescendo della tensione nella zona demilitarizzata [it, come tutti i link seguenti salvo diversa indicazione] della Repubblica di Moldavia, creata alla fine della guerra di Transnistria (marzo-luglio 1992), che voleva porre fine ai movimenti separatisti dell'est della Moldavia e rimettere in vita la repubblica secessionista della Transnistria.
Recentemente, le autorità della Transnistria hanno installato con una decisione unilaterale due posti di controllo, tra il villaggio di Varniţa (comune che fa parte della Moldavia) e la città di Bender (amministrata dalle autorità separatiste della Transnistria). Questo ha provocato tafferugli tra cittadini moldavi, che tentavano di smontare i posti di blocco, e milizie transnistriane intervenute per impedirlo. Lo scontro è terminato, qualche ora dopo, per mano della Commissione di controllo congiunta [en], un organismo comune instaurato, tra l'altro, per assicurare la sorveglianza sulla zona di sicurezza. Mentre la Transnistria ha affermato che i nuovi posti di blocco erano destinati a combattere il contrabbando, le reazioni dei netizen moldavi evidenzia alcune ragioni per le tensioni che si sono presentate.
Dragoș Galbur lo interpreta come un tentativo di occupazione, e scrive [ro] :
N-am dormit până la 4 dimineața, urmărind în direct ceea ce se întâmpla la Varnița, unde mai mulți soldați ruși și milițieni transnistrieni au atacat teritoriul Republicii Moldova. Și când zic atacat, știu ce spun. Nu poți să vii pe un pământ care nu-ți aparține, (conform tratatului de pace de la Moscova) în uniforme militare, să iei locuitorii din Varnița la pumni și să-ți instalezi vagoane precum că-ți stabilești un punct de control acolo. Asta se numește ocupație!
Non sono riuscito a prendere sonno fino alle 4 del mattino per seguire in diretta ciò che è accaduto a Varnița, dove parecchi militari russi e miliziani transnistriani hanno attaccato il territorio della Repubblica di Moldavia. E quando dico “attaccato” non dico parole a caso. Non si può venire in divisa militare in un paese che non ti appartiene (secondo il trattato di pace di Mosca), mettersi a picchiare gli abitanti di Varnița e mettere giù i camion con il pretesto di un posto di controllo. Questa si chiama occupazione!
Galbur è deluso dalle reazioni degli ufficiali moldavi:
Chișinăul, în afară de facebook, a tăcut toată noaptea. Nici-o reacție, nimic. Nimeni nu ridica telefonul. Păi dacă era acolo vreo împușcătură al vreunui imprudent, se repeta scenariul din 1992, cu siguranță. Dar cui îi pasă? La Chișinău e luptă mare, pe bani și putere.
A parte Facebook, a Chișinău, capitale della Moldavia, tutto tace. Nemmeno un accenno di reazione, nulla. Nessuno ha alzato il telefono. Se per caso un dimostrante poco attento avesse lasciato partire un colpo, si sarebbe di certo replicato tutto il film del 1992. Ma a chi importa? A Chișinău, se ci si muove è per questioni di soldi e di potere.
Il blogger allude alla profonda crisi politica che colpisce la Moldavia. Dopo la caduta del governo [en] all'inizio dell'anno, la settimana scorsa la Moldavia si è anche trovata ad affrontare la sfiducia al presidente del parlamento [en].
Un recente (aprile 2013) sondaggio condotto in Moldavia rivela [ro] che l'81% degli interpellati pensa che il paese non sia governato secondo la volontà del popolo, e l'84% afferma che si sta andando nella direzione sbagliata; infine, l'82% non è soddisfatto del modo in cui il governo in carica sta gestendo il conflitto in Transnistria.
Insoddisfazione condivisa anche dal giornalista e blogger Andrei Cibotaru, che ritiene che la coalizione al governo del paese, l’Alleanza per l'Integrazione Europea (AIE), meriti di essere chiamata ‘Alleanza per l'Interruzione Eterna’, a causa del conflitto di potere permanente che ha lasciato la Moldavia senza presidente per quasi due anni, poi senza primo ministro, e ora anche senza presidente del parlamento.
Cibotaru scrive [ro]:
Între timp, ne-au tot terorizat cu alegerile anticipate. Adică, vedeţi voi, dacă vin alegerile, nu câştigăm noi, ci comuniştii. Dar de ce noi (şi nu voi!) ar trebui să ne temem de asta?!
Nel frattempo [l'AIE] ci minaccia con le elezioni anticipate. Continuano a ripetere che se ci saranno le elezioni non le vinceremo noi, ma i comunisti. Ma perché dovremmo noi (e non loro?) aver paura di questo?
Il ritorno sulla scena politica del partito comunista potrebbe essere un'ipotesi ben fondata.
Alla domanda, chi voteresti se le elezioni politiche si tenessero domenica prossima? il 32,5% che ha risposto al sondaggio di aprile, ha scelto il partito comunista, mentre i partiti attualmente al potere ottengono rispettivamente il 12,6% (partito liberal-democratico), il 10,5% (partito liberale) e il 6,8% (partito democratico).
