Egitto: il documentario “Libido” apre una discussione sulla sessualità

Un breve documentario intitolato “Libido” sta animando una discussione sulla sessualità in Egitto. Scritto e diretto da Youssef Alimam, “Libido” usa stili differenti per parlare dei dilemmi sessuali dei giovani. Oltre alle interviste con alcuni ragazzi riguardo la loro visione del sesso, il film segue la storia di Mazen, un ragazzo egiziano, e delle barriere che incontra cercando di gestire i suoi desideri sessuali.

Parlare di sessualità, in Egitto, resta una sfida. I corsi di educazione sessuale forniscono informazioni limitate e vengono spesso evitati, stando a un recente studio [en, come tutti i link successivi] effettuato nelle scuole egiziane. Un'indagine del 2010 mostra che solo un quarto dei ragazzi ha affrontato l'argomento dei cambiamenti puberali con i propri genitori. Un recente rapporto sui diritti umani ha fatto eco al problema e ha condannato la violazione dei diritti dei giovani da parte del governo, che impedisce loro l'accesso all'informazione e ai servizi per la salute sessuale, necessari per poter condurre una vita sana.

Le reazioni a “Libido” sono state varie: alcuni hanno lodato il coraggio del film nell'affrontare un tema difficile, altri hanno espresso le loro riserve sul presunto messaggio d'incoraggiamento al sesso prematrimoniale. Alcuni commenti hanno condannato i rapporti prematrimoniali perchè peccaminosi e immorali, mentre altri hanno sostenuto che sono una parte fondamentale del processo di scoperta tra partner e che nessuno ha il diritto di giudicare gli altri basandosi sulla loro vita privata.

Global Voices Online ha parlato con il regista. Di seguito l'intervista.

Global Voices: Com'è nato “Libido”?

Youssef Alimam: “Libido” è stato il mio progetto di tesi presso l'Istituto Superiore del Cinema del Cairo. Avrei voluto parlare di questo tema al quale anch'io ho pensato molto da bambino. A scuola non ho ricevuto un'educazione sessuale vera e propria ed ero curioso come ogni altro ragazzino, perciò ho pensato che sarebbe stato interessante pormi finalmente certe domande a 20 anni. Allora ho cominciato a documentarmi, finché non sono arrivato all'intero concetto del film e a come avrebbe dovuto essere.

GV: Quali sono state le sfide principali durante la realizzazione del film?

YA: Fin dall'inizio è stato considerato un progetto totatalmente folle e mi è stato detto “non si può fare”. Non ero convinto, perchè l'argomento va aperto e i ragazzi di tutto l'Egitto rischiano d'imparare da fonti che non sono considerate etiche. Pur essendo svegli, si scambiano informazioni sbagliate e cominciano a creare delle leggende. Credono che anche solo sapere sia peccato, specialmente le ragazze, che non possono parlarne con i genitori, non trovano assistenza nelle scuole e imparano a ignorare del tutto la questione, ritrovandosi ad affrontare in uno stato di puro terrore le sorprese della pubertà.

Per quanto riguarda la realizzazione di un film con un budget limitato, ho ricevuto tanto aiuto dai miei amici, che hanno creduto in me, nel soggetto e nel mio modo d'illustrarlo. Nella mia università, dopo la visione del film, ho ricevuto un buon riconoscimento e hanno creduto nella mia causa. Ho avuto molto sostegno dai miei professori.

GV: In meno di un mese, “Libido” è stato visto da migliaia di spettatori su YouTube. Come sono state le reazioni?

YA: Non mi aspettavo una tale diffusione ma, non appena l'ho pubblicato, ho visto le visualizzazioni diventare migliaia in pochi giorni. È stato uno shock, completi sconosciuti hanno cominciato a condividerlo. Un sacco di gente mi ha dato feedback incoraggianti, dicendo che stavano aspettando che accadesse qualcosa del genere.

GV: Diversamente da altri registi, hai prontamente condiviso “Libido” su YouTube, Facebook eTwitter. Come vedi il ruolo dei social media nel creare dibattiti su certe questioni?

YA: “Libido” ha vinto diversi premi, solo in seguito è stato diffuso su Internet, cosa che gli è valsa il riconoscimento nei festival e da parte di ragazzi di tutto il mondo. La reazione è stata straordinaria. Sono stato davvero felice che fossero aperti all'argomento e che [il film] potesse colpire gente di altri paesi.

Dopo la pubblicazione su Internet ha raggiunto ancora più persone in tutto il mondo, quindi credo che la sua diffusione attraverso i social network abbia aiutato molto, naturalmente.

Youssef Alimam, director (left) and Mazen, the protagonist (right), in one of film's scenes. Taken from Facebook page.

Youssef Alimam, regista (a sinistra) e Mazen, il protagonista (a destra), in una scena del film. Presa dalla pagina Facebook.

GV: Una critica fatta a “Libido” è che è incentrato sulla visione della sessualità maschile e della classe privilegiata. Come rispondi?

YA: No, “Libido” prende in esame sia le questioni maschili che femminili dell'Egitto. E alla fine del film (per coloro che l'hanno visto), mostra in maniera divertente come la nostra società ignori completamente i problemi femminili legati alla sessualità. Ci comportiamo come se non fossero esseri sessuati, come gli uomini, cosa molto grave.

Per quanto riguarda la classe credo che il problema sia presente indipendentemente dal ceto sociale, ma riguarda soprattutto chi appartiene alla classe media, che di questi tempi non può permettersi matrimoni in età giovanile per mancanza di mezzi economici. Hanno delle severe barriere culturali che sono piuttosto conservatrici e, durante il matrimonio, devono vivere secondo certi standard, al di fuori dei quali il matrimonio non verrebbe considerato adeguato. Manca loro quel distacco dal materialismo che è presente solo nelle classi meno abbienti.

GV: Quali sono i prossimi passi per “Libido”?

YA: In realtà, essendo il mio progetto di laurea, stavo solo provando a esercitare le mie capacità come regista lavorando al mio primo cortometraggio. Non ho idea di cosa succederà dopo, ma mi auguro di far sentire la mia voce e che la gente provi davvero a pensare a delle soluzioni ai problemi della nostra società. Penso che potremmo risolvere la questione se solo riuscissimo a fare il primo passo, smettendo di arrossire alla parola “sesso” e rendendoci conto che si tratta di biologia.

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