Italia: processo di Torino sull'amianto, una grande vittoria per le vittime

Il 3 giugno la Corte d'Appello del Tribunale di Torino, sotto la presidenza di Alberto Oggè, ha confermato la condanna in primo grado [en] per il miliardario elvetico Stephan Schmidheiny [it, come tutti i link tranne ove diversamente indicato], per disastro ambientale doloso, aumentandogli anche la pena.

Gli imputati sarebbero dovuti essere due, però dalla data della pronuncia della condanna in primo grado, l’altro imputato, il barone belga De Cartier De Marchienne [en] è deceduto all'età di 92 anni, pochi giorni prima della conclusione del processo d'appello. Per questa ragione, il tribunale ha dichiarato estinto il suo reato.

Si è trattato secondo molte fonti del più grande processo per disastro ambientale della storia in Europa con quasi 2.890 parti lese – tra lavoratori e cittadini – di cui più di 2.000 decedute e le restanti ammalatesi di gravi patologie.

Biagio Chiariello scrive sul blog collettivo fanpage.it:

La pronuncia della sentenza d’appello era attesa con trepidazione da almeno 500 persone, arrivate a bordo di sette autobus. Le parti lese sono circa seimila tra familiari dei lavoratori morti per tumore o semplici cittadini residenti nei luoghi in cui c’erano le fabbriche che producevano le fibre di amianto a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, a Cavagnolo (Torino), Bagnoli (Napoli), Rubiera (Reggio Emilia). La sentenza estende la responsabilità dell'imputato anche per le vittime di queste due ultime fabbriche, per cui invece in primo grado era stata dichiarata l'intervenuta prescrizione. Schmydheiny è stato assolto per il periodo che va dal giugno del '66 al '76 per non aver commesso il fatto.

Sullo stesso blog fanpage.it, in un altro post, Antonio Palma fornisce i dettagli dell’ammontare che il miliardario svizzero dovrà versare a diverse parti lese:

La somma più rilevante stabilita dal collegio giudicante presieduto da Alessandro Oggé è per il Comune di Casale Monferrato in provincia di Alessandria, uno dei più colpiti dal terribile disastro ambientale della multinazionale dell'amianto e dove vivevano circa la metà delle vittime. Come ha stabilito la sentenza eternit, all'amministrazione cittadina andranno 30,9 milioni di euro, una cifra lievitata rispetto ai 25 milioni stabiliti nella sentenza di primo grado e corrispondenti alle richieste dei legali del Comune. Ad ogni familiare delle vittime invece è stato riconosciuto un risarcimento di 30mila euro.

L'autore prosegue, aggiungendo:

Un risarcimento sostanzioso andrà anche alla regione Piemonte a cui sono stati attribuiti 20 milioni di euro. La sentenza eternit ha poi stabilito 100mila euro per ogni sindacato ammesso come parte civile e 70mila euro ciascuno invece alle due associazioni ambientaliste, Wwf e Legambiente. Unica eccezione in fatto di risarcimenti nella sentenza eternit è quello dell'Inail. All'istituto per gli infortuni sul lavoro la Corte non ha riconosciuto il diritto al risarcimento anche se l'ente aveva già promosso nei confronti della multinazionale azioni di recupero molto dispendiose.

L’amianto miete vite e provoca gravi patologie in ogni angolo della terra. Tuttavia, in molte altre parti del mondo, le vittime non hanno ancora avuto neanche la soddisfazione di vedere i colpevoli davanti alla giustizia.  scrive su scienze-naturali.it:

 E se l’Italia ha una legge scritta in cui si bandisce l’uso dell’amianto e che in Europa l’Eternit sia stato messo al bando, sono solo 44 le Nazioni che l’hanno bandito, mentre ci sono Paesi dove viene ancora utilizzato, come Russia, Canada, Cina, India, Brasile, Thailandia. Gli Stati Uniti, per aggirare il problema, hanno pensato bene di trasferire le industrie di amianto in Messico dove gli operai non vengono informati sul pericolo o vengono tranquillizzati; il Canada produce e vende all’estero l’amianto guardandosi bene dalle pratiche di utilizzo all’interno dei propri confini nazionali.

 

Purtroppo anche in Italia ci sono ancora diverse quantità di amianto disseminato un po’ ovunque sul territorio nazionale: nelle scuole, nelle abitazioni private o disperse nell'ambiente. Dario Scacciavento scrive su aamterranuova.it

Anche se l'estrazione e la commercializzazione di eternit e amianto è stata bandita nel 1992, gli esperti epidemiologici prevedono il picco dei malati di tumori intorno al 2020.

Anche in Africa l'amianto uccide. I due Paesi più contaminati sono il Sud Africa e lo Zimbabwe. Ecco un video [en] che descrive in modo drammatico il calvario di alcune vittime in attesa della morte nella città di Prieska:

La sentenza di Torino ha dato una spinta colossale a livello mondiale alle associazioni delle vittime, dei familiari e in generale della società civile per continuare la lotta contro l'inquinamento industriale, in particolare quello provocato dall'amianto.
Scrive Santo Della Volpe sul sito articolo21.org:

Infatti a Casale Monferrato si sono già riunite le associazioni contro l’amianto di Francia, Belgio, Svizzera, Brasile ed altri paesi sudamericani, per concordare l’uso di questa sentenza nei loro paesi, dove l’Eternit e le micidiali fibre di amianto, non solo si usano, ma si continuano a produrre.

Prima di lasciare Torino, le associazioni delle vittime di Francia (ANDEVA), Belgio (ABEVA), Regno Unito (AVSGF e altre), USA (ADAO), Brasile (ABREA), Spagna (FEDAVICA), Australia (ADSA), Canada (CANSAV), Corea, India (OHSA e altre), Sud Africa, Perù (APEVA) e Germania oltre che l'Afeva italiana, hanno pubblicato un comunicato stampa per chiedere alle Nazioni Unite che l'amianto sia incluso nella lista dei prodotti chimici della Convenzione di Rotterdam che disciplina le importazioni e le esportazioni di alcuni prodotti chimici e antiparassitari pericolosi.

In Spagna asbestosinthedock.ning.com annuncia [es]:

Durante los próximos días 10 y 11 de Junio, a partir de las 9,30 horas, tendrá lugar, ante el Juzgado de lo Social Número 5 de Sevilla(Edificio NOGA, en Avda. de la Buhaira), la celebración del primer juicio colectivo de afectados por el amianto, contra la Empresa URALITA, que casi durante 60 años desarrolló su actividad industrial de fabricación de materiales de fibrocemento en esta Ciudad, concretamente en el conocido Barrio de Bellavista.

Nei giorni 10 e 11 giugno dalle 9,30 si svolgerà, presso il Tribunale del Lavoro n.5 di Siviglia (Palazzo NOGA, Avenida de la Buhaira), la celebrazione del primo processo collettivo delle vittime dell'amianto contro l'impresa URALITA, che quasi per 60 anni ha svolto le sue attività industriali producendo materiali di fibrocemento in questa città, in particolare nel noto quartiere di Bellavista.

La sete di guadagno non deve prevaricare i diritti alla salute dei lavoratori. Come ha dichiarato il pubblico ministero Raffaele Guariniello, la sentenza rappresenta “un inno alla vita”.

2 commenti

unisciti alla conversazione

login autori login »

linee-guida

  • tutti i commenti sono moderati. non inserire lo stesso commento più di una volta, altrimenti verrà interpretato come spam.
  • ricordiamoci di rispettare gli altri. commenti contenenti termini violenti, osceni o razzisti, o attacchi personali non verranno approvati.