Il giornalista e blogger Vitalie Cojocari scrive [ro] che “la Transnistria è persa per sempre per la Moldavia”:
Transnistria este pierdută pe vecie pentru Republica Moldova. Doar un prost nu vede asta. Transnistria există ca stat independent și nu are nevoie de recunoașterea lumii întregi, atâta timp cât lumea sa este Mama Rusie. Transnistria nu reprezintă Moldova și doar naivii din ONG-urile de la Chișinău mai consideră teritoriul de peste Nistru al moldovenilor. După aproape 20 de ani de la război, în Transnistria s-a născut o generație nouă. Această generație a crescut, iar pentru ea este evident ca bună ziua: există Moldova, există Transnistria, iar cele două entități sunt state complet diferite. Sic! Ce a contribuit la asta? În primul rând puternica mașinărie de propagandă rusească, școala transnistreană extrem de persuasivă, nepăsarea mizerabililor care s-au perindat la putere pe la Chișinău. S-a datorat și naivității aflate la graniță cu prostia a ONG-urilor pline de specialiști de mese rotunde și coffee break-uri din Moldova.
[…] Solo un idiota può non vederlo. La Transnistria esiste come stato indipendente e non ha bisogno di essere riconosciuta dal mondo intero finchè il suo mondo è la Madre Russia. La Transnistria non rappresenta la Moldavia, e solo quegli ingenui delle ONG che hanno la sede a Chișinău credono che il territorio dall'altra parte del Dniestr (in romeno Nistru] appartenga ai moldavi. Non può essere altrimenti. Vent'anni dopo la guerra, in Transnistria è nata una generazione nuova, che ora è divenuta adulta e dà per scontato che esiste la Moldavia, che esiste la Transnistria, e che queste due entità sono degli stati completamente diversi.
Cojocari suggerisce due possibili soluzioni per la Transnistria – una semplice e rapida, l'altra difficile e a lungo termine:
Cea grea înseamnă să vrea transnistrenii să se unească cu moldovenii. Pentru asta economia din Moldova trebuie să duduie, oamenii să aibă di tăti, iar viaţa să fie trai pe vătrai. Dragi, teoreticieni de coffee break-uri, nu o să-i convingi pe cei din stânga Nistrului să se unească cu dreapta dacă nu le oferi o alternativă la traiul lor. Ce să le dăm noi? Sărăcie, drumuri proaste? Soluţia uşoară este renunţarea la Transnistria. Doar ne încurcă. Noi avem un ţel. Noi trebuie să ajungem în Uniunea Europeană. Cu ei nu o să putem, fără ei – da. De un singur lucru îmi pare rău. De aceşti oameni chinuiţi, din Varniţa şi alte comune uitate de autorităţile din Chişinău.
La soluzione difficile implica di convincere i transnistriani a volersi unire con i moldavi, ma per fare questo bisogna che l'economia moldava sia prospera, che alla gente non manchi nulla e che la vita sia un piccolo paradiso. Signori professori da bancone di bar, non convincerete quelli della riva sinistra del Dniestr a unirsi con quelli della riva destra senza dare loro delle alternative. Che cosa potete offrire? La povertà? Le strade in condizioni penose? La soluzione facile è rinunciare alla Transnistria. Per noi, è solo un ostacolo. Noi abbiamo uno scopo, far parte dell'Unione europea. Assieme a loro [la Transnistria] non ci riusciremo, senza di loro sì. Mi dispiace solo una cosa. Quella povera gente di Varniţa e di altri villaggi, dimenticata dalle autorità di Chişinău.
Intanto il sostegno popolare all’ integrazione della Moldavia in Europa è in calo ormai da qualche anno. Il sondaggio di quest'anno mostra[ro] che le opinioni e le speranze dei cittadini si dividono in parti uguali tra l'integrazione nell'Unione europea (51%) e in un'Unione russa (52%).
In un post intitolato “Esercito russo torna a casa”, il blogger Nicu Gușan si dice convinto [ro] che l'unica speranza non risieda nella classe politica al potere, ma nei cittadini della Moldavia:
Militarii ruși nu vor rupe nici o bucățică din această republică și așa schilodită! De această dată nu vom permite să scăpăm sub ocupație rusească încă o parte din teritoriul republicii în ciuda faptului că autoritățile noastre sunt impotente. Cetățenii de astăzi vor sta la strajă așa cum au stat în ’92, tot cetățeni, datorită cărora republica nu a fost ocupată în întregime în ’92.
L'armata russa non prenderà nemmeno il più piccolo pezzettino di questa repubblica già menomata! Stavolta, malgrado l'impotenza dei nostri governanti, non lasceremo che un'altra parte del nostro territorio venga posto sotto l'occupazione russa. I cittadini attuali rimarranno guardinghi, come lo sono stati nel 1992, ed è grazie a questo che la nostra repubblica non è stata interamente occupata.