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Turchia: gas lacrimogeni brasiliani contro i manifestanti di #occupygezi

Categorie: America Latina, Medio Oriente & Nord Africa, Bahrain, Brasile, Turchia, Citizen Media, Diritti umani, Economia & Business, Protesta, Relazioni internazionali

Questo articolo di Bruno Fonseca e Natalia Viana di Agenzia Pubblica -agenzia indipendente brasiliana di giornalismo investigativo- è stato pubblicato originariamente nel reportage “Bomba brasileira na pele turca” [1] [pt, come i link successivi eccetto ove diversamente indicato] e faceva parte del nostro servizio speciale #IndústriaBrasileiraDeArmas [2] sulla lobby dell'industria delle armi in Brasile. Il servizio verrà pubblicato su Global Voices Online in una serie di tre articoli di cui questo è il primo.

Nel 2012, quando si scoprì la scritta “Made in Brazil” stampata sui candelotti di gas lacrimogeni usati contro i manifestanti pro-democrazia in Bahrain (che secondo le denunce degli attivisti avrebbero addirittura causato la morte di un neonato [3] vittima del gas), il Ministero degli Esteri brasiliano annunciò [4] che avrebbe indagato su eventuali irregolarità nell'esportazione. Nonostante l’annuncio, a un anno di distanza l’Itamaraty [5] [en], si è fermato ad una mera osservazione del caso senza aver condotto alcuna indagine o preso ulteriori iniziative. L'attivista americano-saudita Rasheed Abou-Alsamh, autore della denuncia, risponde [6] indignato:

O Itamaraty deve achar que somos ingênuos.

L'Itamaraty ci crede degli ingenui.

In assenza di restrizioni in materia di esportazione di armi non letali, il gas, prodotto dalla società Condor SA di Rio de Janeiro, viene utilizzato in questi giorni dalla polizia turca per reprimere le crescenti proteste contro il governo di Recep Tayyip Erdogan, che si estendono in 60 località di tutto il Paese, con un bilancio provvisorio di centinaia di feriti e almeno 2.000 arresti.

Amnesty International ha confermato l'uso di gas lacrimogeni brasiliani durante le manifestazioni, iniziate per una protesta pacifica contro l'abbattimento di 600 alberi in piazza Taksim, a Istanbul. Suzette Grillot, professoressa americana che si trova ad Ankara, ha fotografato uno dei proiettili brasiliani utilizzati dalla polizia, e ha riferito ad Agenzia Pubblica:

Um membro do nosso grupo encontrou a cápsula na noite de ontem (3 de junho) em Ankara.

Un membro del nostro gruppo ha trovato la capsula la notte del 3 giugno scorso ad Ankara.

Bomba Made in Brazil Turquia

Uno dei due proiettili di gas lacrimogeni brasiliani utilizzati dalla polizia turca e fotografato dalla professoressa. Immagine: Suzette Grillot. Concessa con licenza Creative Commons.

Il gas lacrimogeno brasiliano è stato utilizzato ad Istanbul, fin dall'inizio delle proteste il 31 maggio. Un partecipante del movimento Occupy Gezi, che preferisce rimanere anonimo per timore di rappresaglie, riferisce:

Naquele dia, havia apenas um grupo pequeno de ambientalistas. A polícia invadiu o parque às 5h da manhã enquanto essas pessoas dormiam nas barracas. Os policiais queimaram barracas e atacaram os manifestantes com gás lacrimogêneo. Os policiais deveriam atirar os projeteis de gás para cima, mas eles miram nas pessoas. Alguns perderam a visão por serem atingidos diretamente (pelos projeteis), outros são atingidos nos braços e pernas. Existem centenas de vídeos mostrando efeitos do gás: lágrimas, náusea, vômito, dificuldade em respirar.

Quel giorno c'era solo un piccolo gruppo di ambientalisti. La polizia ha fatto irruzione nel parco alle cinque di mattina, mentre la gente dormiva nelle tende. I poliziotti hanno iniziato ad attaccare i manifestanti con il gas lacrimogeno e a bruciare le tende; avrebbero dovuto lanciare i cilindri contenenti il gas verso l'alto, e invece miravano alla gente. C'è chi ha perso la vista a causa del gas puntato negli occhi, e chi è stato colpito alle braccia e alle gambe. Sono centinaia i video che mostrano gli effetti del gas: lacrime, nausea, vomito, difficoltà respiratorie.

Il Dipartimento per i diritti umani delle Nazioni Unite ha invitato la Turchia a condurre un'indagine indipendente sulla condotta delle proprie forze di sicurezza durante le proteste. Il portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Cécile Pouilly, ha detto:

Estamos preocupados com relatos de uso excessivo de força por agentes legais contra manifestantes.

Siamo preoccupati a causa delle notizie di un uso eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine contro i manifestanti.

Armi non letali che però uccidono

Il cilindro fotografato dalla nord-americana Suzette Grillot, e ciò che rimane di un candelotto di gas lacrimogeno a lungo raggio (GL 202), è stato prodotto dalla Condor, azienda leader in America Latina nella produzione di questo tipo di armi. Il proiettile raggiunge una distanza media di 120 metri, e ha la capacità di oltrepassare ostacoli tipo muri e barricate “per disperdere e sfollare gruppi di protestanti non autorizzati”, come viene descritto dal proprio fornitore [7]. L'uso improprio dei proiettili però, spiega la Condor nel suo sito, può causare gravi danni per la salute, e portare perfino al decesso.

Un'altra foto scattata dai manifestanti mostra un cilindro di gas lacrimogeno a movimento casuale (GL 310), noto anche come “ballerina”. Dopo aver toccato il suolo, la capsula salta e si muove in diverse direzioni, spargendo il gas su una vasta area, evitando così che un manifestante la prenda in mano per rilanciarla verso la polizia. Il sito web dell'azienda produttrice [8] spiega che in caso di contatto con materiale infiammabile, la capsula può prendere fuoco.

Bomba Made in Brazil na Turquia [9]

Foto fatta dai manifestanti: le granate GL 310 e GL 202 Condor (1 ° e 3° oggetto da sinistra a destra). La seconda arma da sinistra a destra è della Nonlethel Technologies, la più grande società statunitense esportatrice di armi non letali alla Turchia, insieme alla brasiliana Condor. Concesso con licenza Creative Commons.