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Perù: la lotta per salvare El Paraíso

Categorie: America Latina, Perù, Citizen Media, Economia & Business, Storia, Sviluppo

Questo articolo, scritto da Jessica Mota, è stato pubblicato originariamente [1] [pt, come i link successivi salvo diversa indicazione] il 21 agosto del 2013 da parte di Agencia Pública (Agenzia pubblica) in una serie dedicata al Patrimonio minacciato [1].

Erano le quattro del pomeriggio di sabato 29 giugno, quando Estequilla Rosales, una peruviana di 51 anni, ha sentito un rumore provenire dall'altro lato del sito archeologico che conosce bene. Da quattordici anni vicepresidente dell'associazione Kapaq Sumaq Ayllu [2], Rosales porta avanti la missione di aiutare a proteggere un patrimonio culturale del Perù: il complesso archeologico El Paraíso (il paradiso), che con i suoi 45 ettari, è uno dei maggiori e più antichi del Paese. Lì trascorre i suoi giorni, la sua casa si trova sulla collina di Santa Josefina.

Il rumore indicava qualcosa che Estequilla non avrebbe immaginato nemmeno nel suo peggior incubo. Un gruppo di uomini, per mezzo di escavatori e montacarichi, ha distrutto una delle undici collinette archeologiche registrate nella zona. Al di sotto di questa collinetta si trovava una piramide Pre-Inca dai quattro ai sei metri di altezza, che si estendeva per 2,5 chilometri quadrati.

 

O local onde foi derrubada uma das pirâmides de El Paraíso onde se vê a areia revolvida. Foto: Jessica Mota / Agência Pública [1]

Il luogo dove si trovava una delle piramidi di El Paraíso, dove si vede la sabbia rimossa. Foto: Jessica Mota / Agencia Pública

“Mi sentivo impazzire, non sapevo cosa fare, perché qui non ho copertura telefonica. Così sono salita su per la collina chiedendo alla vigilanza di avvisare la polizia”, racconta Estequilla:

Ahora estoy más tranquila. Pero cuando ocurrió sentí un inmenso dolor, como si fuera una persona, un ente querido. Pues es parte de mi país, estaban matando mi identidad, mi cultura. Y eso es por así decir, una traición a la patria. Siento mucho que un peruano pueda ser tan ignorante y capaz de causar tamaña destrucción.

Ora mi sento più tranquilla. Però appena è successo il fatto, ho provato un immenso dolore, come se fosse accaduto qualcosa a una persona a me cara. Inoltre, è parte del mio Paese, stavano uccidendo la mia identità, la mia cultura. E questo è, per così dire, una sorta di tradimento della Patria. Mi dispiace molto che un peruviano possa essere tanto ignorante e capace di causare così tanta distruzione.

Localização do Complexo Arqueológico de El Paraíso na região do estado de Lima no Peru. Arte: Bruno Fonseca para a Agência Pública [1]

Localizzazione del Complesso archeologico El Paraíso vicino a Lima, Perú. Di Bruno Fonseca per la Agencia Pública

Il complesso Archeologico El Paraíso dista circa un'ora di macchina da Lima, nel municipio di San Martin de Porres, un'area di espansione e di speculazione immobiliaria. Scoperto negli anni '50, il sito archeologico è rimasto abbandonato fino al dicembre del 2012, quando si diede avvio al progetto promosso dal Ministero della Cultura. Con il passare degli anni, i dintorni del sito archeologico si sono popolati. Oggi, i limiti del sito finiscono laddove incominciano le piantagioni e i terreni privati.

Lì si contavano 12 piramidi. La più importante è stata quasi completamente restaurata da Fredéric Engel, un archeologo svizzero, tra il 1965 e il 1966. Nel gennaio di quest'anno, il dipartimento degli scavi del Ministero della Cultura peruviano ha stimato che El Paraíso è antico quanto lo sono le Piramidi egizie o la civiltà mesopotamica. Questa rappresenterebbe una delle culle della civiltà del continente latino-americano, risalente intorno a 4500 e 4800 anni fa; la testimonianza che molto prima degli spagnoli, degli inglesi e di Cristo, Lima era già una grande capitale.

