Il governo brasiliano ha presentato al parlamento con procedura d'urgenza la votazione di un disegno di legge complementare PLP
227/2012 [pt come per tutti gli altri link salvo dove diversamente indicato], che, se venisse approvato, annullerà i diritti delle popolazioni indigene alle proprie terre.
Quando un disegno di legge viene presentato con procedura d'urgenza viene direttamente votato in seduta plenaria senza previa discussione presso le commissioni incaricate. In pratica lo Stato potrebbe avere il potere di accedere alle risorse economiche delle terre che appartengono alle comunità indigene.
La votazione è prevista per la fine di agosto, anche se il presidente del fronte parlamentare in difesa dei diritti indigeni, Padre Ton, ha promesso di bloccare il provvedimento fino a quel momento.
Nell'articolo scritto dal coordinatore dell'ISA (Instituto Socioambiental) ed ex-presidente del Funai (Fundação Nacional do Índio), Márcio Santilli, si dice che il governo sta per “legalizzare i latifondi, creare nuovi insediamenti della riforma agraria, costruire nuove strade, centrali idroelettriche e città, esplorare miniere e altre risorse naturali sulle terre indigene”.
Lo specialista accusa il governo di manovrare politicamente la questione e di non rispettare i diritti indigeni previsti dalla Costituzione brasiliana:
Mas, se é que é possível, a aberração no processo legislativo em curso é ainda mais grave que o conteúdo de verdadeiro estupro aos direitos constitucionais dos índios.
In una lettera consegnata al presidente della Repubblica attraverso l'associazione Articulação dos Povos Indígenas do Brasil (APIB), gli indigeni dichiarano:
Somos totalmente contrários a quaisquer tentativas de modificação nos procedimentos de demarcação das terras indígenas atualmente patrocinados por setores de seu governo, principalmente a Casa Civil e Advocacia Geral da União (AGU), visando atender a pressão e interesses dos inimigos históricos dos nossos povos, invasores dos nossos territórios; hoje expressivamente representados pelo agronegócio, a bancada ruralista, as mineradoras, madeireiras, empreiteiras, entre outros.
Nel documento gli indigeni accusano anche il governo di puntare ad un modello di sviluppo insostenibile in cui i diritti originari e antichi delle popolazioni indigene e della natura, “assicurati dalla Carta Magna, dalla Convenzione 169 e dalla Dichiarazione dell'ONU” sono esclusi.
Molti hanno voluto dire la loro usando l’ hashtag #GolpePLP227Não. L’ ex-senatrice Marina Silva (@silva_marina), ha scritto in un tweet il16 luglio:
Em curso no Congresso, grave investida contra os direitos indígenas #GolpePLP227Nao Entenda aqui: http://t.co/g6kZwfjaio
Anche le organizzazioni Greenpeace (@GreenpeaceBR) e Xingu Vivo (@xinguvivo), hanno commentato:
O PLP 227 pretende revogar, sem qualquer discussão, o capítulo “Dos Índios” da Constituição brasileira. #GolpePLP227NÃO
— Greenpeace Brasil (@GreenpeaceBR) July 17, 2013
#GolpePLP227NÃO— Greenpeace Brasil (@GreenpeaceBR) July 17, 2013
É isto que parlamentares estão querendo derrubar:a força do movimento indígena e os acordos firmados http://t.co/c4nxviC6qo #GolpePLP227NÃO
— Xingu Vivo (@xinguvivo) July 16, 2013
La controparte
Contro i difensori dei diritti indigeni, uno dei principali rappresentanti della bancada ruralista, il deputato federale, Moreira Mendes, ha criticato le manifestazioni delle reti sociali sulla sua pagina Facebook.
Os comentários feitos nas redes sociais estão completamente desprovidos de conteúdo. Esses ongueiros, essa quadrilha de antropólogos, como já foram denunciados inúmeras vezes por aí, não têm interesse nenhum em regularizar a terra indígena. Querem, na verdade, usar o índio como massa de manobra para os seus interesses escusos.
Autorizzazione della centrale idroelettrica di Belo Monte
Mentre i riflettori erano puntati sul progetto che avrebbe pregiudicato la Costituzione e i diritti degli indigeni, il 16 di luglio è stata inferta una nuova sconfitta alla comunità indigena: la giustizia federale ha autorizzato il permesso per il completamento dei lavori della centrale idroelettrica di Belo Monte, nella regione amazzonica.
La giustizia afferma che si tratta di comportamenti nocivi all'ordine e l'economia del paese e non ha preso in considerazione la richiesta presentata dal Conselho Indigenista Missionário (Cimi), che chiedeva l'arresto dei lavori di costruzione della diga, finchè non venisse votata una legge specifica sulla regolamentazione dello sfruttamento delle risorse energetiche sulle aree di proprietà delle comunità indigene. Il consiglio ha sottolineato l'impatto ambientale dei lavori per le comunità indigene (si veda l'immagine).
L’ Articolo 176 della Costituzione brasiliana dispone che le potenziali risorse di energia idroelettrica sono di proprietà dell'Unione federale e che lo sfruttamento da parte dell'impresa brasiliana debba stabilire delle condizioni specifiche quando si tratta di territori confinanti con un altro Paese o con le terre indigene. L’ Avvocatura Generale dell'Unione ha precisato che la costruzione ed il potenziale impatto ambientale si trovano al di fuori delle terre indigene ma i rappresentanti legali del Conselho Indigenista Missionário dovranno presentaranno ricorso.