Marco Guillén, archeologo, direttore del progetto sviluppato dal Ministero della Cultura per El Paraíso, spiega:

Es una de las pocas ciudades en el mundo, que tiene una continuidad cultural a lo largo del tiempo. Lo que es una gran ventaja (…) Lima, la capital, tiene la huaca (monumento antiguo y sagrado) más antigua del Perú. Es como la civilización surgió aquí. Destruir la pirámide es como sacar una hoja de un libro de la historia de Perú. No se puede saber lo que pasó.

È una delle poche città al mondo che presenta una certa continuità culturale nel corso del tempo. Il che rappresenta un gran vantaggio. A Lima, la capitale, si trova la huaca [3] [it] (antico monumento sacro) più antica del Perù. Si può dire che la civiltà sia nata qui. Distruggere la piramide è come strappare un foglio dal libro della storia del Perù. Non si può sapere cosa sia accaduto.

Nel mezzo del cammino c'era una piramide

Partendo da Lima per arrivare a El Paraíso, occorre prendere un minibus – un tipo di veicolo molto diffuso nel trasporto pubblico di Lima – fino al Municipio vicino di Pro. È un viaggio che dura 40 minuti a causa del traffico caotico tipico della capitale peruviana. Da lì, è necessario prendere altri due minibus, dopo di che, alla fine della corsa, si sale su un'automobile guidata da un membro dell'associazione Kapaq Sumaq Ayllu. Addentrandosi per la piccola stradina che porta al complesso, si osserva un paesaggio arido caratterizzato da poche case rustiche, ci si imbatte nell'immondizia lasciata a cielo aperto, negli urubù e nei bambini alla ricerca di oggetti in mezzo alla sporcizia.

Mi fermo presso un muro che ci ha accompagnato per tutto il tragitto. “È una muraglia”, spiega Miguel Castillo, capo del Progetto El Paraíso, seduto sul sedile posteriore del veicolo. Più avanti verrò a sapere che quella muraglia si estende per 30 chilometri, che circonda i monti della regione e che con il passare del tempo è stata inframezzata da costruzioni e terreni privati.

Spiega Castillo:

"Quando chegamos começaram a colocar placas em todos os morros. Eles acham que esse sítio é todo deles", conta-um dos arqueólogos do projeto. Foto: Jessica Mota / Agência Pública [1]

“Quando siamo arrivati hanno inziato a piazzare dei cartelli su tutte le montagnole.  Sono convinti che questo sito sia loro”, racconta uno degli archeologi del progetto. Foto: Jessica Mota / Agencia PúblicaSpiega Castillo:

 

El estado es ineficiente. Tiene recursos para delimitar y proteger las huacas, pero no lo hace. Pasa lo mismo en  Brasil, o en Argentina…Lo que hay es la iniciativa personal de algunos, de los arqueólogos. Pero no es suficiente.

Lo Stato è inefficiente. Ha le risorse per delimitare e proteggere le huaca, ma non le usa. È ciò che accade anche in Brasile, o in Argentina. L'unica cosa che c'è è l'iniziativa personale di alcni, degli archeologi. Però non basta.

I membri dell'associazione Kapaq, insieme ai vigilanti, hanno subito un attacco per una settimana. Per sicurezza, uno dei vigilanti ha accompagnato il nostro gruppo – con tutta l'équipe di archeologi – durante il percorso che porta al luogo dove le piramidi sono state distrutte.

I lavoratori della regione che aiutano negli scavi si sono stabiliti in cima al monte, sorvegliando. Dopo la distruzione della piramide, la sicurezza è stata raddoppiata. Attualmente quattro sono i poliziotti che vigilano per il giorno e per la notte, e due i vigilanti di un'impresa privata che lavora per il Ministero della Cultura. Tutti impegnati a coprire i 45 ettari su cui si estende il sito.